Premio Nobel per la fisica del 2004 venne assegnato per la scoperta della libertà asintotica (vedremo più avanti). A scoprirla furono, indipendentemente uno dall'altro, Frank Wilczek, persona simpatica e affabile che ho avuto il piacere di ascoltare di persona in una conferenza a Milano, David Gross e Hugh David Politzer, forse il meno noto del trio, ma certo non meno interessante degli altri due.
Nato il 31 agosto del 1949 da due immigrati cecoslovacchi, Alan e Valerie Politzer, ha frequentato nell'ordine la Bronx High School of Science, l'università del Michigan e infine Harvard, dove ha conseguito il dottorato nel 1974 sotto Sidney Coleman, fisico teorico allievo di Murray Gell-Mann. E' proprio al periodo harvardiano che risale il suo primo articolo pubblicato: era il 1973 ed era già un lavoro da Nobel, visto che è proprio l'articolo in cui descrisse il meccanismo della libertà asintotica.
Come scritto all'inizio non fu l'unico. Dopo l'introduzione del modello a partoni, che permetteva di dare una spiegazione razionale allo zoo di particelle che era letteralmente esploso nei decenni precedenti grazie agli esperimenti, in particolare quelli con gli acceleratori di particelle, non si erano ancora osservati i quark in libertà. La cosa era, ovviamente, un po' strana, ma prorpio in quegli anni Politzer riuscì a descrivere un meccanismo convincente: l'interazione che teneva insieme i quark all'interno dei nucleoni, ovvero l'interazione forte, era tale da aumentare la sua intensità con la distanza. Questo implicava che i quark si sarebbero comportati come particelle libere solo a brevi distanze, impedendoci quindi di osservarli direttamente.
Il martedì 31 agosto 2021
lunedì 30 agosto 2021
La discendenza di Zeus
Come sappiamo dai miti che vengono raccontati dalle costellazioni (almeno quelli che sono chiaramente associabili alle leggende dell'antica Grecia), Zeus, il capo degli dei dell'Olimpo, non è mai stato particolarmente fedele alla sua sposa (nonché sorella) Era. Di tradimenti di Zeus i miti ce ne hanno tramandati molti, e anche di reazioni gelose di Era, ed è proprio con un soggetto del genere che gli autori di Blood of Zeus hanno deciso di giocare per realizzare una storia non narrata nei miti antichi. La serie animata, infatti, è ambientata proprio all'epoca della nascita di questi miti e racconta di uno dei figli di Zeus, Heron, uno dei tanti semidei disseminati dal dio olimpico. Questi, dopo essere rimasto nascosto con la madre per anni in una valle protetta dagli occhi di Era dalla magia di Zeus, scopre di essere figlio di quest'ultimo e viene coinvolto in una nuova guerra tra gli dei olimpici e i titani.
domenica 29 agosto 2021
Topolino #3431: Ricordando Carl Barks
All'interno di un ricco sommario di inediti, impreziosito dalla conclusione de L'ultima avventura di Reginella, è presente al centro dell'albo la ristampa de L'eredità di Paperino di Carl Barks. La storia, uscita nel 1949, è stata la protagonista di un curioso caso di un brevetto negato, nello specifico all'inventore Karl Kroyer, cui, nel 1964, era stato chiesto di risollevare una nave affondata nel mare di fronte alle coste del Kuwait. Su questa storia curiosa avevo scritto un articolo che è diventato la base per un nuovo video della serie Disney Comics&Science:
sabato 28 agosto 2021
L'amore è una questione diversa
Uno dei manga che sto leggendo in questo periodo è una storia a metà tra il fantasy e l'horror, al tempo stesso delicata, romantica e avventurosa: Girl from the other side. Non è però di questo che voglio "parlarvi", bensì di un'altra opera del mangaka in questione, Nagabe: Love from the other side.
Il volumetto è, in effetti, una raccolta di racconti, sei per la precisione, in qualche modo legati a Gftos, in cui l'autore esplora il tema dell'amore tra diversi. Per fare ciò utilizza la lente del rapporto tra gli esseri umani e i "mostri". In un paio di questi racconti troviamo effettivamente dei mostri, che presentano un elemento di umanità profondo, che scopriamo solo nel finale, in altri due i mostri sono degli animali veri e propri, e in altri due abbiamo due animali antropomorfi.
In generale i racconti presentano una costruzione narrativa e una struttura nella pagina e nell'ambientazione che ricorda da vicino Gftos: stile delicato, situazioni spiazzanti e piccole gag, un tratto preciso ma leggero all'interno di vignette che per lo più mostrano i personaggi e pochi altri dettagli dell'ambiente circostante, giusto quelli necessari per contestualizzare la situazione.
Una raccolta che diverte e fa riflettere e che potrebbe essere il miglior modo per avvicinarsi a Nagabe senza dover recuperare a tutti i costi la sua produzione seriale.
Il volumetto è, in effetti, una raccolta di racconti, sei per la precisione, in qualche modo legati a Gftos, in cui l'autore esplora il tema dell'amore tra diversi. Per fare ciò utilizza la lente del rapporto tra gli esseri umani e i "mostri". In un paio di questi racconti troviamo effettivamente dei mostri, che presentano un elemento di umanità profondo, che scopriamo solo nel finale, in altri due i mostri sono degli animali veri e propri, e in altri due abbiamo due animali antropomorfi.
In generale i racconti presentano una costruzione narrativa e una struttura nella pagina e nell'ambientazione che ricorda da vicino Gftos: stile delicato, situazioni spiazzanti e piccole gag, un tratto preciso ma leggero all'interno di vignette che per lo più mostrano i personaggi e pochi altri dettagli dell'ambiente circostante, giusto quelli necessari per contestualizzare la situazione.
