sabato 31 agosto 2019

Sky Hawk: un nuovo sguardo sulle guerre indiane

1871. I due ex samurai giapponesi Hikosaburo Soma e Manzo Shiotsu vivono in esilio tra i monti del Wyoming. La loro vita di pace e solitudine viene interrotta quando incontrano casualmente una nativa americana incinta e in fuga dai coloni europei. Grazie a questo incontro i due samurai stringeranno un patto di amicizia con una tribù degli oglala sioux, partecipando attivamente alla resistenza dei nativi contro l'avanzata del governo statunitense.
Sky Hawk è l'ennesima opera storica che rivisita il mito del west dal punto di vista degli indiani d'America. Jiro Taniguchi, però, adotta il punto di vista di due giapponesi dell'epoca. Questo gli permette non solo di confrontare i valori morali degli indiani con quelli della sua cultura, che dobbiamo considerare più vicina ai lettori cui Taniguchi evidentemente si riuvolge, ma anche dienfatizzare ancora di più le differenze con i discendenti degli europei che stanno costruendo un loro stato. Il punto di vista del racconto, dunque, è solo apparentemente coinvolto, ma Taniguchi è anche attento a sottolineare come il governo statunitense si protegga attraverso leggi emendate ad hoc nelle sue azioni di guerra contro le tribù indiane, in modo da proteggersi legalmente dalle violazioni ai trattati.
Tra gli avversari degli indiani emerge, in particolare, George Armstrong Custer, a capo del 7° cavalleria. Spietato e senza scrupoli, Custer ha un unico obiettivo: allontanare gli indiani dalle risorse minerarie che sono presenti sul suolo americano, per permettere agli Stati Uniti di sfruttarle per la sua crescita economica e politica.

venerdì 30 agosto 2019

I rompicapi di Alice: C'è posto sull'ascensore?

Gli ascensori sono stati uno dei primi elementi di discordia ne Il condominio di JG Ballard. In una lettura un po' più ottimistica per come sono andate le cose nel romanzo, si potrebbe dire che se i componenti del condominio fossero stati più addentro alla cultura matematica, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, perché magari sarebbe stato loro noto il famoso paradosso dell'ascensore.
Su e giù dai piani

Progetto di un ascensore di Konrad Kyeser
del 1405 - via commons
Il paradosso venne per la prima volta formulato nel 1958 da George Gamow e Marvin Stern nel loro libro di matematica ricreativa Puzzle-Math. I due lavoravano nello stesso edificio, ma su due piani diversi: Gamow al secondo piano di un palazzo di sette e Stern al sesto piano. Visto che i due collaboravano, a volte uno prendeva l'ascensore per andare nell'ufficio dell'altro. Così quando Gamow andava da Stern, notava che 5 volte su 6 l'ascensore che si fermava al suo piano proveniva dai piani alti, mentre l'ascensore che si fermava al piano di Stern l'ascensore all'incirca 5 volte su 6 proveniva dai piani bassi(2).
Il problema venne successivamente ripreso da Donald Knuth prima nel 1969 nell'articolo The Gamow-Stern elevator problem uscito sul Journal of Recreational Mathematics. Il primo passo è abbastanza banale, ed è spiegato anche nel libro di Gamow e Stern: nel caso di un palazzo con un ascensore, la probabilità che l'ascensore si trovi sopra o allo stesso piano di Gamow è 5/6, mentre la probabilità che si trovi sotto è 1/6. Allo stesso modo per Stern la probabilità che l'ascensore si trovi sotto o al suo stesso piano è 5/6, mentre la probabilità che si trovi al di sopra è 1/6. E' qui, però, che Gamow e Stern commettono un errore, almeno secondo l'analisi compiuta successivamente da Knuth: le probabilità restano le stesse anche se aumentiamo il numero di ascensori(2).

giovedì 29 agosto 2019

Unico e indomito

Quel dipinto [Casolari a Cordeville di Van Gogh] dice che non puoi reprimere ciò che in te è indomito, l'unicità che si manifesterà sempre fra gli umani, non importa quanti sforzi facciamo per evitarlo.
- Frank Herbert dalla saga di Dune

mercoledì 28 agosto 2019

Hong Kong per la libertà

Quella di Hong Kong è un'isola sulla costa meridionale della Cina. E' una regione a statuto speciale, eredità di una storia secolare come colonia britannica iniziata nel 1842 alla fine della prima guerra dell'oppio e conclusasi nel 1997 quando, a partire dall'1 luglio, la sovranità passò dalla Gran Bretagna alla Repubblica Popolare Cinese.
I rapporti con la Cina non sono mai stati completamente tranquilli, non solo per una questione di stili di vita differenti tra quello molto occidentale dell'isola e quello orientale del continente, ma anche di ordine politico, primo fra tutti la possibilità, solo formale, di poter esprimere liberamente le proprie idee politiche. Certo c'era il difetto d'origine quando la decisione di cambiare la sovranità da UK a Cina venne gestita esclusivamente tra le stanze dei bottoni e non attraverso una consultazione referendaria.

martedì 27 agosto 2019

La dannazione non è una cosa seria

Primo di una trilogia non ancora conclusa, Dannazione racconta le avventure di Madison Spenser, una tredicenne finita all'inferno. Raccontato in prima persona, ha come incipit di ogni capitolo una sorta di lettera indirizzata a Satana, ispirandosi evidentemente a Are You There, God? It's Me, Margaret di Judy Blume, presenta il solito stile al tempo stesso preciso e asciutto di Chuck Palahniuk, che per l'occasione si propone con un genere tra il fantasy, l'horror e il gotico. Ricco di dotte osservazioni sui demoni, che nell'inferno di Palahniuk non sono solo quelli della tradizione occidentale, ma anche divinità dimenticate di altri pantheon, inizia però un po' in sordina. La struttura dei capitoli, infatti, risulta in qualche modo ripetitiva, con una serie di espressioni che si ripetono puntualmente nei primi capitoli. Sebbene tale soluzione prosegua un po' per tutto il romanzo, il racconto delle informazioni provenienti dall'inferno e dai suoi abitanti mescolato con le informazioni biografiche della protagonista diluisce tali ripetizioni fornendo ritmo a un romanzo altrimenti noioso. La stessa Madison, poi, risulta piuttosto antipatica per buona parte del romanzo e vorresti vederla morta, con l'unico dettaglio che effettivamente è morta!
La rivelazione finale cui giunge Madison su se stessa risulta una interessante svolta narrativa relativamente al libero arbitrio, argomento che evidentemente non può mancare in una serie di romanzi che si occupa dell'inferno, e che si spera verrà sviluppato nei prossimi libri, a partire dal secondo e per ora ultimo libro della serie, Sventura.

