Ero lì, che giravo con mia sorella per i banchi di oh bej oh bej quando vedo, all'improvviso, un nuovo inedito di Roberto Bolano, uscito dagli archivi dello scrittore cileno nel 2016 e arrivato in Italia nel 2018 grazie all'editore che ne sta portando tutta l'opera nel nostro paese, Adelphi.
Il romanzo, la cui versione ritrovata e pubblicata è del 1984, anche se la lavorazione sembra iniziata prima, è al tempo stesso compiuto e incompiuto. A farmi scrivere ciò è la struttura stessa della storia, un alternarsi tra l'intervista a un non meglio specificato scrittore di fantascienza (in effetti la sua identità un po' la si intuisce) durante la quale racconta delle surreali e fantascientifiche avventure di un soldato durante uno scenario di guerra; le lettere di un giovane aspirante scrittore di fantascienza indirizzate ad alcuni grandi scrittori del genere; la storia di quest'ultimo e di uno dei suoi amici, narrata in prima persona da quest'ultimo. Molto probabilmente, come a volte succede nei romanzi di Philip Dick, Bolano ha messo qualcosa di suo in ognuno di questi tre personaggi, sebbene sia l'ultimo quello a cui potrebbe tenere di più, essendo il protagonista di Manifesto messicano, racconto che chiude il libro e che era apparso su rivista nel 1984.
Il volume, scritto con uno stile ora diretto ora ermetico, in funzione del personaggio su cui lo scrittore si sta concentrando, si conclude con una ricca appendice fotografica dove vengono mostrate le pagine degli appunti e degli schizzi di Bolano.
Lo spirito della fantascienza, alla fine, come suggerisce il titolo, è un tentativo di catturare lo spirito del genere, ma anche degli scrittori che cercano di scriverne le storie.
giovedì 27 febbraio 2020
mercoledì 26 febbraio 2020
Cronache da dove volete voi
Non è che non sarei riuscito a inventare un titolo migliore, ma volevo dare l'idea di quanto la situazione abbia stufato. Non tanto lo stato di quarantena applicato o la precauzione nella chiusura delle scuole, quanto la situazione di panico che ha svuotato supermercati e strade cittadine. Certo per contro questo ha reso Milano molto meno inquinata del solito, ma girando per la città a piedi, come ho fatto spesso negli ultimi tre giorni andando e tornando dall'Osservatorio, mi sono reso conto anche di quanto la situazione abbia inciso nel modo in cui le persone si rapportano una con l'altra. Una delle discussioni più frequenti, ad esempio, quelle sullo stato di salute, sono piene di precisazioni sul fatto che non è influenza, ma i sintomi influenzali sono dovuti ad altro. E la cosa rasenta il ridicolo, quasi come se in tutti noi ci fosse la paura dell'untore o dell'essere additati come untore. Nella città di Renzo e Lucia.
Scritto ciò, cercherò di riprendere con gli aggiornamenti soliti su questo blog, magari uno dei due ultimi giorni di febbraio potrebbero avere due post anziché uno, ma ovviamente ancora non lo posso sapere.
Visto che ci sono, un po' di link utili:
Scritto ciò, cercherò di riprendere con gli aggiornamenti soliti su questo blog, magari uno dei due ultimi giorni di febbraio potrebbero avere due post anziché uno, ma ovviamente ancora non lo posso sapere.
Visto che ci sono, un po' di link utili:
domenica 23 febbraio 2020
Topolino #3352: Eroi contro i soprusi
C'è un doppio Alessandro Sisti nel numero che segna la fine della seconda saga di Donald Quest. Mentre la storia spaziale verrà approfondita Al Caffè del Cappellaio Matto, andiamo a vedere come è andata l'incursione di Sisti nel mondo di Dinamite Bla, che era stato terreno fertile soprattutto di Fausto Vitaliano, l'autore che aveva rinnovato più di tutti il personaggio ideato da Dick Kinney e Al Hubbard nelò 1964.
Il postino porta sempre scompiglio
Co-protagonista della storia, disegnata con il solito tratto dinamico e carpiano da Andrea Freccero, è il buon Paperoga, nelle vesti di postino. In questo caso, per limitare al massimo i disastri che sta combinando nel suo ruolo di supplente temporaneo e transitorio gli viene assegnata come zona il Cocuzzolo del Misantropo. Anche in questo caso, però, i guai sono dietro l'angolo, sebbene una buona mano gliela da anche il buon Dinamite Bla, che con la spingarda dal grilletto facile rovina la posta a lui indirizzata. I resti della lettera di Truz, purtroppo mal interpretati, generano un equivoco che porta Dinamite a mettere la maschera del suo eroe preferito: ecco allora che Il segno del Buzzurro diventa una divertente parodia del classico Il segno di Zorro, con tanto di inseguimento finale, ovviamente ai danni di chi non devo sottolinearlo!
sabato 22 febbraio 2020
Senza sangue a fumetti
Lessi Senza sangue di Alessandro Baricco diversi anni fa. Ricordavo più o meno la storia: una donna incontra un uomo, più vecchio di lei. L'incontro non è casuale, visto che l'uomo faceva parte di una spedizione punitiva che uccise il padre e il fratello. I due, però, si raccontano e chiudono i conti con la più grande delle faide umane: la guerra.
La versione a fumetti, uscita sempre per Feltrinelli, viene realizzata da Tito Faraci con Francesco Ripoli ai disegni. L'ombra sembra essere sostanzialmente fedele al soggetto di Baricco, ma, per quel che ricordo del romanzo originale, risulta anche più lineare e semplice da seguire. In effetti la visione sfumata dei personaggi risulta molto più chiara rispetto al testo di Baricco (sempre a quel che ricordo la lettura del breve romanzo), mentre Ripoli, utilizzando una colorazione fatta soprattutto di sfumature di giallo, a parte alcuni flashback, fornisce l'idea di un'ambientazione calda, da paese latino. Inoltre il tratto realistico è reso evocativo grazie all'uso della matita non inchiostrata (o forse del suo equivalente digitale).
In conclusione, forse è eccessivo affermare che il Senza sangue di Faraci e Ripoli è migliore del Senza sangue di Baricco, ma, a quel che ricordo, direi che è proprio così.