Una raccolta che diverte e fa riflettere e che potrebbe essere il miglior modo per avvicinarsi a Nagabe senza dover recuperare a tutti i costi la sua produzione seriale.
giovedì 26 agosto 2021
Le foreste nel mondo
Era da un po' che ero curioso di capire se erano disponibili dati sulla superficie "verde" sulla Terra e sul suo andamento nel corso degli anni. Ed ecco un grafico realizzato dal World Bank Group su dati della Food and Agriculture Organization (in più: date un'occhiata al report The state of the world's forests). Purtroppo i dati partono dal 1998, ma mostrano comunque una discesa nel rapporto tra la superficie verde e il totale del suolo. Sul sito è anche possibile vedere la superficie coltivata, e anche questa è decisamente calata. Per una visualizzazione che, pur se non puntuale, descrive l'andamento della superficie occupata dalle foreste nel corso dei secoli, vi rimando a Our World in Data.
mercoledì 25 agosto 2021
La traiettoria di una boccia
Quello delle bocce è un gioco antico, sembra che risalga addirittura al tempi degli antichi greci. Il passo da gioco o passatempo a sport vero e proprio è stato sostanzialmente decretato nel corso del XX secolo. Ad ogni modo, al di là delle piccole differenze su cui non mi soffermo (ad esempio gli inglesi ci tengono a sottolineare che loro giocano a bowls mentre gli italiani a bocce), la sostanza del gioco non cambia in nessuna parte del mondo: i giocatori devono avvicinarsi il più possibile a una piccola pallina detta boccino usando delle palle più grandi, le bocce.
Vi scrivo questo perché, giusto ieri, mi è arrivato in timeline su twitter un estratto di una partita del campionato mondiale indoor di bocce (a quanto sembra quello dell'anno scorso, svoltosi prima dell'esplosione della pandemia in Europa). Nell'estratto del video si vede un colpo a effetto particolarmente preciso realizzato da Nick Brett, che come si vede da un video più lungo si è successivamente ripetuto con un tiro ancora più spettacolare, se possibile:
Vi scrivo questo perché, giusto ieri, mi è arrivato in timeline su twitter un estratto di una partita del campionato mondiale indoor di bocce (a quanto sembra quello dell'anno scorso, svoltosi prima dell'esplosione della pandemia in Europa). Nell'estratto del video si vede un colpo a effetto particolarmente preciso realizzato da Nick Brett, che come si vede da un video più lungo si è successivamente ripetuto con un tiro ancora più spettacolare, se possibile:
martedì 24 agosto 2021
Il diavolo nell'ascensore
A raccontare la storia è Ramirez, un addetto alla sicurezza del grattacielo all'interno del quale si svolge tutta l'azione. In realtà all'inizio non sappiamo chi sia, ma sappiamo di cosa ci sta parlando: del male e del diavolo. Per sottolineare le sue parole usa citazioni bibliche. Ad ogni buon conto tutto inizia con un uomo che si butta da una finestra. Il suo corpo, però, viene ritrovato in un altro posto e del caso si occupa il detective della polizia Bowden, che esaminando la scena riesce abbastanza velocemente a scoprire il palazzo da cui l'uomo è caduto (l'idea del suicidio si farà largo con il prosieguo delle deduzioni).
Nel frattempo cinque persone entrano nell'ascensore di quel palazzo e l'ascensore, nel percorso di salita, si blocca. Mentre l'addetto alle riparazioni cerca, inutilmente, di trovare il guasto, all'interno dell'ascensore la tensione tra gli imprigionati inizia a salire ed è più o meno a questo punto, quando cioé vediamo gli addetti alla sicurezza che, nella stanza delle telecamere, cercano di mantenere tranquille le persone intrappolate, scopriamo che la voce narrante è proprio Ramirez.
I cinque individui inizieranno a morire uno alla volta, mentre il palazzo sembra voler fare di tutto per impedire che vengano salvati. La situazione viene resa ancora più inquietante dai riferimenti biblici lasciati dal suicida e dai continui riferimenti di Ramirez al diavolo, convinto che una delle persone intrappolate è il diavolo. E sì, se avrete modo di vedere il film (al momento disponibile su Netflix), probabilmente capirete subito chi dei cinque è il diavolo. D'altra parte il punto centrale del film, quello che ci consegna la morale di tutta la vicenda, lo scopriremo solo nel finale. E sarà, effettivamente, una interessante rivelazione che alla fin fine varrà la visione del film, ancora più della scoperta dell'identità del diavolo.
Il film, di John Erick Dowdle con la sceneggiatura di Brian Nelson su soggetto di M. Night Shyamalan, è un concentrato di tensione sempre crescente, un gioco noir che smonta i personaggi e i loro aspetti più nascosti, un po' come i primi due film della serie The Cube con alcuni momenti puramente splatter, il tutto all'interno di un ambiente altamente claustrofobico.
Nel frattempo cinque persone entrano nell'ascensore di quel palazzo e l'ascensore, nel percorso di salita, si blocca. Mentre l'addetto alle riparazioni cerca, inutilmente, di trovare il guasto, all'interno dell'ascensore la tensione tra gli imprigionati inizia a salire ed è più o meno a questo punto, quando cioé vediamo gli addetti alla sicurezza che, nella stanza delle telecamere, cercano di mantenere tranquille le persone intrappolate, scopriamo che la voce narrante è proprio Ramirez.
I cinque individui inizieranno a morire uno alla volta, mentre il palazzo sembra voler fare di tutto per impedire che vengano salvati. La situazione viene resa ancora più inquietante dai riferimenti biblici lasciati dal suicida e dai continui riferimenti di Ramirez al diavolo, convinto che una delle persone intrappolate è il diavolo. E sì, se avrete modo di vedere il film (al momento disponibile su Netflix), probabilmente capirete subito chi dei cinque è il diavolo. D'altra parte il punto centrale del film, quello che ci consegna la morale di tutta la vicenda, lo scopriremo solo nel finale. E sarà, effettivamente, una interessante rivelazione che alla fin fine varrà la visione del film, ancora più della scoperta dell'identità del diavolo.