lunedì 26 agosto 2019

Ritratti: Katherine Johnson


Katherine Johnson nel 1966 alla NASA
- via commons
In una delle scene più intense di Hidden Figures, film del 2016 di Theodore Melfi basato sul libro di Margot Lee Shetterly, Hidden Figures: The American Dream and the Untold Story of the Black Women Who Helped Win the Space Race, l'astronauta statunitense John Glenn, interpretato da Glen Powell, che si appresta a diventare il primo statunitense a compiere un'orbita nel 1962, mostra un attestato di fiducia nei confronti di una (non così) giovane donna afroamericana, convinta della giustezza dei propri calcoli: Katherine Johnson. Come la stessa autrice del libro fa notare, il ruolo della Johnson sia nella missione di Glenn, sia in quella dell'anno precedente che portò Alan Shepard nello spazio non fu così centrale come mostrato nella pellicola, per quanto fondamentale, essendo questo un lavoro di team. Al di là dei calcoli, il lavoro di Katherine fu però importante in un senso che supera di gran lunga la scienza:
Avevamo bisogno di essere assertive come donne, in quei giorni, assertive e aggressive, e il livello con cui dovevi esserlo dipendeva dal dove eri. Io dovevo esserlo. Nei primi giorni della NASA alle donne non era consentito mettere i loro nomi sui report - nessuna donna nel mio dipartimento ha avuto il suo nome su un report. Stavo lavorando con Ted Skopinski e voleva mollare e andare a Houston (...) ma Henry Pearson, il nostro supervisore - non era un sostenitore delle donne - continuava a spingerlo a finire il report su cui stavamo lavorando. Alla fine Ted gli disse: "Katherine dovrebbe finire il report, ha comunque fatto la maggior parte del lavoro". Così Ted lasciò Pearson senza alcuna scelta; finii il report e il mio nome venne messo su di esso, e quella fu la prima volta che una donna nel nostro dipartimento ebbe il suo nome su qualcosa.(3, 4)
L'articolo cui la Johnson si riferisce, scritto insieme con Ted Skopinski, è Determination of Azimuth Angle at Burnout for Placing a Satellite over a Selected Earth Position(2) e contiene la teoria necessaria per il lancio, il traccamento e il rientro dei veicoli nello spazio. Venne utilizzato per le già citate missioni di Shepard e Glenn e fu il primo dei 21 articoli cofirmati da Katherine durante la sua permanenza alla NASA.

domenica 25 agosto 2019

Topolino #3326: Estate di rapina

Ricco e divertente numero estivo di @TopolinoIT con, tra gli altri, @scottecs e @Artibani1
Effettivamente il numero di Topolino in edicola vede la presenza di ladri in quasi tutte le storie, iniziando da quella di apertura Il meteorite pacificatore di Corrado Mastantuono. Ovviamente la parte del leone la fanno i Bassotti, presenti in due delle cinque storie a sommario.
Siamo Bassotti
La prima delle due storie bassottesche è Il fortunato ritrovamento di un milione di dollari in spiaggia, tipica storia demenziale e surreale di Sio che vede la presenza di quasi tutto il cast paperopolese. Le caratterizzazioni migliori sono quelle di Paperone e Paperoga, con l'aggiunta di una bella coppia di Bassotti. Il finale da un senso a tutta la storia, disegnata da Andrea Lucci con uno stile molto cartoonesco.
Anche La memoria del fenicottero, storia completa di Alessio Coppola, ha un che di surreale. Paperone, infatti, per ovviare a un guasto al videocitofono che lo ha spinto, per sbaglio, ad attivare il sistema contro gli intrusi sul povero Battista, commissiona un nuovo sistema di ingresso ad Archimede. L'inventore paperopolese propone una soluzione con una pulsantiera dove digitare una password che, se sbagliata, attiva due manone che rimbambiscono il malcapitato. Purtroppo in fase di prima digitazione, Archimede sbaglia a digitarla, così viene rintronato dalle manone e inizia una divertente ricerca alla password che coinvolge il professor Hans Sdrubel, già visto in una precedente storia di Coppola e, ovviamente, i Bassotti che cercano di approfittare della situazione di difficoltà di Paperone.
Anche le gag ideate da Coppola, come detto all'inizio, hanno una vena surreale, ma restano comunque gradevoli e divertenti: le due storie bassottesche, alla fine, sono una fresca presenza per combattere la calura estiva.

sabato 24 agosto 2019

I cani degli dei

Così come Jack London, che realizzò una dilogia con Il richiamo della foresta e Zanna Bianca, anche Jiro Taniguchi prosegue Blanca con l'altrettanto corposo I cani degli dei. In questo caso protagonisti sono i figli di Blanca, un lupo argenteo e uno completamente bianco che diventano rapidamente i leader del loro branco, attirando però inevitabilmente le attenzioni della Repubblica di R. grazie a un articolo scientifico apparso su una rivista tipo National Geographic.
Dei due lupi, è il nero, Taiga, a finire nelle mani della Repubblica di R., sottoposto a un addestramento estremo che rende il lupo sempre più incontrollabile, fino a che i politici non decidono di chiudere il progetto del colonnello Schmidt e arrestare quest'ultimo per tradimento. E' questo a scatenare definitivamente Taiga, che inizia una corsa inarrestabile e omicida per raggiungere la zona d'origine del suo branco. Anche il fratello di Taiga, Nagi, corre spinto dal richiamo telepatico del fratello, ma mostra una compassione e maggior controllo dei suoi istinti rispetto al fratello Taiga.
Questo contrasto tra i due lupi, inclusa la scelta dei differenti colori dei loro manti, è un evidente riferimento a yin e yang, reso esplicito dai sogni di Patricia, la padrona di Blanca, e dal confronto finale tra i due.
Questo secondo volume, raccontato con lo stesso ritmo e con un intreccio simile a Blanca, aggiunge poco realtivamente al tema del controllo della natura da parte dell'uomo, ma al tempo stesso ha una forza d'impatto maggiore grazie alla caratterizzazione contrastante tra Taiga e Nagi, che rende epico un finale forse scontato ma non per questo meno forte del resto del volume.