La versione a fumetti, uscita sempre per Feltrinelli, viene realizzata da Tito Faraci con Francesco Ripoli ai disegni. L'ombra sembra essere sostanzialmente fedele al soggetto di Baricco, ma, per quel che ricordo del romanzo originale, risulta anche più lineare e semplice da seguire. In effetti la visione sfumata dei personaggi risulta molto più chiara rispetto al testo di Baricco (sempre a quel che ricordo la lettura del breve romanzo), mentre Ripoli, utilizzando una colorazione fatta soprattutto di sfumature di giallo, a parte alcuni flashback, fornisce l'idea di un'ambientazione calda, da paese latino. Inoltre il tratto realistico è reso evocativo grazie all'uso della matita non inchiostrata (o forse del suo equivalente digitale).
In conclusione, forse è eccessivo affermare che il Senza sangue di Faraci e Ripoli è migliore del Senza sangue di Baricco, ma, a quel che ricordo, direi che è proprio così.
venerdì 21 febbraio 2020
Nato astronauta
Al di là del genere specifico dei Bang Bang Romeo, il registro vocale di Anastasia Walker, leader e voce del gruppo, è indubbiamente quello dell'R&B. Attivi almeno dal 2010, il trio, completato da Ross Cameron e Richard Gartland, ha da poco rilasciato (dicembre 2019) un album che è tutto un programma, A heartbreaker's guide to the galaxy, che effettivamente mescola diversi stili musicali. Effettivamente mi sono avvicinato a questo giovane gruppo con i loro pezzi più R&B, come ad esempio Shame on you, ma in questa occasione voglio soffermarmi su un piccolo pezzo di bravura, anche esecutiva, che in qualche modo potrebbe segnare la nostra stessa epoca: Natural born astronaut. Il punto è che, come molti dicono in giro, è probabile che al momento sulla Terra siano in circolazione i primi astronauti che metteranno piede su Marte.
giovedì 20 febbraio 2020
Luna Propaganda
Nell'ultimo dei tre giorni disponibili, il 17, 18 e 19 febbraio, sono riuscito ad andare al cinema per vedere Lunar City, docufilm di Alessandra Bonavina. Quello che segue, però, è il parere emerso non semplicemente dalla visione del film, ma anche dalla discussione successiva fuori dal cinema con chi mi ha accompagnato per vederlo.
Avevo proposto la visione a mia sorella e a una nostra amica, Alberta, entrambe statistiche e, dunque, non addentro alla materia. Il giudizio tra le due è stato di un film noioso, cui Alberta ha aggiunto un parere ancora più estremo: un gigantesco spot pubblicitario senza alcun vero contributo informativo, a parte i primi dieci minuti. E dalla mia discussione successiva con Alberta, alla fine non posso sentirmi completamente in disaccordo con lei. Vediamo quali sono i punti a supporto di quella che può essere considerata una vera e propria propaganda per quelli che di fatto sono stati i committenti del film, ASI e NASA.
Avevo proposto la visione a mia sorella e a una nostra amica, Alberta, entrambe statistiche e, dunque, non addentro alla materia. Il giudizio tra le due è stato di un film noioso, cui Alberta ha aggiunto un parere ancora più estremo: un gigantesco spot pubblicitario senza alcun vero contributo informativo, a parte i primi dieci minuti. E dalla mia discussione successiva con Alberta, alla fine non posso sentirmi completamente in disaccordo con lei. Vediamo quali sono i punti a supporto di quella che può essere considerata una vera e propria propaganda per quelli che di fatto sono stati i committenti del film, ASI e NASA.
mercoledì 19 febbraio 2020
Una battuta di caccia celeste
I cieli invernali sono dominati dalla costellazione di Orione, di cui ho già narrato la storia. Questi viene raffigurato nel cielo stellato nell'atto di scoccare una freccia contro la costellazione del Toro, posta a difesa delle Pleiadi. Orione, però, come ogni buon cacciatore, si accompagna da un bravo cane da caccia, forse due, come vedremo a breve. Infatti ai piedi del cacciatore sono poste tre costellazioni, il Cane Maggiore, il Cane Minore e la Lepre, che sembrerebbe la preda dei due cani, la cui storia, però, non è necessariamente legata a quella del mitico Orione.
Solitamente identificato come uno dei cani da caccia di Orione, secondo il mitografo Igino la costellazione rappresenterebbe Mera, il cane di Icario, cui il dio Dioniso aveva insegnato a fare il vino. Questi fece assaggiare la nuova bevanda ad alcuni pastori, che si ubriacarono immediatamente: pensando, però, di essere stati avvelenati, uccisero Icario. Allora Mera, ululando, corse da Erigone, figlia del suo padrone, e la tirò per le vesti portandola fino al luogo dove giaceva morto il padre. Una volta giunti sul luogo, i due si suicidarono. A quel punto Zeus, per ricordare questi tragici fatti, decise di porre nel cielo i protagonisti della storia: Icario nella costellazione di Boote, Erigone in quella della Vergine e Mera in quella del Cane Minore. Inoltre, per riparare al tragico errore dei loro antenati, gli ateniesi istituirono una celebrazione annuale in onore di Icario ed Erigone.
Anche il Cane Maggiore viene associato con uno dei due cani da caccia di Orione: Arato di Soli, infatti, lo identifica con il preferito dei due, quello che lo sempre dappresso.
Secondo altri studiosi (Eratostene e sempre Igino), la costellazione in realtà rappresenta Lelapo, il più abile cane da caccia dell'antichità, talmente veloce che nessuna preda riusciva a sfuggirgli. Nel corso della sua mitologica vita Lelapo cambiò diversi padroni. In particolare la dea Artemide lo donò a Procri, moglie di Cefalo. Un giorno, mentre erano a caccia, Cefalo uccise accidentalmente la moglie grazie a un giavellotto che non manca mai il bersaglio. Così Lelapo rimase a Cefalo fino a che i due non incapparono nella Volpe di Teumesso, che non poteva mai essere catturata. Lelapo e la Volpe si inseguirono per tutto il bosco, dando vita a un paradosso irrisolvibile cui pose fine Zeus ponendo Lelapo e, forse, la Volpe nel cielo rispettivamente come Cane Maggiore e Cane Minore. Secondo altre versioni Zeus pose in cielo il solo Lelapo, per evitare l'inseguimento eterno.