Il film, di John Erick Dowdle con la sceneggiatura di Brian Nelson su soggetto di M. Night Shyamalan, è un concentrato di tensione sempre crescente, un gioco noir che smonta i personaggi e i loro aspetti più nascosti, un po' come i primi due film della serie The Cube con alcuni momenti puramente splatter, il tutto all'interno di un ambiente altamente claustrofobico.
lunedì 23 agosto 2021
Zoo: la natura si ribella
Basata sull'omonimo romanzo di James Patterson e Michael Ledwidge, la serie Zoo si è sviluppata in un arco di tre stagioni per un totale di 39 episodi. Chiusasi con un finale aperto, la serie, che mi era stata consigliata da Netflix per aver visto Orphan Black, è stata cancellata dalla CBS a causa degli ascolti in caduta libera. E la cosa non è così incredibile.
Le premesse della serie sono identiche al libro: gli animali di tutto il mondo iniziano ad attaccare gli esseri umani. Mentre quelli selvaggi aumentano i loro attacchi, anche in cattività, anche quelli domestici iniziano a "ribellarsi" contro i loro padroni. E' sulle cause che la serie diverge dal libro: secondo la trama (il libro non l'ho letto) a modificare il comportamento degli animali sono state le attività umane, in particolare le comunicazioni radio e i sottoprodotti del petrolio; nella serie, invece, la storia risulta molto più complicata e fantascientifica, e per certi versi quasi più plausibile: esperimenti genetici condotti da una multinazionale che sta sempre più diffondendo prodotti contenenti un gene modificato in grado, a sua volta, di modificare il DNA di chi lo ingerisce.
Le premesse della serie sono identiche al libro: gli animali di tutto il mondo iniziano ad attaccare gli esseri umani. Mentre quelli selvaggi aumentano i loro attacchi, anche in cattività, anche quelli domestici iniziano a "ribellarsi" contro i loro padroni. E' sulle cause che la serie diverge dal libro: secondo la trama (il libro non l'ho letto) a modificare il comportamento degli animali sono state le attività umane, in particolare le comunicazioni radio e i sottoprodotti del petrolio; nella serie, invece, la storia risulta molto più complicata e fantascientifica, e per certi versi quasi più plausibile: esperimenti genetici condotti da una multinazionale che sta sempre più diffondendo prodotti contenenti un gene modificato in grado, a sua volta, di modificare il DNA di chi lo ingerisce.
domenica 22 agosto 2021
Topolino #3430: Un amore cosmico
Dopo il ritorno di Reginella ad opera di Bruno Enna e Giada Perissinotto, la gestione del personaggio era stata assegnata a Vito Stabile. Le storie realizzate, però, non avevano convinto molto, e non solo per le premesse che si trascinavano dietro dalla conclusione della storia di Enna: sia Reginella sia Paperino si erano dimenticati l'una dell'altro, e questo per impedire che il loro amore diventasse distruttivo per Pacificus.
Mi rendo conto che mi sto riferendo a un sentimento presente solo nella saga originale di Reginella, visto che, forse per pressioni della redazione, l'amore tra i due era diventata amicizia, un po' più forte del normale ma sempre amicizia. Ovviamente questa cosa salta subito all'occhio del lettore, visto che è solitamente l'amore a creare problemi di questa portata, e non l'amicizia.
Mi rendo conto che mi sto riferendo a un sentimento presente solo nella saga originale di Reginella, visto che, forse per pressioni della redazione, l'amore tra i due era diventata amicizia, un po' più forte del normale ma sempre amicizia. Ovviamente questa cosa salta subito all'occhio del lettore, visto che è solitamente l'amore a creare problemi di questa portata, e non l'amicizia.
sabato 21 agosto 2021
Metal: alla scoperta del metalverso
Mentre Death Metal prosegue le sue uscite in Italia, ho pensato bene di recuperare il crossover che lo ha preceduto, Dark Knights: Metal, storia in sei parti anch'essa offertaci da Scott Snyder per i disegni di Greg Capullo. Uscita tra la fine del 2017 e la prima metà del 2018, è stata recentemente raccolta in un pregevole cartonato dalla Panini Comics all'interno della serie DC Library. Pur non avendo alcun riferimento musicale, vista l'assenza degli Iron Maiden dalla band edition di Death Metal, ho pensato bene di riproporre anche per la recensione completa di Metal la struttura delle recensioni dei singoli albi di DM. Per cui diamo il via alla parte... metallica!
A parte lo stile heavy metal, la caratteristica principale del gruppo è la presenza immancabile, negli artwork dei loro album, di uno zombie in copertina, Eddie, diventato ormai la mascotte del gruppo. Ideato dall'artista Derek Riggs, oltre che dal suo creatore è stato illustrato anche da altri artisti, come ad esempio Mark Wilkinson, autore delle ultime due cover, o Melvyn Grant, il primo a disegnare Eddie dopo Riggs per la cover di Fear of the dark, nono album in studio della band. Ultimo album della prima parte della collaborazione con Dickinson, contiene una serie di canzoni memorabili, come la title track, o ancora Fear is the key, ispirata (se mi passate il termine) dalla morte di Freddie Mercury, e From Here to Eternity, che è proprio quella che vi presento qui sotto. Il motivo non è solo per il titolo evocativo, ma anche per il video, una sorta di road short movie a bordo di una motocicletta, un'immagine che in effetti ritroviamo in Death Metal.