venerdì 23 agosto 2019

Le grandi domande della vita: La Luna, Marte e i triangoli

Con la fine di agosto, sta rispuntando in giro una vecchia bufala, che era già assurta agli onori della cronaca nel 2016 ma che sembra sia in circolazione addirittura dal 2002: ovvero che nel mese di agosto è possibile vedere Marte con le stesse dimensioni apparenti della Luna, se non più grandi. Il problema è che ciò non è mai possibile. Vediamo perché.
Il diametro angolare
In astronomia esiste un numero particolare che misura le dimensioni apparenti di un oggetto nel cielo: il diametro angolare. Questo non è altro che un angolo, $\delta$, matematicamente definito dalla relazione \[\delta = 2 \arctan \frac{2}{2D}\] dove $d$ è il diametro dell'oggetto, $D$ la sua distanza dall'osservatore.
Se andiamo a vedere la tabella dei diametri orbitali, ci rendiamo conto che il diametro della Luna varia dai 1796 arcosecondi ai 2009 arcosecondi, mentre quello di Marte dai 3.5 arcosecondi ai 25.7 arcosecondi, quindi ben lontano dal $\delta$ della Luna.
A questo punto ci possiamo chiedere quanto dovrebbe essere distante Marte dalla Terra per apparire grande quanto la Luna. Prima di tutto invertiamo la formula di cui sopra: \[D = \frac{d}{2 \tan \frac{\delta}{2}}\] Sostituendo a $d$ il diametro di Marte e a $\delta$ il diametro angolare maggiore della Luna, opportunamente trasformato in gradi(1), si ottiene per la distanza Terra-Marte un valore di quasi 709000 chilometri, cioé quasi il doppio della distanza Terra-Luna e quasi 320 volte più piccolo della distanza reale tra il nostro pianeta e il pianeta rosso.

giovedì 22 agosto 2019

The Nest: l'oscura oppressione della famiglia

In poche parole: "The Nest" mostra usando un'estetica kubrikiana l'orrore e l'ipocrisia della società matriarcale e maschilista italiana.
Sin da quando ho iniziato a vedere il trailer di The Nest ho avuto ben chiare alcune cose: era un film italiano apparentemente di genere horror o comunque piuttosto oppressivo; avevo il forte desiderio di andarlo a vedere anche solo per la storia che si intuiva dal trailer stesso.
Quelle poche scene, infatti, lasciano intuire di una comunità estremamente ristretta, con una madre che tiene letteralmente segregato il figlio nella tenuta di famiglia, crescendolo per seguire un programma ben preciso: far fruttare la tenuta e costruire una nuova società. Il tutto condito da un'ambientazione, come detto, oppressiva all'interno di una casa gigantesca. Il film di Roberto De Feo, alla fine, non tradisce le attese, almeno non le mie: di fatto è per lo più un noir che, grazie ad un paio di scene horror o in qualche modo soprannaturali può essere più genericamente classificato come gotico o neo-gotico. In generale il genere con cui è pubblicizzato è calzante fino a un certo punto, visto che il genere esatto non può essere fornito senza fornire uno spoiler eccessivo sul finale.

mercoledì 21 agosto 2019

Il sangue versato

Dopo Tempesta solare torna l'avvocatessa Rebecka Martinsson creata dalla svedese Asa Larsson, anch'essa avvocatessa nonché giallista di successo. La Martinsson è ancora psicologicamente provata dalla conclusine di Tempesta solare, dove per salvare se stessa e i bambini che aveva in custodia nelle fasi finali del romanzo è stata costretta a uccidere due uomini.
Obiettivamente in questo Il sangue versato, la Martinsson ha un ruolo abbastanza marginale nelle indagini, tutte sulle spalle di Anna-Maria Mella: la quarta di copertina ha un bel da dire che Rebecka Martinsson indaga, perché non lo fa in nessuna delle pagine in cui è presente, e al massimo compie un'azione al limite del legale per dare una mano all'ispettrice. Forse è proprio la sua assenza diretta dalle indagini che, alla fine, la rende perfettamente vulnerabile al finale shakespeariano, di fatto aumentando l'attesa del lettore per il terzo romanzo della serie.
Per parte sua Il sangue versato continua a restare nell'ambito delle congregazioni religiose: l'omicidio con cui si apre il romanzo vede, anche in questo caso, un pastore di anime, una donna, però, e questo apre le porte a un argomento particolarmente spinoso come il femminismo in ambito religioso. In questo senso, anche grazie alla costruzione di personaggi vivi e interessanti, il romanzo non sente troppo la mancanza della Martinsson in veste di investigatrice e avvocato rampante, ma ne apprezza il desiderio di recuperare quella parte della sua vita che è morta alla fine di Tempesta solare. Inoltre anche il lavoro di approfondimento nei confronti degli altri protagonisti della serie risulta coerente con i caratteri già visti nel romanzo precedente, ma non per questo scontato. L'unica cosa realmente scontata, almeno per il lettore più attento e avvezzo ai dettagli, è l'identità dell'assassino, che in pratica l'autrice rivela grazie a un insolito testimone, mentre la polizia scopre con un'attenta e scrupolosa indagine di stampo classico: raccolta di testimonianze ed elementi vari e soprattutto la casuale scoperta della seconda vittima, che si rivela l'errore fatale per l'assassino.
In conclusione Il sangue versato è un ottimo mix di personaggi tridimensionali e indagini molto verosimili, che non si fa mancare neanche quel pizzico di critica sociale che i generi poliziesco e noir hanno spesso nel loro dna.