I cani da caccia
La costellazione del Cane Minore era anticamente costituita da una sola stella, Procione, che in greco significa prima del cane, poiché sorge prima della costellazione del Cane Maggiore.Solitamente identificato come uno dei cani da caccia di Orione, secondo il mitografo Igino la costellazione rappresenterebbe Mera, il cane di Icario, cui il dio Dioniso aveva insegnato a fare il vino. Questi fece assaggiare la nuova bevanda ad alcuni pastori, che si ubriacarono immediatamente: pensando, però, di essere stati avvelenati, uccisero Icario. Allora Mera, ululando, corse da Erigone, figlia del suo padrone, e la tirò per le vesti portandola fino al luogo dove giaceva morto il padre. Una volta giunti sul luogo, i due si suicidarono. A quel punto Zeus, per ricordare questi tragici fatti, decise di porre nel cielo i protagonisti della storia: Icario nella costellazione di Boote, Erigone in quella della Vergine e Mera in quella del Cane Minore. Inoltre, per riparare al tragico errore dei loro antenati, gli ateniesi istituirono una celebrazione annuale in onore di Icario ed Erigone.
Anche il Cane Maggiore viene associato con uno dei due cani da caccia di Orione: Arato di Soli, infatti, lo identifica con il preferito dei due, quello che lo sempre dappresso.
Secondo altri studiosi (Eratostene e sempre Igino), la costellazione in realtà rappresenta Lelapo, il più abile cane da caccia dell'antichità, talmente veloce che nessuna preda riusciva a sfuggirgli. Nel corso della sua mitologica vita Lelapo cambiò diversi padroni. In particolare la dea Artemide lo donò a Procri, moglie di Cefalo. Un giorno, mentre erano a caccia, Cefalo uccise accidentalmente la moglie grazie a un giavellotto che non manca mai il bersaglio. Così Lelapo rimase a Cefalo fino a che i due non incapparono nella Volpe di Teumesso, che non poteva mai essere catturata. Lelapo e la Volpe si inseguirono per tutto il bosco, dando vita a un paradosso irrisolvibile cui pose fine Zeus ponendo Lelapo e, forse, la Volpe nel cielo rispettivamente come Cane Maggiore e Cane Minore. Secondo altre versioni Zeus pose in cielo il solo Lelapo, per evitare l'inseguimento eterno.
lunedì 17 febbraio 2020
Raising Dion, o di come è difficile crescere un supereroe
Uscito nell'estate del 2015 per la IndyPlanet, Raising Dion è un albetto di 24 pagine che inizia a raccontare la vita di Nicole Reese e del suo bambino, il piccolo Dion Warren, dotato di superpoteri. La loro vita è ritirata, quasi in fuga per nascondere i poteri di un bambino piuttosto vivace e curioso, come tutti i bambini di 7 anni. Il fumetto, ideato da Dennis Liu per i disegni di Jason Piperberg, è stato anticipato da un breve cortometraggio realizzato dallo stesso Liu:
domenica 16 febbraio 2020
Topolino #3351: Il ritorno di Donald Quest
Dopo il prologo della settimana scorsa, torna su Topolino la saga di Donald Quest, cui Andrea Freccero dedica la solita, impeccabile copertina. D'altra parte Freccero è stato il disegnatore del primo numero della prima "stagione", quella uscita per IDW e successivamente nel resto del mondo. A partire da The rock of fire, invece, la palla è passata ai francesi, che hanno realizzato, invece, dei veri e propri miniepisodi, all'incirca la metà per lunghezza di quelli originali. Immergiamoci, dunque, nelle atmosfere fantasy di Donald Quest.
Andiamo ai contenuti: come anticipato nel titoletto, il prologo, a conti fatti, è risultato qualitativamente migliore. L'accoppiata Chantal Pericoli-Ciro Cangialosi è risultata molto più efficace grazie ai toni e allo stile alla Ridi Topolino adottati. Pesce e Mazzarello, invece, realizzano una storia più classica che, però, non mi è sembrata completamente convincente. D'altra parte gli elementi di base così come erano stati posti da Stefano Ambrosio non mi avevano conquistato già nella prima saga. Donald Quest, come Wizards of Mickey, utilizzava elementi presi dal mondo dei giochi di carte collezionabili per variare un po' sui classici canoni del genere fantasy, che in realtà funzionano abbastanza bene e forse, come hanno mostrato molte saghe uscite su Topolino in questi anni, sarebbe stato più giusto puntare sui personaggi. In questo senso il Topolino di Donald Quest emergeva con una forza molto maggiore rispetto al protagonista della saga, Paperino, che sostanzialmente continua a restare lo stesso Paperino di sempre.
Quando il meglio sta nel prologo
Le quattro puntate della saga, pubblicate su due numeri di Mickey Parade Géant Hors-Série, sono affidate a Riccardo Pesce e Marco Mazzarello. Si torna, dunque, al mondo di Feudarnia, fatto di asteroidi che fluttuano nello spazio, abitati da comunità feudali e che si muovono, da un posto all'altro, utilizzando delle vere e proprie navi volanti(1). Dal punto di vista della storia, effettivamente questa è un po' più nelle corde dei francesi, visto che quel piccolo capolavoro che era Dragon Hunters, anch'esso con una trama molto simile a Donald Quest, era proprio di produzione francese.Andiamo ai contenuti: come anticipato nel titoletto, il prologo, a conti fatti, è risultato qualitativamente migliore. L'accoppiata Chantal Pericoli-Ciro Cangialosi è risultata molto più efficace grazie ai toni e allo stile alla Ridi Topolino adottati. Pesce e Mazzarello, invece, realizzano una storia più classica che, però, non mi è sembrata completamente convincente. D'altra parte gli elementi di base così come erano stati posti da Stefano Ambrosio non mi avevano conquistato già nella prima saga. Donald Quest, come Wizards of Mickey, utilizzava elementi presi dal mondo dei giochi di carte collezionabili per variare un po' sui classici canoni del genere fantasy, che in realtà funzionano abbastanza bene e forse, come hanno mostrato molte saghe uscite su Topolino in questi anni, sarebbe stato più giusto puntare sui personaggi. In questo senso il Topolino di Donald Quest emergeva con una forza molto maggiore rispetto al protagonista della saga, Paperino, che sostanzialmente continua a restare lo stesso Paperino di sempre.
sabato 15 febbraio 2020
Di chiavi e lucchetti
Nella seconda metà del 1700 Pierce Locke costruisce, a partire da un misterioso metallo sussurrante, una serie di chiavi magiche che permettono di aprire porte inimmaginabili.