Da qui all'eternità
Gli Iron Maiden sono uno dei due lati del dualismo metallico mondiale, con dall'altra parte i Metallica. Si potrebbe fare il paragone con l'altro grande dualismo musicale, quello tra Beatles e Rolling Stones, e d'altra parte se i Metallica sono statunitensi, gli Iron Maiden sono britannici. Fondati sul finire del 1975, hanno avuto un po' di cambi di formazione, anche se il fondatore è sempre rimasto in sella, il bassista Steve Harris. L'attuale cantante, invece, Bruce Dickinson, a parte una piccola pausa nel corso degli anni Novanta, sostituito da Blaze Bayley, è entrato nel gruppo nel 1981.A parte lo stile heavy metal, la caratteristica principale del gruppo è la presenza immancabile, negli artwork dei loro album, di uno zombie in copertina, Eddie, diventato ormai la mascotte del gruppo. Ideato dall'artista Derek Riggs, oltre che dal suo creatore è stato illustrato anche da altri artisti, come ad esempio Mark Wilkinson, autore delle ultime due cover, o Melvyn Grant, il primo a disegnare Eddie dopo Riggs per la cover di Fear of the dark, nono album in studio della band. Ultimo album della prima parte della collaborazione con Dickinson, contiene una serie di canzoni memorabili, come la title track, o ancora Fear is the key, ispirata (se mi passate il termine) dalla morte di Freddie Mercury, e From Here to Eternity, che è proprio quella che vi presento qui sotto. Il motivo non è solo per il titolo evocativo, ma anche per il video, una sorta di road short movie a bordo di una motocicletta, un'immagine che in effetti ritroviamo in Death Metal.
venerdì 20 agosto 2021
Evangelion: il manga è meglio (come sempre!)
Il franchise di Neon Genesis Evangelion ha attraversato il mondo dell'animazione per qualcosa come 26 anni. La serie televisiva originaria, infatti, esordì nell'ottobre del 1995, mentre l'ultimo film è arrivato proprio in questo 2021, dopo un'attesa di 9 anni dall'ultimo. Ciò che ho trovato per certi versi incomprensibile leggendo un paio di recensioni di Thrice Upon a Time (ad esempio Alessandro Apreda o Simone Rastelli) è la ricerca ossessiva di un finale diverso, in un certo senso compiuto, della serie televisiva originale. La ricerca di una conclusione che plachi gli animi degli appassionati della serie. E non so, forse faccio parte di quella parte di spettatori non piace pensare, per riprendere le parole di Zac Bertschy, o più semplicemente ho fruito la serie in maniera differente rispetto agli appassionati della prima ora: ho letto prima il manga tratto dalla serie animata.
Evangelion è innanzitutto una serie animata, ideata da Hideaki Anno e ambientata in un futuro tecnologicamente avanzato, ma molto vicino al nostro (2014-2015), in cui il genere umano deve affrontare l'attacco di una serie i mostri, chiamati Angeli, che attaccano in particolare il Giappone. Qui ha sede l'organizzazione che sta costruiendo gli Eva, dei robottoni con la potenza e le armi necessarie per contrastare gli Angeli. Già con gli Eva si intuisce che la serie fornisce al genere mecha una spinta in più: i robottoni ideati da Anno sono diversi nell'aspetto e per certi versi più plausibili. Le loro fattezze sono molto più snelle, umane si direbbe, rispetto ai mecha cui siamo normalmente abituati, mentre la loro fornitura di energia è legata a un cavo attaccato ai generatori della base della Nerv, l'istituto che li ha sviluppati e progettati. Se questo cavo si dovesse staccare, gli Eva hanno solo pochi minuti di autonomia.
Evangelion è innanzitutto una serie animata, ideata da Hideaki Anno e ambientata in un futuro tecnologicamente avanzato, ma molto vicino al nostro (2014-2015), in cui il genere umano deve affrontare l'attacco di una serie i mostri, chiamati Angeli, che attaccano in particolare il Giappone. Qui ha sede l'organizzazione che sta costruiendo gli Eva, dei robottoni con la potenza e le armi necessarie per contrastare gli Angeli. Già con gli Eva si intuisce che la serie fornisce al genere mecha una spinta in più: i robottoni ideati da Anno sono diversi nell'aspetto e per certi versi più plausibili. Le loro fattezze sono molto più snelle, umane si direbbe, rispetto ai mecha cui siamo normalmente abituati, mentre la loro fornitura di energia è legata a un cavo attaccato ai generatori della base della Nerv, l'istituto che li ha sviluppati e progettati. Se questo cavo si dovesse staccare, gli Eva hanno solo pochi minuti di autonomia.
giovedì 19 agosto 2021
L'uomo che creò Star Trek
Dopo aver scritto un lungo articolo dedicato alla trasposizione a fumetti della sceneggiatura originale di Harlan Ellison di uno degli episodi più amati della serie originale di Star Trek, e con tutto quello che in maniera diretta e indiretta ho scritto su Star Trek, in questo giorno in cui si celebra il 100.mo anniversario della nascita di Gene Roddenberry mi era rimasto ben poco da scrivere qui su DropSea.
Poi mi imbatto in The man who created Star Trek di James Van Hise, dove, tra le varie pagine, si trovano alcune curiosità e anche alcune fotografie interessanti, come ad esempio quella qui sotto con Roddenberry sul set del pilot di Genesis II, un nuovo progetto fantascientifico che però non ebbe lo stesso successo di Star Trek.
Poi mi imbatto in The man who created Star Trek di James Van Hise, dove, tra le varie pagine, si trovano alcune curiosità e anche alcune fotografie interessanti, come ad esempio quella qui sotto con Roddenberry sul set del pilot di Genesis II, un nuovo progetto fantascientifico che però non ebbe lo stesso successo di Star Trek.
mercoledì 18 agosto 2021
Antropico Weinberg
della scomparsa di Steven Weinberg, avvenuta il 23 luglio di quest'anno. Aveva vinto il Premio Nobel per la fisica nel 1979 insieme con Sheldon Lee Glashow e Abdus Salam
Una delle domande più scomode in comsologia al momento è come mai esistiamo. Non è così scontato che l'universo debba necessariamente essere ospitale per la vita. Ciò che stupisce è che le costanti fondamentali del nostro universo sono quelle giuste per rendere statisticamente probabile che, da qualche parte nel cosmo, ci siano le condizioni per avere un pianeta con della vita che vi scorrazza sopra. Piccole variazioni in una sola di queste costanti e questa probabilità diventa anche significativamente più bassa. Per spiegare questa coincidenza è stato proposto negli scorsi decenni il principio antropico, formulato in varie versioni, alcune più forti, altre più deboli.