martedì 20 agosto 2019

The White family: una bianca famiglia inglese

Seconda recensione consecutiva di un libro edito da @EdizioniSpartac
Dopo Anni luce affronto, con una scelta cronologica legata all'anno di uscita originale, quello che viene considerato il migliore romanzo di Maggie Gee, The White Family.
Uscito nel 2002 e portato in Italia da Edizioni Spartaco nel 2010, si concentra su una famiglia della periferia inglese in quell'epoca di passaggio tra II e III millennio, quando la società britannica, con decenni di anticipo rispetto a quelle del continente europeo (e soprattutto rispetto all'Italia) devono affrontare seriamente i problemi di una crisi economica continua da un lato e di un multiculturalismo subito dalle vecchie generazioni dall'altro. Protagonista è la famiglia White, guidata da un uomo vecchio stampo, che ha combattuto contro il nazifascismo e che ora combatte contro le orde dei vandali come guardiano del giardino di Albion Park. Alfred, però, un bel giorno si sente male, così tutta la famiglia corre al suo capezzale, dal figlio più giovane, Dirk, alla figlia Shirley, che si ostina ad avere compagni non bianchi, fino al figlio maggiore, Darren, che passa da un matrimonio all'altro. E accanto a loro ecco la madre May, una donna minuta e devota al suo Alfred, e Thomas, amico di vecchia data di Darren, ed Elroy, il fidanzato di Shirley.
E' un bel mix di personaggi quello che la Gee mette in scena tra le pagine di The White Family e traccia in maniera analitica e precisa tutte le difficoltà e le contraddizioni di una società in trasformazione. La generazione di Alfred ha, infatti, combattuto la seconda guerra mondiale, riportato sull'Europa la fiaccola della libertà, ma ora vede le attività commerciali più tradizionali chiudere, mentre la fermezza con cui ha difeso i valori sul campo di battaglia prima e in casa poi ha generato la frammentazione della famiglia e una visione deviata di quegli stessi valori, in cui non solo il non inglese, ma soprattutto il diverso diventano nemici di cui diffidare. In questo senso è interessante la lettura del romanzo della Gee perché, trasportata ai nostri tempi, ci permette di vedere questa ondata di intolleranza che sta attraversando l'Europa come una conseguenza della dialettica del nemico che ha intriso la società europea durante la seconda guerra mondiale.
Purtroppo vale a ben poco la consapevolezza che acquisisce Alfred nel suo percorso in ospedale, una consapevolezza che gli apre la strada verso la sua personale redenzione, perché alla fine è solo questo: una redenzione personale e non di tutta la società.
Vorrei, in chiusura, rilevare come, a differenza di quanto avvenuto con Al tempo di papà, questo The White Family è stato più difficile da leggere, per la forte similitudine tra quanto accaduto ad Alfred nella finzione e a mio padre nella vita vera.

lunedì 19 agosto 2019

Annibale, Spartaco e Garibaldi

cc @edizionispartac
Dopo Magellano, Armstrong e il magizete Guido Trombetti torna alle Edizioni Spartaco con un altro trio di tutto rispetto, Annibale, Spartaco e Garibaldi. I tre personaggi storici che danno il titolo al libretto snello per numero di pagine e veloce nella lettura sono accomunati da un medesimo, forte desiderio di libertà, per la quale combattono con tutte le loro forze.
Trombetti romanza senza troppi scrupoli le loro vicende, introducendo anche l'espediente di un rapporto particolare con gli animali a loro vicini, come un'elefantessa per Annibale o il suo cavallo per Spartaco. Nel caso di Garibaldi, Trombetti decide di porre l'attenzione su Azeglio, uno dei suoi luogotenenti, cui lo scrittore affianca un pappagallo. Ognuno dei tre racconti lunghi (o romanzi brevi che dir si voglia) viene chiuso da un approfondimento storico scritto da Paolo De Marco molto utile per contestualizzare nel modo migliore possibile le vicende dei tre personaggi storici e apprezzare ancora meglio l'operazione di "romanzamento" compiuta da Trombetti.
Un libro scorrevole, divertente grazie a un abbastanza evidente pizzico di ironia, che permette di approfondire la storia e apprezzarne i protagonisti in un modo differente rispetto alla classica visione un po' scolastica cui siamo normalmente abituati.

domenica 18 agosto 2019

Topolino #3325: In vacanza!

Come riuscire a paragonare Pippo a Pollyanna grazie alla storia di @titofaraci e Giorgio Cavazzano! cc @TopolinoIT @RGagnor @Artibani1
Mentre il numero vacanziero di Topolino si chiude con il primo episodio della nuova serie ideata da Roberto Gagnor, I tesori di serie B, l'onore dell'apertura del numero ferragostano tocca alla premiata ditta Tito Faraci/Giorgio Cavazzano con una divertente storia con Pippo protagonista: Il brontolatore estivo.
Nel segno di Pollyanna

In effetti l'ombrello, in uso sia in Cina sia nell'Antico Egitto, era in origine un oggetto che i nobili e i notabili utilizzavano per ripararsi dal sole.
Di Pippo si può dire e scrivere tutto quel che si vuole: sono stati spesi i classici "fiumi d'inchiostro" sul personaggio, ma senza anticipare nulla su una serie di tre articoli che sto preparando sul personaggio, posso affermare con tutto l'amore che ho per il personaggio che Il brontolatore estivo ne cattura probabilmente l'essenza più intima, che lo accomuna a uno dei personaggi della letteratura (e film Disney) più "migliori" (!) in assoluto: Pollyanna.
Il Pippo protagonista di questa bella storia ferragostana, infatti, interagisce con il signor Grumb, brontolatore professionista che in particolare non ama l'estate. Così Pippo decide di passare una giornata con il signor Grumb per cercare e possibilmente trovare almeno uno svago estivo gradito al brontolatore professionista. La storia è un susseguirsi di gag divertenti, alcune anche piuttosto sottili, come quella del costume da bagno moderno e sbarazzino, e altre culturali, come Pippo che si siede su una sedia che in realtà è un'opera d'arte.
Ben poco da dire sul maestro Cavazzano, che in un'unica storia ha la possibilità di mostrare tutta la sua maestria in ambientazioni completamente differenti, che vanno dalla spiaggia affollata, agli ambienti naturali (laghi, montagne, ecc.), al museo, alla città. Un mix, quello tra Faraci e Cavazzano, che ancora una volta partorisce una storia gustosa, divertente e non banale.

sabato 17 agosto 2019

Blanca

Con una storia dalla foliazione decisamente abbondante, Jiro Taniguchi realizza quello che può essere ritenuto la versione moderna dei grandi romanzi di Jack London, Il richiamo della foresta e Zanna Bianca.
Protagonista è un eccezionale cane bianco, Blanca, che si è unito a un branco di lupi. Le sue prestazioni sono eccezionali: velocità incomparabili (fino ai 100 km/h), una forza e un'agilità ineguagliabili per qualunque altro canide, addomesticato o selvaggio che sia, attraversa il Nord America con un unico obiettivo, tornare a casa. Alle sue calcagna gruppi di militari mandati da un paese dell'est Europa, tutti puntualmente sterminati da Blanca non appena mostrano ostilità nei suoi confronti.
Il segreto di questo cane eccezionale sta nei suoi geni: l'animale, infatti, è un esperimento genetico di questo paese dell'est Europa, la Repubblica di R., che cerca di trasformare dei cani addestrati in assassini perfetti.
Taniguchi con questa semplice trama sviluppata in maniera appassionante e con grande maestria, riesce a rappresentare un'ambientazione a lui molto congeniale, quella della natura incontaminata, e a proporre un tema interessante e di stretta attualità come il controllo genetico sull'ambiente da parte dell'uomo, il suo arrogante tentativo di piegare la natura ai suoi voleri, imponendo anche un ritmo evolutivo non presente e non facilmente sopportabile dall'ambiente.