C'è, ad esempio, la chiave di ognidove, che porta in qualunque luogo si desideri; la chiave apritesta, che permette di inserire dentro la propria testa qualunque cosa, dai libri, utili per imparare a memoria nozioni varie, a oggetti fisici da utilizzare in seguito; la chiave cambiasesso, che permette di trasformare un uomo in una donna e viceversa (e anche il processo di ritorno al proprio sesso d'origine); la chiave dell'eco, che permette di materializzare il proprio eco; la chiave fantasma, che permette di diventare degli ectoplasmi, sperimentando una morte fittizia; la misteriosa chiave omega. A questo gruppo di sei chiavi conosciute, se ne aggiungono altre, per ora non classificate, sparse nei vari, inesplorati recessi di Keyhouse, la magione dei Locke in quel di Lovecraft, Massachussetts.
E' importante ricordare che tutte le chiavi, a parte quella di ognidove e quella apritesta, per funzionare devono aprire le serrature corrispondenti.
Questi sono gli elementi di base di uno dei fumetti gotici più interessanti e di successo degli ultimi anni, Locke & Key. Scritto da Joe Hill, romanziere di genere nonché figlio di Stephen King, e disegnato dal talentuoso Gabriel Rodriguez, è stato pubblicato interamente in Italia in sei volumi dalla Magic Press, incluso il volume che raccogli alcune uscite speciali della serie. Visto il rilascio su Netflix della prima stagione del serial televisivo (che ho iniziato a guardare insieme con mia sorella), recupero la recensione che avevo scritto ormai tempo addietro dei primi due volumi, Benvenuti a Lovecraft e Giochi mentali e che avevo lasciato decisamente sotto la naftalina.
C'è, ad esempio, la chiave di ognidove, che porta in qualunque luogo si desideri; la chiave apritesta, che permette di inserire dentro la propria testa qualunque cosa, dai libri, utili per imparare a memoria nozioni varie, a oggetti fisici da utilizzare in seguito; la chiave cambiasesso, che permette di trasformare un uomo in una donna e viceversa (e anche il processo di ritorno al proprio sesso d'origine); la chiave dell'eco, che permette di materializzare il proprio eco; la chiave fantasma, che permette di diventare degli ectoplasmi, sperimentando una morte fittizia; la misteriosa chiave omega. A questo gruppo di sei chiavi conosciute, se ne aggiungono altre, per ora non classificate, sparse nei vari, inesplorati recessi di Keyhouse, la magione dei Locke in quel di Lovecraft, Massachussetts.
E' importante ricordare che tutte le chiavi, a parte quella di ognidove e quella apritesta, per funzionare devono aprire le serrature corrispondenti.
Questi sono gli elementi di base di uno dei fumetti gotici più interessanti e di successo degli ultimi anni, Locke & Key. Scritto da Joe Hill, romanziere di genere nonché figlio di Stephen King, e disegnato dal talentuoso Gabriel Rodriguez, è stato pubblicato interamente in Italia in sei volumi dalla Magic Press, incluso il volume che raccogli alcune uscite speciali della serie. Visto il rilascio su Netflix della prima stagione del serial televisivo (che ho iniziato a guardare insieme con mia sorella), recupero la recensione che avevo scritto ormai tempo addietro dei primi due volumi, Benvenuti a Lovecraft e Giochi mentali e che avevo lasciato decisamente sotto la naftalina.
venerdì 14 febbraio 2020
Shame on you
In effetti ho in preparazione un articolo delle particelle musicali sui Bang Bang Romeo, su cui mi dilungherò un po' più diffusamente su considerazioni stilistiche e di genere, ma vista la ricorrenza odierna, ho pensato di dedicare loro un primo articolo con il video ufficiale di Shame of you tratto da A heartbreaker's guide to the galaxy:
giovedì 13 febbraio 2020
Un uomo disse all'universo
Un uomo disse all'universo:
"Signore, Io esisto!"
"Ciò nonostante", replicò l'universo,
"Il fatto non ha creato in me
Alcun senso di obbligo".
"Signore, Io esisto!"
"Ciò nonostante", replicò l'universo,
"Il fatto non ha creato in me
Alcun senso di obbligo".
Stephen Crane
mercoledì 12 febbraio 2020
Ritratti: Hanna Neumann
Hermann von Caemmerer e Katharina Elisabeth Jordan vivevano a Lankwitz, in una zona che oggi è diventata distretto di Berlino, in Germania. Quando nacque la loro terza e ultima figlia, Johanna von Caemmerer, il 12 febbraio del 1914, la prima guerra mondiale era ormai alle porte.
Hermann, rompendo con la tradizione di famiglia, invece di seguire la carriera militare e diventare un ufficiale prussiano, sceglie la carriera accademica diventando uno storico. La scelta, però, non lo salva dalle tragiche conseguenze della guerra: muore durante i primi giorni del conflitto, lasciando la moglie con tre figli, Ernst, Dora e, appunto, Johanna, detta Hanna.
Dopo due anni passati in una scuola privata, la madre la iscrisse all'Auguste-Viktoria-Schule, una scuola di grammatica femminile. La sua materia preferita era la botanica, ma giunta ai 14 anni scoprì la bellezza della matematica, che sarebbe diventata il suo corso di studi presso l'Università di Berlino dove si iscrisse nel 1932, dopo essersi diplomata presso l'Auguste-Viktoria-Schule (nel frattempo faceva lezioni di ripetizione per i più piccoli per aiutare in famiglia).
