venerdì 10 maggio 2019

Segnali da Venere

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"There, do you have any idea what you're listening to?"
"London Philharmonic?"
"It's Venus."
"Uh-huh."
"Venus."
"Why not? We've bounced signals off the Moon's surface, there's no reason that Venus shouldn't radiate impulses."
"I don't mean the static. Can't you hear it? The other thing?"
"What other thing?"
"Listen to it, Paul. Listen to the voice."
Questo dialogo è tratto da It conquered the world, film di fantascienza dalle tinte horror del 1956 diretto da Roger Corman e giunto in Italia con un titolo insolitamente fedele, Conquistò il mondo. Le battute possono essere ascoltate all'inizio di Transmission from Venus, nona traccia di What remaining inside a black hole, album della surf-rock band Man or Astro-Man? Il gruppo statunitense ha una forte propensione verso i temi spaziali e scientifici, almeno nei titoli dei pezzi proposti, per lo più strumentali, dai quali non sfugge nemmeno questa traccia (e un po' tutte le altre dello stesso album). Ovviamente se proseguo a scrivere di questo gruppo non è solo perché il surf rock è uno dei miei (incoffessabili) generi d'ascolto, ma anche perché sto per scrivervi due o tre informazioni proprio su Venere!
Pianeta di nubi ed effetto serra

Nubi su Venere - via commons
Il buon Venere è il secondo pianeta intorno al Sole, subito dopo Mercurio e ai margini della zona abitabile della nostra stella: ne è fuori per pochissimo. E d'altra parte è un pianeta dove sopravvivere risulterebbe piuttosto complicato, considerando la vita così come la conosciamo.
La sua atmosfera è, infatti, particolarmente densa, composta per lo più da anidride carbonica (96.5%), con conseguente forte effetto serra, e quindi da azoto (3.5%) e piccole quantità di altri gas, su tutti l'anidride solforosa. Sulla superficie del pianeta l'atmosfera ha un densità di circa $65 \, kg/m^3$, 50 volte più densa dell'atmosfera terrestre, mentre la temperatura è all'incirca di 462 °C (o 735 K), ovviamente a causa dell'alta percentuale di anidride carbonica presente su Venere. Questa conclusione arriva dal confronto con Mercurio, la cui massima temperatura superficiale raggiunge i 427 °C, mentre su Venere arriva solo il 25% della radiazione solare che raggiunge Mercurio: unica soluzione alla temperatura maggiore è dunque proprio l'effetto serra generato dall'atmosfera venusiana.
Le attuali condizioni ambientali presenti sul pianeta non hanno impedito di esaminare l'ipotesi che in un lontano passato Venere avesse le condizioni per ospitare la vita. E in effetti si ritiene che diversi miliardi di anni fa ci fosse acqua liquida sulla sua superficie(1), ma un forte effetto serra ha prodotto un'altrettanto forte evaporazione dell'acqua(2). Qualcuno ha supposto che, magari, sotto la superficie del pianeta potesse essere sopravvisuto una qualche forma vivente, ma l'ambiente è risultato eccessivamente acido(3).
Occhi su Venere

La superficie di Venere - via commons
Le osservazioni più famose su Venere sono indubbiamente quelle di Galileo Galilei del 1610: il fisico e astronomo pisano osservò sia le fasi sia il cambio delle dimensioni di Venere nel tempo. Queste osservazioni vennero ritenute una prova a supporto della teoria eliocentrica di Copernico.
Altre osservazioni interessanti sono quelle dei transiti, soprattutto a causa della loro rarità: il primo di cui si ha conoscenza risale al 1639 realizzato dagli astronomi inglesi Jeremiah Horrocks e William Crabtree. L'ultimo è del 2012.
Ad ogni modo la superficie di Venere è impossibile a vedersi dalla Terra, quindi per avere un'idea abbastanza precisa della sua conformazione, è stato necessario inviare dei satelliti intorno al pianeta, in particolare il satellite Magellan che nel 1990 utilizzando il radar ha realizzato una mappa dettagliata di Venere.
Si è anche più volte cercato di atterrare sulla sua superficie: il primo tentativo, della sovietica Venera 3 nel marzo del 1966 è finito con lo schianto del lander. Chi la dura la vince, però, così nel dicembre del 1970 Venera 7 riesce finalmente ad atterrare realizzando le prime misure di temperatura della superficie del pianeta. La prossima occhiata ravvicinata la darà, però, il buon Bepi-Colombo durante il suo viaggio verso Mercurio.
Vivere su Venere

Poster originale di Conquistò il mondo
Viste le condizioni di vita su Venere, è piuttosto proibitivo riuscire ad abitare lassù. Ciò però non ha impedito agli scrittori di fantascienza, soprattutto prima che le informazioni sul pianeta venissero raccolte dando l'immagine di un pianeta invivibile, di immaginare popolazioni esotiche sul pianeta stesso, alcune forse un po' scontate con il nome che abbiamo tradizionalmente assegnato a questo viandante spaziale: ad esempio Carl Barks in Zio Paperone postino dello spazio, quando arriva su Venere per portare la posta dalla Terra, si ritrova circondato da una torma di belle gigantesse!
Dal mio punto di vista, però, il romanzo più interessante è Il mondo che Jones creò di Philip Dick: il romanzo presenta tre linee narrative differenti e in una di queste vengono sviluppati degli esseri umani geneticamente modificati per sopravvivere alle condizioni estreme di Venere. In questo senso è interessante la tesi che lo scrittore porta avanti con questo gruppo di particolari colonizzatori (che peraltro nella loro caratterizzazione sembrano recuperare anche quella ingenuità originale del genere umano): per colonizzare un pianeta extraterrestre non dobbiamo modificare il pianeta dove andremo ad abitare (ovvero terraformarlo), ma modificare noi stessi in modo da sopravvivere alle condizioni ambientali che andremo a trovare.

  1. Grinspoon, D. H., & Bullock, M. A. (2007, October). Searching for evidence of past oceans on Venus. In Bulletin of the American Astronomical Society (Vol. 39, p. 540). 
  2. Kasting, J. F. (1988). Runaway and moist greenhouse atmospheres and the evolution of Earth and Venus. Icarus, 74(3), 472-494. 
  3. Landis, G. A. (2003). Astrobiology: the case for Venus. 

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