venerdì 16 agosto 2019

Le fasi e la colpa

Le fasi del lutto sono 5. Non sapevo bene quali e quante erano, solo voci carpite qua e là. Ho controllato solo per scrivere queste note: avevo intenzione di scriverle e pubblicarle ieri, ma alla fine non me la sono sentita. Così ho spostato tutto a oggi, durante il viaggio in treno, perché comunque scriverne mi serve.
Ritorniamo all'inizio: le fasi del lutto sono 5. Non so se le ho passate tutte, né, in quest'ultimo caso, in quale mi trovo. So però che le parole che personalmente associo al lutto sono paura, dolore e senso di colpa.
Paura perché non sapevo bene cosa stava accadendo, perché man mano che arrivavano risultati cresceva la certezza di essere nella situazione peggiore. E poi non potevamo dire nulla a mio padre: secondo i medici era meglio lasciarlo all'oscuro, fargli credere che era un problema di cuore e polmoni.
E poi dolore, perché soffriva, cercando di artigliare quell'aria che gli mancava, mentre le cure palliative tra una crisi e l'altra diventavano sempre meno efficaci. E poi un dolore indicibile, quando tutto finisce, quando lo vedi dentro la bara e ti rendi conto che non si alzerà più da lì, che non lo vedrai più, se non nei tuoi ricordi; quando non potrai più sentire la sua mano callosa per i molti lavori fatti in una vita mai abbastanza lunga.
E infine senso di colpa, perché ancora oggi, nonostante razionalmente dico a me stesso che potevo fare ben poco in più, mi sembra di non aver fatto abbastanza, di non aver lottato abbastanza, nonostante sia stato l'ultimo a perdere la speranza. Ho passato l'estate 2017 ad andare su e giù ogni volta che potevo o che sembrava fosse necessario, ma alla fine non sembra mai abbastanza.
Non è stata semplice nemmeno l'estate 2016, ma quella del 2017 è stata terribile. E ancora oggi mio padre mi manca, non sempre, a volte meno e riesco ad andare avanti, a volte di più, quando sento di aver bisogno del suo consiglio o, più spesso, senza alcun particolare motivo.
All'inizio pensavo che avrei scritto ogni passo, ogni problema a partire dal 2016 fino al settembre 2017, ma una parte di quel che avevo dentro sta scritta qui. E perdonatemi se l'ho condivisa qui sopra: mi serviva e forse mi servirà ancora.

mercoledì 14 agosto 2019

Il ritorno del pianeta delle Dune

Come scritto nella recensione de Gli eretici di Dune, il penultimo romanzo è il migliore di tutta la serie per complessità di intreccio, forza dei personaggi e vividezza delle immagini. La rifondazione di Dune ne è, però, il seguito più diretto e ne eredita in parte i pregi, nonostante la perdita di un personaggio forte come Miles Teg, che in questa occasione viene sostituito da un suo ghola, attivato però quando ancora è troppo giovane per essere completamente autonomo e altrettanto forte della versione vista nel romanzo precedente.
Ad ogni modo, dopo aver posto le basi per il ritorno del pianeta Dune, trasformando in un pianeta di sabbia solcato dai vermi il pianeta della Casa Capitolare delle Bene Gesserit, Frank Herbert mette in campo il romanzo più esplicitamente anti-burocratico di tutta la serie. La posizione è quasi anarchica, si potrebbe dire: le osservazioni contro la casta burocratica, che limita la creatività e lo sviluppo non solo dell'individuo, ma persino della società nel suo complesso sono esplicite e molto argute. D'altra parte la necessità delle Bene Gesserit di unirsi in qualche modo con le Matres Onorate sembra un modo che lo scrittore ha di suggerire la necessità di creare una sintesi nella società.

martedì 13 agosto 2019

La distruzione delle Dune

L'imperatore-dio di Dune si concludeva con l'ultimo sacrificio di Leto II, il Tiranno: morire per mano di Duncan Idaho, liberando così le trote delle sabbie che costituivano il suo corpo e permettendo così ai vermi di tornare a solcare la superficie di Dune. Secoli dopo il pianeta ha cambiato nome, diventando Rakis, e i suoi abitanti vivono in una situazione intermedia tra i Fremen e il popolo molle dell'ultimo periodo di Leto II. Da un lato le città riescono a sopravvivere al ritorno dei vermi, dall'altro sono presenti degli echi nei costumi che richiamano alle tradizioni dei Fremen.
Non è con questo romanzo che Frank Herbert ricostruisce lo spirito del popolo che ha ideato in Dune, ma indubbiamente inizia a porre gli elementi di questa ricostruzione. Non sono però questi gli elementi che rendono Gli eretici di Dune il migliore, fino a qui, della serie. Da un lato ci sono i molti interessanti elementi della trama che Herbert congegna: il ritorno della Dispersione, ovvero il movimento di esseri umani che sono andati a esplorare l'universo e che ora stanno tornando nel nucleo originario dell'Impero, guidati dalle Matres Onorate; queste ultime mostrano poteri non molto differenti da quelli delle Bene Gesserit, ma risultano più inquietanti e pericolose, preda di un delirio di onnipotenza che ha il gusto dell'autodistruzione; viene approfondito il ruolo dei Bene Tleilaxu, che hanno in questo caso un peso narrativo non indifferente e non come semplici produttori di ghola o come elementi attivi delle cospirazioni attraverso i Volti Danzanti.