All'università seguì corsi di Georg Feigl, Ludwig Bieberbach, Erhard Schmidt, Friedrich Schur, oltre ad alcuni corsi di fisica, psicologia, diritto e letteratura. In particolare in quest'ultimo campo aveva una grande passione per Dante Alighieri. Alla fine del suo primo anno di lavoro, Hanna ottenne il rimborso di tre quarti delle tasse universitarie e una posizione come assistente part-time nella biblioteca dell'Istituto matematico.
Hermann, rompendo con la tradizione di famiglia, invece di seguire la carriera militare e diventare un ufficiale prussiano, sceglie la carriera accademica diventando uno storico. La scelta, però, non lo salva dalle tragiche conseguenze della guerra: muore durante i primi giorni del conflitto, lasciando la moglie con tre figli, Ernst, Dora e, appunto, Johanna, detta Hanna.
Dopo due anni passati in una scuola privata, la madre la iscrisse all'Auguste-Viktoria-Schule, una scuola di grammatica femminile. La sua materia preferita era la botanica, ma giunta ai 14 anni scoprì la bellezza della matematica, che sarebbe diventata il suo corso di studi presso l'Università di Berlino dove si iscrisse nel 1932, dopo essersi diplomata presso l'Auguste-Viktoria-Schule (nel frattempo faceva lezioni di ripetizione per i più piccoli per aiutare in famiglia).
All'università seguì corsi di Georg Feigl, Ludwig Bieberbach, Erhard Schmidt, Friedrich Schur, oltre ad alcuni corsi di fisica, psicologia, diritto e letteratura. In particolare in quest'ultimo campo aveva una grande passione per Dante Alighieri. Alla fine del suo primo anno di lavoro, Hanna ottenne il rimborso di tre quarti delle tasse universitarie e una posizione come assistente part-time nella biblioteca dell'Istituto matematico.
Senza parole: Quadrati
\[\forall n \in N, 1+3+5+\cdots+(2n-1) = n^2\]
P.S.: Scusate il ritardo. Probabilmente oggi ci sarà un secondo post.
P.P.S.: corretto l'errore segnalato nel commento: grazie mille!
P.S.: Scusate il ritardo. Probabilmente oggi ci sarà un secondo post.
P.P.S.: corretto l'errore segnalato nel commento: grazie mille!
lunedì 10 febbraio 2020
domenica 9 febbraio 2020
Topolino #3350: Con la gentilezza si ottiene tutto
Il numero, dalla copertina sanremese realizzata da Alessandro Perina, presenta in apertura due storie particolarmente divertenti e di buona qualità caratterizzate dalla presenza più o meno ingombrate di due personalità piuttosto particolari.
Un personaggio così diventa inevitabilmente fonte di gag divertenti per la coppia di colleghi e amici Manetta e Rock Sassi. Nucci, però, non risparmia neanche Topolino, che a differenza dei due poliziotti, nel momento di massima depressione, mentre Galateo è quasi sfuggito alle maglie della giustizia, ottiene l'idea risolutiva.
Ottima la prova di Davide Cesarello, che affianca Nucci ai disegni. Stilisticamente il tratto di Cesarello richiama ai classici animati disneyani dei primi anni Settanta del XX secolo (ad esempio Robin Hood o Pomi d'ottone e manici di scopa). Il tratto, dunque, è particolarmente gradevole e perfetto per i toni leggeri e divertenti della storia di Nucci, e forse la storia avrebbe giovato un po' di una maggiore varietà di animali antropomorfi sparsi tra i personaggi secondari e le comparse.
Tutta questione di galateo
Con la storia d'apertura Marco Nucci introduce a Topolinia un nuovo criminale, tale Galateo, che utilizza un potere piuttosto particolare per portare a compimento le sue rapine e soprattutto restare impunito: la gentilezza. La voce di Galateo, infatti, riesce a influenzare le persone con cui parla: utilizzando la cortesia e i modi garbati convince una cassiera di una banca e il direttore della stessa a consegnargli parte del contenuto del caveau.Un personaggio così diventa inevitabilmente fonte di gag divertenti per la coppia di colleghi e amici Manetta e Rock Sassi. Nucci, però, non risparmia neanche Topolino, che a differenza dei due poliziotti, nel momento di massima depressione, mentre Galateo è quasi sfuggito alle maglie della giustizia, ottiene l'idea risolutiva.
Ottima la prova di Davide Cesarello, che affianca Nucci ai disegni. Stilisticamente il tratto di Cesarello richiama ai classici animati disneyani dei primi anni Settanta del XX secolo (ad esempio Robin Hood o Pomi d'ottone e manici di scopa). Il tratto, dunque, è particolarmente gradevole e perfetto per i toni leggeri e divertenti della storia di Nucci, e forse la storia avrebbe giovato un po' di una maggiore varietà di animali antropomorfi sparsi tra i personaggi secondari e le comparse.
sabato 8 febbraio 2020
Il fantasy di Jean-Luc Istin: Elfi
Come scritto settimana scorsa, il progetto fantasy ideato da Jean-Luc Istin e Nicolas Jarry è un affresco complesso che, oltre alla serie principale, Elfi, si avvale di altre due serie collaterali, Nani e Orchi e Goblin. Visto che quest'ultimo serial non è ancora giunto in Italia, passo ad esaminare gli ultimi due volumi della storia principale, il 5 e il 6, che raccolgono i volumi originali che vanno dall'11 al 15. Prima, però, una introduzione generale alla struttura della serie.
Mentre il primo gruppo di cinque è servito per presentare i personaggi e fornire un contesto socio-economico al mondo di Elfi, il secondo gruppo entra nel vivo della storia che Istin, Jarry e i loro collaboratori hanno intenzione di narrare. Una strega dal passato, l'elfa nera Lah'saa, ritorna dalla prigione magica in cui i suoi resti e la sua anima erano stati rinchiusi dopo la sua sconfitta avvenuta eoni prima. La sua sete di potere e il suo desiderio di vendetta sono ciò che la spingono a creare un esercito apparentemente imbattibile: zombie o ghoul, per utilizzare il termine scelto da Istin e Jarry. La seconda cinquina ha visto l'avanzare inesorabile dell'elfa nera che, alla fine del sesto albo originale, l'inizio del terzo volume italiano, aveva preso possesso del corpo di Lanawyn, l'elfa blu che ha il potere di controllare la gemma delle acque.