Ho scoperto piuttosto tardi
per il loro contributo alla teoria sull'unificazione delle interazioni debole ed elettromagnetica delle particelle elementari, inclusa, tra le altre, la predizione della corrente neutra debole.In questo articolo di Nima Arkani-Hamed su Quanta Magazine viene citato il suo contributo alla discussione sulla costante cosmologica e al principio antropico.
Una delle domande più scomode in comsologia al momento è come mai esistiamo. Non è così scontato che l'universo debba necessariamente essere ospitale per la vita. Ciò che stupisce è che le costanti fondamentali del nostro universo sono quelle giuste per rendere statisticamente probabile che, da qualche parte nel cosmo, ci siano le condizioni per avere un pianeta con della vita che vi scorrazza sopra. Piccole variazioni in una sola di queste costanti e questa probabilità diventa anche significativamente più bassa. Per spiegare questa coincidenza è stato proposto negli scorsi decenni il principio antropico, formulato in varie versioni, alcune più forti, altre più deboli.
martedì 17 agosto 2021
Spawn, il primo film
Per anni Spawn è stato uno dei miei personaggi preferiti. L'idea dietro il personaggio era semplice ma potente: un ex-colonnello dell'esercito statunitense morto in azione (compiva missioni di spionaggio, in effetti) ritorna sulla Terra dopo cinque anni con indosso un costume senziente (un simbionte infernale, come si scoprirà poi in una storia scritta da Alan Moore) e un corpo necroplasmico strapieno di magia infernale, che però diminuisce man mano che viene utilizzata. Quando il contatore della magia giungerà a zero, Al Simmons ritornerà all'inferno con il compito di guidare l'esercito infernale di Malebolgia, il demone con cui ha stretto il patto. I termini dell'accordo sono semplici: Al Simmons viene rimandato sulla Terra per rivedere la moglie.
Il primo ciclo di storie, in cui Todd McFarlane costruisce la mitologia del personaggio, supportato da altri autori (oltre al già citato Moore, anche Frank Miller, Neil Gaiman, Grant Morrison) risulta fresco e potente. McFarlane, dopo anni di collaborazioni per la Marvel, e con alcune storie anche da autore completo, in particolare per Spider-Man, mette a frutto l'esperienza e si lancia in un progetto decisamente più complesso, ma su cui può avere un controllo molto maggiore, essendo il personaggio di sua creazione.
Non scendo oltre nei dettagli della nascita dell'Image Comics, ma la conseguenza dell'essere autore del proprio personaggio, permette a McFarlane di gestire anche i prodotti collaterali che iniziarono ad aggiungersi man mano che Spawn iniziava ad avere sempre maggior successo. Non solo serie di appoggio che espandevano l'universo spawniano, ma anche statuette, merchandising vario e soprattutto serie animate e un film per il cinema in live action.
Il primo ciclo di storie, in cui Todd McFarlane costruisce la mitologia del personaggio, supportato da altri autori (oltre al già citato Moore, anche Frank Miller, Neil Gaiman, Grant Morrison) risulta fresco e potente. McFarlane, dopo anni di collaborazioni per la Marvel, e con alcune storie anche da autore completo, in particolare per Spider-Man, mette a frutto l'esperienza e si lancia in un progetto decisamente più complesso, ma su cui può avere un controllo molto maggiore, essendo il personaggio di sua creazione.
Non scendo oltre nei dettagli della nascita dell'Image Comics, ma la conseguenza dell'essere autore del proprio personaggio, permette a McFarlane di gestire anche i prodotti collaterali che iniziarono ad aggiungersi man mano che Spawn iniziava ad avere sempre maggior successo. Non solo serie di appoggio che espandevano l'universo spawniano, ma anche statuette, merchandising vario e soprattutto serie animate e un film per il cinema in live action.
lunedì 16 agosto 2021
Misurare gli zeri di Riemann
Un grazie a Massimiliano Tanzini per la segnalazione su twitter
L'ipotesi, o forse si dovrebbe meglio dire la congettura di Riemann è legata al lavoro di Bernhard Riemann sui numeri primi, in particolare sulla loro distribuzione.
Riemann scoprì una funzione, oggi nota come zeta di Riemann, \[\zeta (x) = \prod_{p}^\infty \frac{1}{1 - p^{-x}}\] con $p$ numero primo.
La congettura afferma che
L'ipotesi, o forse si dovrebbe meglio dire la congettura di Riemann è legata al lavoro di Bernhard Riemann sui numeri primi, in particolare sulla loro distribuzione.
Riemann scoprì una funzione, oggi nota come zeta di Riemann, \[\zeta (x) = \prod_{p}^\infty \frac{1}{1 - p^{-x}}\] con $p$ numero primo.
La congettura afferma che
La parte reale di ogni radice non banale della funzione zeta è $1/2$.
domenica 15 agosto 2021
Topolino #3429: Nero come una Macchia
Era dai tempi di Darkenblot, conclusosi nel 2017 con Nemesis, che Macchia Nera non riceveva una storia degna della sua storia, almeno se si escludono le apparizioni nelle parodie, come ad esempio la serie dedicata a Pippo Nemo. Il personaggio, ideato da Merrill De Maris e Floyd Gottfredson sulle daily strip uscite nel corso del 1939 e successivamente raccolte nella storia Il mistero di Macchia Nera, aveva subito un uso più che altro umoristico sin dal suo passaggio sui comic book. E se Casty era riuscito a riprenderne le origini e aggiornarne gli interessi con Darkenblot, dopo questa incredibile saga il personaggio era ritornato in una qual certa mediocirtà. Lo stesso Marco Nucci aveva calcato la mano affiancanto per un paio di storie Sgrinfia al nemico pubblico numero uno del Calisota. Come però scopriamo in questo nuovo numero di Topolino era tutto funzionale al ritorno in grande stile del personaggio con Io sono Macchia Nera.