lunedì 12 agosto 2019

L'aurea via delle Dune

Alla fine de I figli di Dune, Leto II, figlio di Paul Atreides, sacrifica se stesso per il bene della Via Aurea, chiudendo il suo corpo all'interno di una particolare tuta distillante, costituita da tutte le trote della sabbia del pianeta Dune. Sono infatti le trote della sabbia a permettere ai vermi di proliferare sul pianeta e dare a Dune il suo monopolio sulla spezia.
Il sacrificio di Leto porta ad alcuni risultati interessanti: da un lato Dune diventa un pianeta vivibile, dove il verde e l'acqua hanno guadagnato ampi spazi sul pianeta, mentre i vermi sono praticamente scomparsi dalla sua superficie; dall'altro i Fremen sono praticamente scomparsi. Lo spirito della popolazione originaria del pianeta è scomparso, diluito dalle migliori condizioni di vita giunte sul pianeta. Nel frattempo, per mantenere vivo un esercito formidabile come i vecchi Fremen o come i Sardaukar, Leto II mette in piedi un gruppo di donne soldato guidate e addestrate dai ghola di Duncan Idaho, in qualche modo protagonista indiscusso del romanzo. Il suo carattere, la sua intelligenza grazie ai poteri mentat che Leto II chiede ai Bene Tleilax di mantenere, le sue abilità di combattente, la sua inevitabile ribellione diventano centrali nel piano del figlio di Paul, il cui corpo è diventato grande come quello di un verme dei vecchi tempi.

domenica 11 agosto 2019

Topolino #3324: Avventure estive

Mentre la splendida copertina di Paolo Mottura è un riferimento alle carte da gioco disegnate dallo stesso artista, il sommario del Topolino di questa settimana si apre con una nuova storia di Marco Gervasio dedicata a Paperinik. Se da un lato le attese sulla storia purtroppo non sono state disattese, il resto del sommario riserva un paio di chicche interessanti, iniziando da Il club dell'avventura, prima puntata della saga Young Donald Duck realizzata dagli autori italiani per il mercato estero.
Paperino l'adolescente
Con un soggetto ideato insieme con Stefano Ambrosio, Francesco Artibani si occupa con una nuova saga in 8 puntate della seconda icona disneyana, Paperino. Evidene, vista l'ambientazione e la citazione della signorina Witchcraft, come il riferimento di partenzia sia la serie di Paperino Paperotto. Artibani, però, vuole anche realizzare qualcosa di diverso e che se ne distacchi sin da subito: ad affiancare il Paperino adolescente protagonista è, infatti, Meo Porcello, che peraltro era coprotagonista de La gallinella saggia, il cortometraggio d'esordio di Paperino del 1934.
L'aggiornamento dei due personaggi è divertente e sembra colpire nel segno con una caratterizzazione coerente con l'età anagrafica dei due personaggi. Interessante anche l'interazione tra i due adulti protagonisti della storia, Nonna Papera e Paperone, che discutono animatamente dell'educazione del giovane Paperino. Il finale apre una serie di scenari interessanti non molto differenti dalla saga di Artibani per il 90.mo di Topolino.
I disegni di Stefano Intini, disegnatore di questo primo episodio, sono come al solito dinamici e perfetti nel rendere la serie di gag ideata dallo sceneggiatore.

sabato 10 agosto 2019

Death Note: barattare la libertà con la sicurezza

Nelle striscie che seguono, la prima vignetta, così come la prima battuta, è a destra
Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.
- Benjamin Franklin via it.wikiquote
Non è un caso se ho deciso ora di scrivere un articolo dedicato a Death Note, il manga best seller in Italia e nel mondo ideato e scritto da Tsugumi Ōba e disegnato da Takeshi Obata. Partiamo dalla storia:
Un dio della morte, per combattere la noia del suo mondo, decide di scendere sulla Terra e perdere uno dei suoi quaderni della morte e vedere un po' cosa succede. La particolarità di questo quaderno è che è possibile utilizzarlo, seguendo alcune regole, per uccidere le persone: basta scrivere il loro nome sulle pagine del quaderno e avere in testa il loro volto, altrimenti il quaderno non funziona. Il quaderno finisce in mano a un liceale dell'ultimo anno, il miglior studente del Giappone: Light Yagami. Il giovane Light, allora, una volta appurata l'efficacia del quaderno, decide di utilizzarlo per uccidere i criminali e imporre al mondo la sua idea di giustizia sotto lo speudonimo di Kira, equivalente di killer in giapponese e nome assegnatogli dai suoi primi fan sulla rete. Inizia quindi una sfida tra Kira ed Elle (o semplicemente L), il miglior detective del mondo che ONU e Interpole mettono a indagare sulle misteriose morti per arresto cardiaco attribuite a Kira: la sfida non è solo di logica tra i due contendenti, ma anche un confronto tra due idee e due modi differenti di intendere e applicare la giustizia.

venerdì 9 agosto 2019

Navigatori dello spazio profondo

Cercando su Spotify mi sono imbattuto in due album ispirati da Dune di Frank Herbert, entrambi strumentali (o quasi) e di musica elettronica. Il primo è esplicitamente dedicato al pianeta Dune: Arrakis (questo il nome di Dune) dell'artista multimediale canadese Timotheos è più monocorde e rilassante. Il secondo, Navigators di Turbo Knight, pseudonimo dell'artista e dj finlandese Antti Huurinainen, è musicalmente più vario, per quanto esplicitamente ispirato alla musica elettronica degli anni Ottanta, e dedicato ai navigatori della Gilda, la grande associazione di commercianti che controlla i traffici di merci e persone all'interno dell'Impero nell'universo di Dune.
Una mappa dell'universo
I navigatori della Gilda hanno una serie di capacità sovrumane, una delle quali è quella di riuscire a determinare quale sia la strada ottimale per raggiungere due punti distinti dell'universo. Per ottenere questo risultato, i navigatori fanno uso della spezia, nome comune con il quale è più noto il melange, una particolare sostanza che viene estratta dalle miniere di Arrakis/Dune e utilizzata come droga praticamente su tutti i pianeti dell'Impero. Il melange, oltre a risvegliare e amplificare i poteri psichici di chi la assume, permette di prolungare la vita, colora di azzurro acceso gli occhi ed è la base fondamentale per molti dei riti presenti nel romanzo, da quelli delle Bene Gesserit a quelli dei Fremen.
In particolare i navigatori della Gilda riescono a vedere i percorsi nello spaziotempo grazie a un liquido saturo di spezia nel quale sono immersi. Nell'ottica della scienza attuale, questi percorsi accendono la fantasia, visto che, stando alle simulazioni, anche nel nostro universo sembra ci siano dei veri e propri percorsi tra le galassie, costituiti da filamenti di materia oscura:

giovedì 8 agosto 2019

Numb3rs: essere insegnanti

A volte vedo la televisione, quando vado via da Milano, e mi capita di vedere (o rivedere) serie di genere crime come Numb3rs. In particolare mi vorrei soffermare su un paio di cose sul 13.mo episodio della quarta stagione, Il cigno nero: inizia con una scena doppia parallela tra un'azione dell'FBI e una lezione di Charlie Eppes insieme con Larry Fleinhardt e Amita Ramanujan a una classe di assistenti sull'insegnamento. Ed è stupefacente come nei pochi minuti iniziali di questo episodio sono racchiusi una serie di interessanti e profondi consigli sull'insegnamento stesso:

mercoledì 7 agosto 2019

Il sacrificio delle Dune

Sono passati una decina di anni dalla conclusione di Messia di Dune. Paul Atreides si è diretto nel deserto, cieco e senza più alcuna visione: tutti lo credono morto. I figli di Paul e Chani, Leto e Ghanima, sono cresciuti, ma pur essendo bambini, hanno poteri che vanno al di là della comprensione di quasi chiunque, compresa Lady Jessica, madre di Paul. Alia, figlia di Jessica, a causa della prova che quest'ultima ha subito con la spezia nel corso di Dune, si ritrova sola a dover affrontare i poteri delle Bene Gesserit, senza alcun vero addestramento, abbandonata persino dalla madre che sembra riporre ben poca fiducia nella figlia. In qualche modo è questo l'errore più grave di Lady Jessica, che lascia Alia preda degli impulsi omicidi di Vladimir Harkonnen.
Attraverso Alia, ma in parte anche usando Leto, Frank Herbert approfondisce i poteri segreti delle Bene Gesserit e delle Reverende Madri: queste diventano tali quando riescono a diventare consapevoli delle vite di coloro che le hanno precedute, entrando in contatto con le loro "anime". Questo genere di poteri permette anche di recuperare Vladimir Harkonnen, morto nel primo romanzo del ciclo, e introdurre nel romanzo un elemento di male puro che va a complicare la vicenda ricca di intrighi che lo scrittore sviluppa nel corso di questo terzo romanzo, I figli di Dune.

martedì 6 agosto 2019

L'inevitabile destino delle Dune

L'intera vita di Paul Atreides, il Muad'dib dei Fremen e il Kwisatz Haderach delle Bene Gesserit, come Imperatore galattico è stata votata prima a evitare l'avvento della Jihad e poi a controllarla, per renderla meno devastante rispetto a quanto narrato dalle sue visioni. Il suo obiettivo è stato sempre quello di trovare una scappatoia a un destino che diventava inevitabile col passare dei giorni. L'accettazione di parte di questo percorso, però, ha reso Paul come Imperatore come uno dei più odiati dell'universo.
Messia di Dune, seguito di Dune di Frank Herbert uscito nel 1969, 4 anni dopo il primo, ruota intorno a Paul e al suo gravoso destino, l'unico che avrebbe avuto una qualche probabilità di impedire lo scatenarsi nell'universo di una inarrestabile forza distruttrice.
Spogliato di molte delle intricate costruzioni religiose e filosofiche del primo romanzo, Messia di Dune risulta più scorrevole e veloce, non solo per il ridotto numero di pagine, e in un certo senso è strutturato come una partita a scacchi tra l'Imperatore e i suoi nemici, che ordiscono una complicata trappola per fermarlo. In questo è interessante osservare come, alla fine, si scopre che anche all'interno dei congiuranti c'era un piano nascosto per preservare la vita dell'Imperatore e ottenere da lui una contropartita.
Herbert, inoltre, conclude con questo romanzo il suo lavoro con Paul Atreides, arrivato a un livello di poteri mentali apparentemente inarrivabile per chiunque tra le Bene Gesserit, e inizia quello sulla sorella Alia Atreides, mentre introduce i figli di Paul, i gemelli Ghanima e Leto. Inoltre affianca alle Bene Gesserit il suo equivalente maschile, i Bene Tleilax, che si distinguono dalle prime non per l'obiettivo (il miglioramento del genere umano), ma per i modi: l'utilizzo dell'ingegneria genetica. Non a caso il ritorno di Duncan Idaho, maestro d'armi di Paul morto nel primo volume, viene realizzato proprio con tecniche genetiche molto avanzate.
Nella creazione dei Bene Tleilax come controparte maschile delle Bene Gesserit ha, evidentemente, pesato in Herbert il fatto che i mentat, per quanto paragonabili con le Bene Gesserit, non potevano essere considerati dei veri antagonisti di questo gruppo di monache spaziali.

lunedì 5 agosto 2019

Tra le Dune di notte

Avevo già letto il romanzo Dune alcuni anni fa, ma poi non ho dato seguito alla lettura degli altri sei della serie. Dopo anni ho deciso di riprendere la saga, rileggendo il primo romanzo. Inizia qui la serie di articoli dedicati a una delle saghe di fantascienza più belle di tutti i tempi.
Sul finire degli anni Novanta del XX secolo venne trasmesso, su una delle reti Mediaset, il film del 1984 Dune di David Lynch. Terzo lungometraggio del mitico regista statunitense famoso soprattutto per Twin Peaks, si trovò alla fine in mano con quello che la critica, in particolare anglofona, definì come un pessimo film. Tra le poche voci contrarie, quella di Harlan Ellison, che ritenne tra i motivi di tale fallimento una cattiva promozione del film presso i critici stessi. C'è da dire, però, che molte delle critiche rivolte alla pellicola puntavano sulla complessità della storia, probabilmente dovuta ai tagli subiti prima di venire distribuita. Prendo come possibile motivazione per il fatto che, invece, il Dune di Lynch mi piacque il fatto che la versione andata in onda all'epoca in televisione era stata rimontata con alcune delle scene tagliate, rendendo la storia più facilmente comprensibile.
Nel complesso, però, trovai il film ben fatto per la forza dei personaggi, gli aspetti filosofici e religiosi e la forza visiva della pellicola, già molto lynchiana nonostante fosse il terzo lavoro importante del regista. La visione del film, però, mi spinse a cercare il romanzo di Frank Herbert da cui il film era tratto. Per un caso fortunato Sperling&Kupfer a partire dalla metà del 1999 iniziò la pubblicazione di tutta la serie originale di 6 romanzi scritta da Herbert e ambientata su Arrakis. Di tutta la serie, lessi immediatamente solo il primo romanzo, lasciando però in sospeso la lettura degli altri cinque. Ho ripreso in mano Dune, rileggendolo (uno dei pochissimi casi), con l'idea di leggere tutta la serie di seguito, giusto con poche pause tra i 6.