Nel mondo degli Elfi esistono alcune gemme di potere, un po' come le gemme dell'infinito di marvelliana memoria, che permettono, a chi viene scelto dalla gemma, di controllare l'elemento corrispondente. Il piano di Lah'saa è abbastanza evidente sin dal suo primo comparire, e poi diventa esplicito con il proseguire della vicenda: radunare nelle sue mani il potere di tutte le gemme.
Un mondo di Elfi
La struttura di Elfi è al tempo stesso semplice e complessa. La storia si sviluppa attraverso una narrazione parallela che si concentra su un personaggio principale per albo circondato da una serie di altri di contorno, più o meno ricorrenti, più o meno importanti nell'economia della storia. Gli albi, a loro volta, si sviluppano in gruppi di cinque e ogni albo del gruppo si concentra su una delle cinque principali "razze" di elfi presenti nel mondo ideato da Istin: efli blu, elfi silvani, elfi bianchi, mezzelfi ed elfi neri.Mentre il primo gruppo di cinque è servito per presentare i personaggi e fornire un contesto socio-economico al mondo di Elfi, il secondo gruppo entra nel vivo della storia che Istin, Jarry e i loro collaboratori hanno intenzione di narrare. Una strega dal passato, l'elfa nera Lah'saa, ritorna dalla prigione magica in cui i suoi resti e la sua anima erano stati rinchiusi dopo la sua sconfitta avvenuta eoni prima. La sua sete di potere e il suo desiderio di vendetta sono ciò che la spingono a creare un esercito apparentemente imbattibile: zombie o ghoul, per utilizzare il termine scelto da Istin e Jarry. La seconda cinquina ha visto l'avanzare inesorabile dell'elfa nera che, alla fine del sesto albo originale, l'inizio del terzo volume italiano, aveva preso possesso del corpo di Lanawyn, l'elfa blu che ha il potere di controllare la gemma delle acque.
Nel mondo degli Elfi esistono alcune gemme di potere, un po' come le gemme dell'infinito di marvelliana memoria, che permettono, a chi viene scelto dalla gemma, di controllare l'elemento corrispondente. Il piano di Lah'saa è abbastanza evidente sin dal suo primo comparire, e poi diventa esplicito con il proseguire della vicenda: radunare nelle sue mani il potere di tutte le gemme.
venerdì 7 febbraio 2020
I rompicapi di Alice: Mappe a colori
Non ci è dato sapere l'anno in cui Lewis Carroll concepì il seguente giochino, giunto fino a noi grazie al suo biografo, Stewart Dodgson Collingwood. Il gioco, per due giocatori, è abbastanza semplice: disegnare la mappa di una regione inesistente suddivisa in provincie; colora (o segna nel suo territorio il nome del colore) utilizzando il minor numero possibile di colori, ricordandosi di rispettare la regola che due regioni confinanti non possono avere lo stesso colore. L'obiettivo di ciascun giocatore è costringere l'altro a utilizzare più colori possibile. La domanda allora è: quanti colori il primo giocatore può obbligare il secondo a utilizzare?
Il gioco di Carroll, forse ideato nella prima metà dei 1880, è molto probabilmente ispirato alla storia del teorema dei quattro colori, che iniziò giusto un paio di decenni prima della pubblicazione di Alice nel Paese delle Mervagilie.
Il gioco di Carroll, forse ideato nella prima metà dei 1880, è molto probabilmente ispirato alla storia del teorema dei quattro colori, che iniziò giusto un paio di decenni prima della pubblicazione di Alice nel Paese delle Mervagilie.
Una nazione a... pezze!
Nel 1852 Francis Guthrie, laureando allo University College di Londra, scrisse una lettera al fratello Frederick per proporgli un problema apparentemente semplice. Aveva sotto le mani una mappa in bianco e nero con indicate tutte le contee d'Inghilterra e, evidentemente per passare il tempo, iniziò a colorarla avendo l'accortezza di non colorare due regioni adiacenti con lo stesso colore. Aveva scoperto di essere in grado di colorare la mappa utilizzando solo quattro colori. A questo punto, come diceva qualcuno migliore di me qualche decennio fa, la domanda sorse spontanea:
E' possibile colorare qualsiasi mappa disegnata su un piano con quattro colori (o meno) in modo tale che due regioni con un confine comune non abbiano ma lo sesso colore?(5)Il motivo per cui il buon Francis decise di inviare al fratello questa curiosa domanda era abbastanza semplice: Frederick era uno degli studenti di Augustus De Morgan, rinomato matematico dell'epoca, famoso in particolare per le leggi di De Morgan, un gruppo di regole fondamentali per la logica booleana.
giovedì 6 febbraio 2020
Io sono febbraio
Seguendo l'idea del recupero di vecchie recensioni, dopo i due romanzi di Giorgio Fontana, passo a un piccolo libro abbastanza curioso e inconsueto in cui sono incappato diversi anni fa, Io sono Febbraio di Shane Jones.
Portato in Italia nel 2011 da Isbn, Light boxes, questo il titolo originale del romanzo, segna l'esordio di Jones, autore ad ogni modo piuttosto poco prolifico. Il romanzo è, in un certo senso, sfuggente quanto il protagonista del titolo, Febbraio, una sorta di vera e propria divinità, incarnazione stessa dell'inverno, che tiranneggia con la neve e il gelo il villaggio di Thaddeus Lowe. Quest'ultimo si unisce a un gruppo di compaesani per portare avanti la resistenza contro Febbraio e farla diventare una vera e propria ribellione per consentire alla cattiva stagione di andare finalmente via. E' significativo, in questo senso, l'uso delle maschere del medico della peste da parte dei congiuranti: da un lato è un modo per mascherare i propri volti, ma dall'altro è anche indicativo della necessità di dover curare qualcosa, nello specifico la natura che è rimasta bloccata in un'unica stagione e più metaforicamente il villaggio che non riesce a superare l'inverno. In questo senso la lettura metaforica di Io sono Febbraio viene anche avvalorata da alcune immagini metaletterarie legate all'identità di Febbraio stesso.