Siamo di fronte a una storia castyana come soggetto, ma con una narrazione molto più di genere: Nucci, infatti, calca la mano sui toni neri della storia, mettendo Topolinia sotto assedio con una pioggia amnesica. La cosa ironica della faccenda è che questa minaccia viene direttamente dalla saga di Mr. Vertigo, ma in quel caso era stata annunciata, ma Vertigo stesso non era in grado di produrre nulla del genere, mentre Macchia Nera non ha bisogno di dirlo in giro, semplicemente lo fa.
Siamo di fronte a una storia castyana come soggetto, ma con una narrazione molto più di genere: Nucci, infatti, calca la mano sui toni neri della storia, mettendo Topolinia sotto assedio con una pioggia amnesica. La cosa ironica della faccenda è che questa minaccia viene direttamente dalla saga di Mr. Vertigo, ma in quel caso era stata annunciata, ma Vertigo stesso non era in grado di produrre nulla del genere, mentre Macchia Nera non ha bisogno di dirlo in giro, semplicemente lo fa.
Questo è solo l'inizio
sabato 14 agosto 2021
All-Star Batman e Robin: Guida alla distruzione di un mito
Dopo aver finalmente letto All-Star Superman, visto che Panini Comics ha ristampato in un'unica soluzione anche l'altra serie uscita sotto la stessa etichetta, mi è sembrata cosa buona e giusta rileggere anche l'unico altro uscito all'epoca, All-Star Batman and Robin.
L'etichetta degli All-Star cercò di mettere insieme due esigenze: la prima quella di rispondere all'etichetta Ultimate della Marvel, con nuove visioni dei personaggi DC Comics; la seconda quella di strizzare l'occhio ai nostalgici e ai cultori del fumetto supereroistico con un titolo che richiamasse alla storia gloriosa dell'editore. La testata All Star Comics era un antologico che uscì tra il 1940 e il 1951, per poi essere riproposto durante la silver age tra il 1976 e il 1978, dove esordì, tra gli altri, la Justice Society, il primo supergruppo, antesignano sia della Justice League sia degli Avengers. L'idea dell'etichetta All-Star era dunque quella di proporre serie sganciate dall'usuale continuity per presentare delle versioni alternative dei personaggi. Oltre alle serie dedicate a Superman e a Batman e Robin erano infatti previste anche All-Star Wonder Woman, All-Star Batgirl e All-Star Green Lantern. L'etichetta naufragò miseramente, forse a causa proprio di All-Star Batman and Robin e questo nonostante gli autori coinvolti nella serie: Frank Miller e Jim Lee.
In maniera indiretta è quest'ultimo a essersi preso le responsabilità del fallimento: l'albo, infatti, ebbe numerosi ritardi e i 10 numeri che uscirono vennero pubblicati nell'arco di 3 anni. Questi ritardi, come spiegò Lee, erano dovuti soprattutto al suo coinvolgimento nello sviluppo del videogioco DC Universe Online. C'è da dire, però, che se effettivamente l'editore avesse creduto nell'etichetta, probabilmente avrebbe dato seguito all'annunciato Dark Knight: Boy Wonder, che avrebbe dovuto concludere la storia di Miller. La cosa, però, non ebbe seguito. D'altra parte nel 2010 la DC diede il via a Earth One, un'etichetta che ha avuto un successo decisamente maggiore.
Quando la serie arrivò in Italia, il licenziatario dei diritti DC Comics era la Planeta DeAgostini, che decise di pubblicare la serie in un'unica soluzione: un cartonato di pregevole fattura, leggermente più grande rispetto agli albi di supereroi standard: era sostanzialmente l'analogo volume originale uscito l'anno prima, e che ovviamente per limiti temporali non poteva contenere il 10 numero della serie, ma nel complesso la sua aggiunta non avrebbe spostato di una virgola il giudizio generale: i soldi peggio spesi per un fumetto di supereroi e non solo.
L'etichetta degli All-Star cercò di mettere insieme due esigenze: la prima quella di rispondere all'etichetta Ultimate della Marvel, con nuove visioni dei personaggi DC Comics; la seconda quella di strizzare l'occhio ai nostalgici e ai cultori del fumetto supereroistico con un titolo che richiamasse alla storia gloriosa dell'editore. La testata All Star Comics era un antologico che uscì tra il 1940 e il 1951, per poi essere riproposto durante la silver age tra il 1976 e il 1978, dove esordì, tra gli altri, la Justice Society, il primo supergruppo, antesignano sia della Justice League sia degli Avengers. L'idea dell'etichetta All-Star era dunque quella di proporre serie sganciate dall'usuale continuity per presentare delle versioni alternative dei personaggi. Oltre alle serie dedicate a Superman e a Batman e Robin erano infatti previste anche All-Star Wonder Woman, All-Star Batgirl e All-Star Green Lantern. L'etichetta naufragò miseramente, forse a causa proprio di All-Star Batman and Robin e questo nonostante gli autori coinvolti nella serie: Frank Miller e Jim Lee.
In maniera indiretta è quest'ultimo a essersi preso le responsabilità del fallimento: l'albo, infatti, ebbe numerosi ritardi e i 10 numeri che uscirono vennero pubblicati nell'arco di 3 anni. Questi ritardi, come spiegò Lee, erano dovuti soprattutto al suo coinvolgimento nello sviluppo del videogioco DC Universe Online. C'è da dire, però, che se effettivamente l'editore avesse creduto nell'etichetta, probabilmente avrebbe dato seguito all'annunciato Dark Knight: Boy Wonder, che avrebbe dovuto concludere la storia di Miller. La cosa, però, non ebbe seguito. D'altra parte nel 2010 la DC diede il via a Earth One, un'etichetta che ha avuto un successo decisamente maggiore.