domenica 4 agosto 2019

Topolino #3323: Nel regno dei gorilla

La copertina di Alessandro Perina è dedicata all'ultimo episodio de L'enigma della lettera dal passato. Sebbene abbia scritto proprio qui su DropSea degli episodi precedenti, la conclusione della saga ho preferito esaminarla sul Caffè del Cappellaio Matto. Quindi questa settimana mi occupo del resto del sommario, iniziando dai...
I gorilla di montagna
I gorilla di montagna sono una sottospecie dei gorilla dal pelo più lungo e più scuro. Per quanto in grado di arrampicarsi sugli alberi, i gorilla di montagna sono anche i primati che si sono adattati meglio alla vita sul suolo, dove passano la maggior parte della loro giornata. Si sposta soprattutto sulle quattro zampe, ma a volte succede di osservarlo in posizione bipede. Erbivoro, è diffuso in Africa in Ruanda, Uganda e Congo, in particolare nella regione del Virunga, zona protetta dove troviamo Topolino e Minni accompagnati da un ranger proprio sulle tracce de La montagna dei gorilla.
La storia di Giuseppe Zironi, nonostante la presenza di Gambadilegno, è sostanzialmente una gag story che ha l'obiettivo di raccontare il mondo dei gorilla e il loro comportamento, che era stato studiato da vicino per la prima volta dalla zoologa statunitense Dian Fossey. La storia, veloce e divertente, permette a Zironi di mostrare il suo talento con le ambientazioni storiche ed è inoltre introdotta da un interessante articolo di Barbara Garufi sul parco di Virunga, che alcuni mesi fa è assurto agli onori della cronaca grazie al selfie scattato dal ranger Mathieu Shamavu insieme con due esemplari di gorilla femmine, scattato per sensibilizzare l'opinione pubblica contro la caccia di frodo che mette a rischio questa e molte altre specie protette all'interno del parco.
In questo senso è un po' deludente l'uso di Gambadilegno, presente solo come pedinatore del Topo e non come possibile bracconiere: un'occasione mancata, nonostante la bravura di Zironi come narratore.

sabato 3 agosto 2019

A chi importa se una stella si spegne?

Il 20 luglio del 2017 Chester Bennington si è impiccato. Non ha lasciaro scritto nulla, così in molti hanno supposto che il gesto di Chester sia stato ispirato dalla morte del suo amico più stretto, Chris Cornell, leader dei Soundgarden impiccatosi nella notte tra il 17 e il 18 maggio dopo un concerto. L'eredità in termini di umanità che Chester si è lasciato dietro, però, è incredibilmente forte e vitale, anche adesso. Non è allora un caso che una donna della Florida, Cristina Settanni, sia riuscita a impedire il suicidio di un uomo. Questi era seduto sul ciglio di un cavalcavia, pronto a gettarsi giù, e Cristina si è avvicinata a lui ricordandogli ciò che cantava Chester in One more light, title track dell'ultimo album dei Linkin Park:
Who cares if one more light goes out? Well, I do.

venerdì 2 agosto 2019

Boom-Lay

Nati nel 2001, gli Shinedown sono considerati una rock band alternativa, con influenze da vari generi, come l'hard rock, il metal, il grunge. Se contiamo le influenze citate dal gruppo e dal suo cantante, Brent Smith, troviamo anche artisti che si potrebbero considerare ben lontani dai generi citati sopra, come Otis Redding o Ella Fitzgerlad. Molti fan hanno anche trovato una certa somiglianza con gli Imagine Dragons, in particolare ascoltando l'ultimo album degli Shinedown, Attention Attention del 2018. Considerando che gli Imagine Dragons sono nati nel 2008, quindi dopo gli Shinedonw, è forse più probabile che i due gruppi, avendo molte influneze comuni, siano giunti a una medesima sintesi musicale, ipotesi non così improbabile non solo dal punto di vista cronologico, ma anche includendo tra gli elementi a disposizione il fatto che lo stile di canto di Smith non è molto differente da quello di Dan Reynolds, leader degli Imagine.
Se però sono qui a scrivere degli Shinedown non è solo perché trovo le loro proposte musicali interessanti, ma soprattutto per un singolo particolare che il gruppo ha scritto nel 2010 per un film di genere action che ha visto, in un'unica pellicola, alcuni dei più famosi attori del genere: The expendables, giunto in Italia come I mercenari.

giovedì 1 agosto 2019

La lunga corsa

Dopo lo stacco abbastanza lungo subito dopo Pasqua, arriva quello più atteso, quello estivo. Così, dopo il solito viaggio di attraversamento dell'Italia, rieccomi qui in Calabria. C'era soprattutto una cosa che mi premeva notare quest'oggi: come il mese di luglio di quest'anno sia stato una vera e propria corsa, per quel che riguarda le pubblicazioni. Sin dall'inizio dell'anno mi ero posto come obiettivo quello di migliorare il già buon risultato dello scorso anno: dopo due anni un po' giù, conseguenza dei problemi di salute di mio padre, conclusisi nel peggiore dei modi, che peraltro erano stati preceduti da un 2015 che, dopo diversi anni, era andato decisamente calando rispetto al ritmo precedente, con il 2018 non solo sono riuscito a superare la quantità di post del 2015, ma anche a ritornare sopra quota 200. Un'ottima mano l'hanno data una maggiore cadenza nelle rubriche, ma anche il desiderio di voler reagire ai due anni precedenti. Non è un caso che il 2018 ha avuto una ripresa molto lenta, in particolare nei primi 4 mesi dell'anno.
Così per il 2019, nonostante una situazione ancora non risolta che ha concluso il 2018, mi sono dato come obiettivo quello di ripetere il 2018 e superarlo il prima possibile. In corso d'opera, però, è subentrato un secondo obiettivo: quello di cercare di avvicinarmi il più possibile a uno dei tre anni record del blog, il particolare il 2010 con i suoi 309 post. Non sarà facile, soprattutto perché gli ultimi 3 mesi del 2010 sono stati particolarmente ricchi di contenuti, ma sicuramente ci proverò. E soprattutto proverò a incastrare questa sfida non solo con il lavoro, ma anche con il resto degli altri blog, iniziando dal Caffè del Cappellaio Matto sul network de Lo Spazio Bianco, senza dimenticare Doc Madhattan, su cui ho ripreso a scrivere da poco, o la mia "colonna" su Mathematics in Europe che dovrebbe riprendere a settembre.
Spero, in tutto questo, di non scoppiare né di voler strafare con il solo obiettivo di far tacere un altro po' il dolore: sarà difficile, come ogni giorno da quella fine di agosto del 2017.