In questo senso il titolo italiano è, forse, più efficace ed evocativo di quello originale, riuscendo a trasmettere il mistero e la magia dietro quella che può essere considerata una sorta di distopia fantasy.
Portato in Italia nel 2011 da Isbn, Light boxes, questo il titolo originale del romanzo, segna l'esordio di Jones, autore ad ogni modo piuttosto poco prolifico. Il romanzo è, in un certo senso, sfuggente quanto il protagonista del titolo, Febbraio, una sorta di vera e propria divinità, incarnazione stessa dell'inverno, che tiranneggia con la neve e il gelo il villaggio di Thaddeus Lowe. Quest'ultimo si unisce a un gruppo di compaesani per portare avanti la resistenza contro Febbraio e farla diventare una vera e propria ribellione per consentire alla cattiva stagione di andare finalmente via. E' significativo, in questo senso, l'uso delle maschere del medico della peste da parte dei congiuranti: da un lato è un modo per mascherare i propri volti, ma dall'altro è anche indicativo della necessità di dover curare qualcosa, nello specifico la natura che è rimasta bloccata in un'unica stagione e più metaforicamente il villaggio che non riesce a superare l'inverno. In questo senso la lettura metaforica di Io sono Febbraio viene anche avvalorata da alcune immagini metaletterarie legate all'identità di Febbraio stesso.
In questo senso il titolo italiano è, forse, più efficace ed evocativo di quello originale, riuscendo a trasmettere il mistero e la magia dietro quella che può essere considerata una sorta di distopia fantasy.
mercoledì 5 febbraio 2020
Legge superiore
Quando con Andrea Bramini iniziamo a preparare l'intervista per Giorgio Fontana, che stava iniziando la sua collaborazione con Topolino, mi ero ripromesso di recuperare e leggere i due romanzi dello scrittore usciti per Sellerio. Dopo averli letti, però, ho lasciato a decantare per diversi anni la recensione e nel frattempo l'uscita di Giustizia per tutti ha, in qualche modo, fornito la spinta conclusiva per rimetterci mano e chiudere un discorso che attendeva ormai da un po'.
Per legge superiore e Morte di un uomo felice sono, stringi stringi, due procedurali: Fontana, infatti, si concentra su Roberto Doni, sostituto procuratore di Milano, impegnato in due indagini che conducono il protagonista e con lui il lettore a riflettere sulla giustizia stessa e sul suo legame con la legge. Il processo di riflessione non è né scontato né banale, e in certi punti alcune riflessioni sono al limite dell'anarchia, visto che quel che i due romanzi mi hanno la sciato è la sensazione che più che il rispetto pedissequo della legge a dover essere recuperato dalla nostra società è il senso di giustizia. Come le ultime polemiche in materia hanno tristemente confermato.
Per legge superiore e Morte di un uomo felice sono, stringi stringi, due procedurali: Fontana, infatti, si concentra su Roberto Doni, sostituto procuratore di Milano, impegnato in due indagini che conducono il protagonista e con lui il lettore a riflettere sulla giustizia stessa e sul suo legame con la legge. Il processo di riflessione non è né scontato né banale, e in certi punti alcune riflessioni sono al limite dell'anarchia, visto che quel che i due romanzi mi hanno la sciato è la sensazione che più che il rispetto pedissequo della legge a dover essere recuperato dalla nostra società è il senso di giustizia. Come le ultime polemiche in materia hanno tristemente confermato.
martedì 4 febbraio 2020
La trasformata di Abel
La trasformata di Abel, anche detta integrale di Abel, è una tecnica di trasformazione delle funzioni che fa uso degli integrali. Viene utilizzata in particolare nello studio delle funzioni a simmetria sferica.
Le sue principali applicazioni sono nell'analisi delle immagini: la trasformata di Abel, infatti, viene utilizzata per proiettare su un piano una funzione di emissione, ad esempio della luce di un oggetto, ricavando una forma geometrica generalmente simmetrica rispetto a un asse. Si può anche utilizzare la trasformata di Abel inversa per calcolare la funzione di emissione a partire dalla sua proiezione (ad esempio una scansione o una fotografia).
Trova applicazioni anche nella spettroscopia, in particolare nello studio degli spettri di assorbimento di sbuffi a simmetria cilindrica. In questo caso la trasformata di Abel fornisce la quantità di luce assorbita (assorbanza) lungo un dato raggio, mentre la trasformata inversa fornisce il coefficiente di assorbimento locale a una distanza $r$ dal centro.
La trasformata inversa di Abel, infine, ha assunto una fondamentale importanza nell'imaging a ioni e nell'imaging fotoelettrica.
Infine la trasformata di Abel, insieme con gli opportuni strumenti statistici, può essere utilizzata per lo studio dei cluster (gruppi) di galassie.
Le sue principali applicazioni sono nell'analisi delle immagini: la trasformata di Abel, infatti, viene utilizzata per proiettare su un piano una funzione di emissione, ad esempio della luce di un oggetto, ricavando una forma geometrica generalmente simmetrica rispetto a un asse. Si può anche utilizzare la trasformata di Abel inversa per calcolare la funzione di emissione a partire dalla sua proiezione (ad esempio una scansione o una fotografia).
Trova applicazioni anche nella spettroscopia, in particolare nello studio degli spettri di assorbimento di sbuffi a simmetria cilindrica. In questo caso la trasformata di Abel fornisce la quantità di luce assorbita (assorbanza) lungo un dato raggio, mentre la trasformata inversa fornisce il coefficiente di assorbimento locale a una distanza $r$ dal centro.
La trasformata inversa di Abel, infine, ha assunto una fondamentale importanza nell'imaging a ioni e nell'imaging fotoelettrica.
Infine la trasformata di Abel, insieme con gli opportuni strumenti statistici, può essere utilizzata per lo studio dei cluster (gruppi) di galassie.