Quando la serie arrivò in Italia, il licenziatario dei diritti DC Comics era la Planeta DeAgostini, che decise di pubblicare la serie in un'unica soluzione: un cartonato di pregevole fattura, leggermente più grande rispetto agli albi di supereroi standard: era sostanzialmente l'analogo volume originale uscito l'anno prima, e che ovviamente per limiti temporali non poteva contenere il 10 numero della serie, ma nel complesso la sua aggiunta non avrebbe spostato di una virgola il giudizio generale: i soldi peggio spesi per un fumetto di supereroi e non solo.
venerdì 13 agosto 2021
Donnie Darko
Ambientato nel 1988, Donnie Darko, film scritto e diretto da Richard Kelly, usciì nel 2001, ma arrivò in Italia solo del 2004, anno in cui venne presentato fuori concorso alla mostra del cinema di Venezia. Il film, che arrivò alla fine di quell'anno, venne presentato come un capolavoro, ma nel corso di questi 17 anni non sono mai riuscito a vederlo, fino a che, grazie a Rai Play, ho finalmente recuperato la mancanza. La versione che ho visto è quella originale, la prima uscita nelle sale, e non la director's cut del 2004, che in Italia è uscita solo in dvd.
La pellicola, classificata come fantascienza psicologica, ruota intorno alle vicende di Donald "Donnie" Darko, interpretato da Jake Gyllenhaal, un adolescente che soffre di schizofrenia, che cerca di tenere sotto controllo con farmaci appositi e con la guida di una psicologa, Lilian Thurman. La notte del 2 ottobre del 1988, mentre il padre si addormenta guardando il confronto elettorale da Geroge Bush sr. e Michael Dukakis, e giusto pochi attimi dopo che Elisabeth, la primogenita, è rincasata da un'uscita fuori, sulla casa dei Darko si abbate il motore di un aereo. Gli effetti sono devastanti: distrugge il tetto e finisce per rovinare nella stanza di Donnie, esattamente sopra il suo letto. Per fortuna di quest'ultimo, però, il ragazzo era stato preda di uno dei suoi soliti attacchi di sonnambulismo, risvegliandosi il giorno dopo con sul braccio scritto con un pennarello il countdown per la fine del mondo: 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. A consegnarli questa informazione è stato, nel delirante vagabondaggio sonnambolico di Donnie, un essere vestito con un costume integrale da coniglio grigio con un ghigno inquietante sulla faccia.
Già solo questi elementi costituirebbero un ottimo inizio per qualunque film. Donnie Darko, però, oscilla per tutta la pellicola tra il racconto surreale delle vicende di un ragazzo schizofrenico che sta cercando di districarsi tra le allucinazioni che lo tormentano nel corso dei 28 giorni successivi, e l'idea che queste allucinazioni non siano, in realtà, indotte dalla sua malattia. Il finale, in cui il motore cade realmente addosso a Donnie mentre si trova nel suo letto, sembra quasi suggerire che l'intera pellicola sia stata, in realtà, l'ultimo deliro premorte del ragazzo. Ci sono, però, alcuni elementi che suggerirebbero, invece, una lettura un po' più fantascientifica.
La pellicola, classificata come fantascienza psicologica, ruota intorno alle vicende di Donald "Donnie" Darko, interpretato da Jake Gyllenhaal, un adolescente che soffre di schizofrenia, che cerca di tenere sotto controllo con farmaci appositi e con la guida di una psicologa, Lilian Thurman. La notte del 2 ottobre del 1988, mentre il padre si addormenta guardando il confronto elettorale da Geroge Bush sr. e Michael Dukakis, e giusto pochi attimi dopo che Elisabeth, la primogenita, è rincasata da un'uscita fuori, sulla casa dei Darko si abbate il motore di un aereo. Gli effetti sono devastanti: distrugge il tetto e finisce per rovinare nella stanza di Donnie, esattamente sopra il suo letto. Per fortuna di quest'ultimo, però, il ragazzo era stato preda di uno dei suoi soliti attacchi di sonnambulismo, risvegliandosi il giorno dopo con sul braccio scritto con un pennarello il countdown per la fine del mondo: 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. A consegnarli questa informazione è stato, nel delirante vagabondaggio sonnambolico di Donnie, un essere vestito con un costume integrale da coniglio grigio con un ghigno inquietante sulla faccia.
Già solo questi elementi costituirebbero un ottimo inizio per qualunque film. Donnie Darko, però, oscilla per tutta la pellicola tra il racconto surreale delle vicende di un ragazzo schizofrenico che sta cercando di districarsi tra le allucinazioni che lo tormentano nel corso dei 28 giorni successivi, e l'idea che queste allucinazioni non siano, in realtà, indotte dalla sua malattia. Il finale, in cui il motore cade realmente addosso a Donnie mentre si trova nel suo letto, sembra quasi suggerire che l'intera pellicola sia stata, in realtà, l'ultimo deliro premorte del ragazzo. Ci sono, però, alcuni elementi che suggerirebbero, invece, una lettura un po' più fantascientifica.
giovedì 12 agosto 2021
The Giver: Felice distopia chimica
The Giver, di Phillip Noyce uscito nel 2014, ha un che di dickiano. Basato sull'omonimo romanzo di Lois Lowry (primo di una serie di quattro), racconta di un mondo post-apocalittico, ma non nel senso classico del termine, ma di una società che quell'apocalisse non meglio identificata l'ha superata. La storia è ambientata in una comunità piuttosto vasta, ma comunque ridotta rispetto a quanto siamo abituati, in cui sono state eliminate tutte le fonti di conflitto: invidia, competizione, gioia, amore. L'idea di base è che sottraendo tutto ciò al genere umano, si possa in questo modo impedire l'insorgere della violenza.
