sabato 29 ottobre 2016

La fisica di Nathan Never #300

Sebbene con un ritardo pazzesco, ci tengo a pubblicare questo articolo di approfondimento sul 300.mo numero di Nathan Never.
Non leggo spesso Nathan Never, però per l'occasione del 300.mo numero, a colori, mi sono lasciato convincere da David Padovani, che ha recensito l'albo su LSB. Altri mondi, questo il titolo dell'avventura scritta da Bepi Vigna e disegnata da Roberto De Angelis, presenta vari livelli di lettura, di cui i primi sono quelli su cui è centrata la recensione di David. Prima di addentrarci nella fisica dell'albo, due parole sul fumetto.
Se trovi cattivo questo mondo, dovresti vedere gli altri!
È sin da subito una storia cyberpunk ispirata a Matrix. Gli elementi di contatto con la saga dei fratelli Wachowski vengono, però, da una famosa conferenza di Philip K. Dick, il visionario scrittore di fantascienza ispiratore della rivoluzione cyberpunk che sarebbe avvenuta nel tardo XX secolo. E' interessante osservare come la conferenza, tenutasi durante la convention fantascientifica di Metz, in Francia, nel 1977, sia successiva di appena due anni rispetto alla prima pubblicazione di Sogno dentro sogno (The long sleep) di Dean Koontz (che usò lo pseudonimo di John Hill) dove il protagonista sperimenta un incastro di situazioni non reali esattamente a metà strada tra Matrix e Inception.
Un altro elemento interessante è poi l'uso di computer portatili per trasmettere i viaggiatori all'interno del multiverso, come nel racconto di Bruce Sterling Cigno nero, pubblicato in Italia su Urania #1622 nella raccolta Utopia pirata.
Vigna, nonostante qualche buco narrativo (che personalmente ritengo non solo marginale, ma forse persino voluto nell'ottica di una possibile macrotrama più vasta), è riuscito tutto sommato in un molteplice intento: celebrare un traguardo storico, dando il via ai festeggiamenti per i 25 anni del personaggio; celebrare l'editore che pubblica il personaggio grazie a piccoli cameo provenienti da altri universi narrativi bonelliani; scrivere una storia nel complesso gradevole, divertente e stuzzicante.
Completano i disegni di De Angelis, che, nonostante generalmente sia un disegnatore per me gradevole, non mi è sembrato particolarmente efficace: con un tratto poco dettagliato soprattutto con i personaggi, è stato evidentemente influenzato dalla necessità di realizzare un disegno il più chiaro possibile per la colorazione di Gianmauro Cozzi. Nel complesso niente di drammatico: quel che il tratto ha perso è stato recuperato dal colore, ottenendo alla fine un buon albo come ce ne sono pochi in giro.
Scritto ciò, vado ad approfondire il livello di lettura scientifico di Altri mondi:
Multiverso olografico
Il team scientifico, scambiato dai trogloditi coevi di Nathan Never per un gruppo di terroristi, è costrituito da David Brohme, Luois De Brolle, Dana Aspect e Alan Priebkam, nomi dietro i quali si nascondono quattro scienziati tutti (più o meno) legati a una delle interpretazioni alternative della meccanica quantistica. Andiamo con ordine (anche se cercherò di farla il più breve possibile).
Grazie al miglioramento della tecnologia, i fisici sperimentali riuscirono a sondare la materia sempre più in profondità, scoprendo una serie di effetti che erano difficili da spiegare con l'ausilio della fisica newtoniana. Uno dei primi che propose un tentativo di modellizzare l'atomo, in particolare quello di idrogeno, che potesse in qualche modo adattarsi ai risultati sperimentali fu Niels Bohr: il suo modello, però, risultò inevitabilmente errato, soppiantato dalla nuova visione che introduceva l'equazione di Schrodinger.
Grazie a questa equazione è possibile descrivere un elettrone libero oppure legato all'interno di un atomo con una precisione incredibile. La funzione contenente tutte le informazioni sullo stato quantistico dell'elettrone viene chiamata funzione d'onda ed è la sua interpretazione fisica quella che ha creato una serie di problemi e paradossi. E tutti i paradossi e le stranezze presenti in Altri mondi hanno origine proprio nell'equazione di Schrodinger, iniziando dal multiverso. Un concetto simile, infatti, venne introdotto nel 1957 da Hugh Everett, quando venne pubblicata la sua tesi di dottorato, dove esponeva un'interpretazione della funzione d'onda che implicava l'esistenza di un insieme di molti mondi, delle continuità spaziotemporali parallele.
D'altra parte l'idea di proporre interpretazioni differenti rispetto a quella standard, di tipo probabilistico, di cui Bohr era il massimo esponente, era già stata portata avanti alcuni decenni prima da un illustre predecessore, Albert Einstein, che con Bohr aveva avuto non poche diatribe. Einstein, dal canto suo, pensò di aver mosso un'obiezione abbastanza seria alle idee di Bohr con l'articolo uscito nel 1935: scritto con i suoi allievi Podolsky e Rosen, provò a mostrare l'incompletezza della meccanica quantistica, suggerendo la possibile esistenza di una teoria in grado di fornire una descrizione completa della realtà fisica. L'articolo divenne noto come il paradosso EPR.
Successivamente, nel 1957, David Bohm, allievo di Einstein a Princeton, riprese una teoria alternativa iniziata da Louis de Broglie e da questi abbandonata nel 1927, non locale e deterministica, che era costruita accogliendo le obiezioni del paradosso EPR. Una delle caratteristiche della teoria sono le così dette variabili nascoste: interessato all'argomento, John Seward Bell, studiò l'articolo di Einstein, Podolsky e Rosen giungendo nel 1964 a una disuguaglianza che risultò falsa quando la si applicava alle proprietà quantistiche delle particelle, come mostrò anche Alain Aspect, un prosecutore delle teorie di Bohm.
Nel suo articolo del 1982 Aspect, tra l'altro, mostrò come fossero apparentemente possibili segnali superluminali. Quest'interpretazione dei dati sperimentali venne rigettata da Bohm, buon allievo di Einstein, di fatto dando inizio all'entanglement, di cui Aspect è oggi uno dei principali esperti, che è alla base della moderna teoria dell'informazione quantistica (utilizzata sia come base per la realizzazione dei computer quantistici, sia per spiegare alcune caratteristiche dell'universo).
Per l'ultimo pezzo della nostra storia abbiamo bisogno di un neuroscienziato, Karl Pribram, che iniziò a collaborare proprio con David Bohm: i due hanno sviluppato la teoria del cervello olografico all'interno di un universo olografico, di fatto ponendo le basi per lo sviluppo del principio olografico proposto da Gerardus 't Hooft e Leonard Susskind.
Come avrete avuto modo di apprezzare i quattro scienziati di Altri mondi riprendono de Broglie, Bohm, Aspect e Pribram, mentre la descrizione della matrice narrativa del multiverso di Nathan Never #300 pone le sue basi sostanzialmente sulla meccanica quantistica di Bohm, l'unica seria concorrente ancora rimasta dell'interpretazione di Copenaghen.

Nessun commento:

Posta un commento