Trasformata di Abel
\[F(y) = 2 \int_y^\infty \frac{f(r)r}{\sqrt{r^2 - y^2}} \,dr\]
Castagna, F., & Andreon, S. (2019). PreProFit: Pressure Profile Fitter for galaxy clusters. Astronomy & Astrophysics, 632, A22. doi:10.1051/0004-6361/201936487 (arXiv, github)
lunedì 3 febbraio 2020
Titani contro il male
Il supergruppo dei Teen Titans venne creato nel 1964 da Bob Haney e dall'italiano Bruno Premiani, facendo la sua prima apparizione su The Brave and the Bold #54. Era costituito dai così detti sidecick, le spalle adolescenti degli eroi principali: Robin, Wonder Girl, Kid Flash, Aqualad. E' abbastanza ovvia l'intenzione dell'editore di proporre una serie che si avvicinasse maggiormente alla cultura giovanile rispetto ai serial di eroi come Superman, Batman, Wonder Woman, Flash, e in cui i lettori potessero identificarsi meglio, come accadeva più facilmente con personaggi coevi come Spider-Man.
L'incarnazione più nota del gruppo, però, è quella che iniziò le pubblicazioni nel 1980 su The New Teen Titans #1: la nuova serie, scritta da Marv Wolfman per i disegni di George Perez, era costituita dagli originali Robin (Dick Grayson), Wonder Girl (Donna Troy), Kid Flash (Wally West), che però per età anagrafica iniziavano ad adattarsi molto poco ai loro nomi di battaglia originali, insieme con le nuove aggiunte di Beast Boy (Garfield Logan, che aveva esordito con la Doom Patrol), Starfire (la principessa aliena Koriand'r), Raven (Rachel Roth) e Cyborg (Victor Stone), questi ultimi creati da Wolfman e Perez su DC Comics Presents #26 proprio per diventare parte dei Titans.
Il supergruppo, oggi, non attira particolarmente le mie attenzioni come lettore, ma come spettatore, visto che è il protagonista di una serie dedicata, giunta alla sua seconda stagione e trasmessa su Netflix.
L'incarnazione più nota del gruppo, però, è quella che iniziò le pubblicazioni nel 1980 su The New Teen Titans #1: la nuova serie, scritta da Marv Wolfman per i disegni di George Perez, era costituita dagli originali Robin (Dick Grayson), Wonder Girl (Donna Troy), Kid Flash (Wally West), che però per età anagrafica iniziavano ad adattarsi molto poco ai loro nomi di battaglia originali, insieme con le nuove aggiunte di Beast Boy (Garfield Logan, che aveva esordito con la Doom Patrol), Starfire (la principessa aliena Koriand'r), Raven (Rachel Roth) e Cyborg (Victor Stone), questi ultimi creati da Wolfman e Perez su DC Comics Presents #26 proprio per diventare parte dei Titans.
Il supergruppo, oggi, non attira particolarmente le mie attenzioni come lettore, ma come spettatore, visto che è il protagonista di una serie dedicata, giunta alla sua seconda stagione e trasmessa su Netflix.
domenica 2 febbraio 2020
Topolino #3349: Al cuore del mistero
In effetti le tre storie principali di questo Topolino #3349 vanno tutte al cuore di un qualche mistero. Iniziamo con il mistero legato al Manuale delle Giovani Marmotte.
Successivamente arrivò Don Rosa che si occupò del Manuale in maniera più estensiva, prima aggiungendo le sue origini e successivamente il ruolo che rivestì nella fondazione del corpo delle Giovani Marmotte: il Manuale, infatti, venne redatto da Fenton Penworthy come sintesi dei volumi sopravvissuti della perduta Biblioteca di Alessandria. Conservato nella caverna sottostante al Forte Paperopoli, venne ritrovato da Cornelius Coot, fondatore della città, e da questi affidato al figlio Clinton Coot, che lo utilizzò come guida per il corpo delle Giovani Marmotte, di cui era il fondatore.
Un concentrato di conoscenza
Il gruppo di scout delle Giovani Marmotte fa il suo esordio nel 1950 sulle pagine di Paperino e l'E.S.S.B. di Carl Barks. Quest'ultimo viene anche considerato come l'ideatore del Manuale utilizzato dalle GM come piccolo tomo di consultazione contentente praticamente tutto lo scibile umano (o quanto meno un suo sunto). Barks utilizza uno strumento di questo genere, senza però nominarlo come Manuale delle GM, in Zio Paperone pesca lo Skirillione del 1954, ma è in Paperino novello pioniere, pubblicata nel 1953, di Carl Fallberg e Jack Bradbury che viene nominato per la prima volta il mitico Manuale.Successivamente arrivò Don Rosa che si occupò del Manuale in maniera più estensiva, prima aggiungendo le sue origini e successivamente il ruolo che rivestì nella fondazione del corpo delle Giovani Marmotte: il Manuale, infatti, venne redatto da Fenton Penworthy come sintesi dei volumi sopravvissuti della perduta Biblioteca di Alessandria. Conservato nella caverna sottostante al Forte Paperopoli, venne ritrovato da Cornelius Coot, fondatore della città, e da questi affidato al figlio Clinton Coot, che lo utilizzò come guida per il corpo delle Giovani Marmotte, di cui era il fondatore.
sabato 1 febbraio 2020
Il fantasy di Jean-Luc Istin: Nani
Il nome di Jean-Luc Istin non dovrebbe essere completamente ignoto agli amanti del fumetto francese, in particolare quello di genere fantasy. Dopo aver apprezzato il sui Druidi era dunque abbastanza scontato che iniziassi a leggere anche il suo progetto più ambizioso, Elfi, ideato insieme con Nicolas Jarry. Il progetto è costituito non solo dalla serie principale, Elfi, ma anche dalle due serie collaterali Nani e Orchi e Goblin. Mentre le prime due sono arrivate in Italia grazie a Panini Comics, che non ha ancora completato la pubblicazione del progetto (che in realtà si è concluso), Orchi e Goblin non è ancora giunta in Italia. Le tre serie sono costituite rispettivamente da 24, 14 e 6 volumi. Partirei con l'esame di questa serie, di cui sono rimasto un po' in arretrato con le letture (i volumi di cui scriverò tra questo e il prossimo articolo dedicato alla serie risalgono al 2018), con Nani, nella speranza che Panini riprenda la pubblicazione dei volumi della serie.