Il numero successivo ai festeggiamenti per il 90.mo di Topolino, pur avendo nel suo sommario la terza puntata della storia celebrativa scritta da
Francesco Artibani per la Egmont, perde il logo ufficiale del compleanno e torna più o meno alla solita
routine, con un sommario ricco di paperi, con l'unica eccezione della saga di Artibani e di una storia dedicata a Indiana Pipps. In questo caso, però, almeno la situazione migliora rispetto al solito, visto che l'avventura ha una lunghezza comparabile con le storie principali del numero, inclusa la prima puntata di
Droidi, nuova saga
pikappika di
Alessandro Sisti e
Claudio Sciarrone.
Iniziamo, però, con la storia d'apertura del numero:
Tre papere irresistibili
Limitandosi agli sceneggiatori maschili, l'autore che più di tutti, in particolare nell'universo papero, si è soffermato sulla parte femminile è indubbiamente
Marco Bosco. Indubbiamente confrontando le sue storie con altre simili scritte da sceneggiatrici (la prima che mi viene in mente è
Francesca Agrati) risultano abbastanza efficaci e moderne. Più o meno in punta di piedi anche
Vito Stabile, seguendo come nume ispiratore
Rodolfo Cimino, prova a esplorare questa parte dell'universo papero e con la storia disegnata da
Daniela Vetro si concentra sul trio Paperetta Yé-Yé, Paperina e Nonna Papera.
L'idea della storia è semplice: le tre papere, ognuna "gelosa" per motivi differenti, cercano di riconquistare i favori della migliore amica, del fidanzato e del garzone di fattoria, "distratti" rispettivamente da una visita da fuori città, un nuovo lavoro (peraltro ben pagato) come autista di una
star del cinema, e da una nuova vicina dalla passione culinaria. Allo scopo le tre intraprendono la ricerca della leggendaria
fonte dell'irresistibilità, ma non è tanto la ricerca della fonte a interessare Stabile, quanto le sue conseguenze.
Dei tre personaggi, il migliore risulta proprio Paperetta: mentre Paperina risulta ripiegata come sempre sul solito
cliché della donna che vuole che il suo fidanzato abbia solo occhi per lei, anche a scapito del lavoro (cosa che Paperina ha effettivamente fatto in varie occasioni, prima fra tutte la
barksiana Paperino estetista travolgente), Nonna Papera si mostra incredibilmente poco saggia e credulona laddove in altre occasioni, anche (e soprattutto) in storie
ciminiane, si è mostrata un "porto sicuro" dove ottenere consigli. Il personaggio di Elvira Coot ha, in effetti, grandi potenzialità, ma è un vero peccato che al momento al di fuori di Bosco siano state rare le occasioni per avere un approfondimento che raggiungesse il livello di
Nonna Papera Story, peraltro non accreditata ad alcun sceneggiatore specifico.
A questo c'è da aggiungere anche una Daniela Vetro non efficace come in altre occasioni: in particolare i personaggi sembrano, in molte occasioni, disegnati di fretta e con poca cura. Per rendersene conto basta confrontare la copertina con la vignetta a essa ispirata.
Nel complesso una storia leggera, tutto sommato non brutta, ma che forse non meritava l'apertura del numero.