Stomachion

sabato 4 maggio 2019

Tutto per uno snap

Si conclude dopo circa 10 anni i l più complesso intreccio narrativo cinematografico mai concepito, quello portato avanti dai Marvel Studios in questo decennio attraverso i film prodotti e realizzati direttamente sotto il controllo della Marvel Comics. Avengers: Endgame di Anthony e Joe Russo, direttamente collegato con il precedente Avengers: Infinity War, porta a compimento tutte le trame con la sfida finale contro Thanos, il titano filosofo e cantore della morte. Cercando di non rivelare troppo della trama e di non inserire riferimenti critici alla posizione dei fratelli Russo, che per quanto coerente con quella sviluppata nei fumetti in particolare di Jim Starlin è ampiamente criticabile (giusto per dire: Io sto con Thanos!).
Come ampimente anticipato da news e trailer apparsi nel corso di questi mesi, ma come anche facilmente intuibile vista la conclusione di Infinity War, la pellicola ha nei viaggi nel tempo il suo cuore oltre che fondamentalmente la sua parte centrale (la seconda ora di proiezione).
Il film è sostanzialmente strutturato in tre parti abbastanza distinte: dopo un prologo che si svolge subito dopo la fine di Infinity War, nella prima ora il film si concentra su come il mondo e i Vendicatori non sono riusciti a superare allo sterminio di metà della popolazione dell'universo e in particolare della Terra; nella seconda ora il supergruppo si suddivide in tre piccoli gruppi che viaggiano nel tempo (e nello spazio) per recuperare le gemme dell'infinito prima di Thanos; nella terza ora arriva la battaglia vera e propria contro le armate di Thanos. Questa suddivisione, però, mostra una pecca abbastanza grossa: il film ingrana molto lentamente. Di fatto le prime due ore sembrano essere eccessive considerata la poca azione presente non solo rispetto alla terza ora, ma in generale rispetto a una pellicola che dovrebbe fare dell'azione proprio uno degli elementi più importanti.
L'altro elemento narrativo mancante è legato a come la storia è concepita: ambientata cinque anni nel futuro rispetto a Infinity War. Il problema è il salto temporale rispetto a quel 2018 e l'assenza di qualunque racconto intermedio. Il confronto diventa impietoso se prendiamo come pietra di paragone Cronace del dopobomba di Philip Dick (la cui recensione spero di pubblicare presto!) che ha sostanzialmente una struttura narrativa identica: il disastro e poi lo stacco temporale nel futuro. Dick, però, a differenza dei Russo e del loro team di sceneggiatori, mescolando nella prima parte del romanzo flashback con il racconto del dopobomba riesce a raccontare in maniera molto efficace sia il nuovo mondo che è emerso dall'olocastuo nucleare, sia come le persone si sono adattate alla nuova situazione. Questa fase intermedia manca completamente nel film dei Russo, basando la giustificazione delle azioni degli eroi solo su quanto fatto da Thanos nella pellicola precedente e da quanto impulsivamente si sono comportati i supereroi nel prologo. Sarebbe, forse, stato più utile realizzare una o due pellicole intermedie dedicate a qualcuno dei personaggi singoli, più o meno sulla falsariga di Capitan America: Civil War, per costruire in maniera più solida la base narrativa di Endgame, che magari così sarebbe stato anche più breve di un'oretta.
La sceneggiatura, poi, è piena di buchi piuttosto grossi, forse dovuti alla difficoltà di gestire una storia di paradossi temporali, anche se personalmente ho il sospetto che tali buchi siano voluti per diventare punti di partenza per raccontare storie future all'interno del Marvel Cinematic Universe. Certo è che, se Endgame doveva essere il punto di conclusione del progetto, forse ci si doveva aspettare una cura maggiore dei dettagli. D'altra parte il film, come detto, si risolleva grazie all'ultima ora: scene epiche di battaglie di gruppo e individuali, l'arrivo di praticamente tutte le eroine di questi dieci anni che insieme fanno squadra per permettere a un postino speciale di depositare un pacco particolare, e infine l'istante che da inizio alla fine, il momento prima dell'epos finale, lì dove il genio vince sulla follia. In quel precisio istante mi viene in mente il titolo di un bellissimo romanzo di fantascienza italiano, Come ladro di notte di Mauro Antonio Miglieruolo.
E tutto l'universo finisce in uno snap! ... Anzi, no, non è vero e questo è anche il secondo grosso problema di Endgame: l'appassionato lettore di supereroi, infatti, alla fine esce pensando che, sostanzialmente, il film sia filosoficamente basato su New 52, progetto che, proprio come il film dei Russo, ha rubato 5 anni di storie per chiudere i conti non con 10 anni di film, ma con 10 anni di contratti con gli attori.

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