Per sottolineare la cosa la pellicola è girata all'inizio in bianco e nero, un po' come in Pleasantville: anche se la storia era sostanzialmente differente, l'idea dietro il bianco e nero è simile, ovvero quella di sottolineare una società tutto sommato uniformata che non è in grado di apprezzare le miriadi di sfumature presenti nell'animo umano.
Il protagonista, Jonas, fa parte di un'unità familiare, composta da due genitori e da una sorella più piccola. Non sono suoi parenti per linea genetica: queste famiglie non sono costituite per libera scelta, ma attraverso delle decisioni che vengono prese dagli anziani secondo regole ben precise. Persino la sopravvivenza dei neonati è decisa da regole, in questo caso il peso del bambino. I neonati scartati vengono uccisi, ma avendo eliminato qualsiasi sentimento umano, la società e chi materialmente compie l'omicidio non prova alcun senso di colpa, non rendendosi realmente conto di quello che sta facendo.
Al compimento del suo 18.mo anno d'età, Jonas partecipa, insieme con gli altri diciottenni, alla cerimonia di assegnazione del suo compito, e lì scopre che il suo destino è quello di essere uno dei membri più importanti della comunità: il prossimo Accoglitore di Memorie, ovvero colui cui vengono affidate le memorie di tutto il genere umano. Prima, però, dovrà essere addestrato dal precedente Accoglitore, che per l'occasione diventa il Donatore.
Il protagonista, Jonas, fa parte di un'unità familiare, composta da due genitori e da una sorella più piccola. Non sono suoi parenti per linea genetica: queste famiglie non sono costituite per libera scelta, ma attraverso delle decisioni che vengono prese dagli anziani secondo regole ben precise. Persino la sopravvivenza dei neonati è decisa da regole, in questo caso il peso del bambino. I neonati scartati vengono uccisi, ma avendo eliminato qualsiasi sentimento umano, la società e chi materialmente compie l'omicidio non prova alcun senso di colpa, non rendendosi realmente conto di quello che sta facendo.
Al compimento del suo 18.mo anno d'età, Jonas partecipa, insieme con gli altri diciottenni, alla cerimonia di assegnazione del suo compito, e lì scopre che il suo destino è quello di essere uno dei membri più importanti della comunità: il prossimo Accoglitore di Memorie, ovvero colui cui vengono affidate le memorie di tutto il genere umano. Prima, però, dovrà essere addestrato dal precedente Accoglitore, che per l'occasione diventa il Donatore.
mercoledì 11 agosto 2021
Perseidi: le stelle cadenti dell'estate
Tradizionalmente la "notte delle stelle cadenti" viene identificata con il 10 agosto. Le "stelle cadenti" in realtà sono lo sciame meteorico noto come Perseidi. Per le "stelle cadenti" di questo 2021 ho pensato bene di realizzare un breve video dedicato alle Perseidi a partire dall'Astrografica dello scorso anno:
martedì 10 agosto 2021
Una città su Ganimede
Ganimede è uno dei satelliti di Giove, uno di quelli osservati il 7 gennaio del 1610 da Galileo Galilei. L'idea che anche Marte avesse dei satelliti ha all'incirca origine nella stessa epoca. Sembra infatti che Johannes Kepler male interpretò un appunto di Galileo su quelli che poi si sarebbe scoperto essere gli anelli di Saturno, supponendo che Galilei avesse osservato anche degli indizi relativi a satelliti marziani. Questi ultimi, però, vennero scoperti nel 1877 da Asaph Hall: Deimos, il 12 agosto, e Phobos, il 18 agosto. La cosa era abbastanza nota nel 1927 quando sul primo numero dell'anno di Popular Mechanics venne pubblicata l'immagine di una città futuristica costruita sulla più piccola delle lune marziane, Ganymeade, le cui dimensioni indicate nella rivista sono compatibili con quelle di Deimos, che è poco più della metà di Phobos.
Si potrebbero fare varie ipotesi: il redattore non era a conoscenza delle lune di Marte, oppure nell'idea di chi propose l'immagine, quella doveva essere una luna artificiale, o una luna acquisita dal pianeta in un lontano futuro. Ad ogni buon conto l'immagine è decisamente interessante, anche perché suggerisce che la città marziana ricopra l'intera superficie del satellite.
Mi sono imbattuto in questa curiosità mentre cercavo una immagine di un insediamento futuristico marziano da abbinare all'articolo sugli sport di squadra nello spazio nella serie delle Olimpiadi spaziali. E ora ve la ripropongo anche come curiosa idea fantascientifica, ottima per introdurvi a Destinazione Futuro e al centenario di Gene Roddenberry, ormai sempre più vicino!
Si potrebbero fare varie ipotesi: il redattore non era a conoscenza delle lune di Marte, oppure nell'idea di chi propose l'immagine, quella doveva essere una luna artificiale, o una luna acquisita dal pianeta in un lontano futuro. Ad ogni buon conto l'immagine è decisamente interessante, anche perché suggerisce che la città marziana ricopra l'intera superficie del satellite.
Mi sono imbattuto in questa curiosità mentre cercavo una immagine di un insediamento futuristico marziano da abbinare all'articolo sugli sport di squadra nello spazio nella serie delle Olimpiadi spaziali. E ora ve la ripropongo anche come curiosa idea fantascientifica, ottima per introdurvi a Destinazione Futuro e al centenario di Gene Roddenberry, ormai sempre più vicino!
lunedì 9 agosto 2021
La stella di Pinocchio (o quasi)
Tra le foto che Stefano Capretti ha inviato per il cielo del mese di agosto, ce n'è una di Valeriano Antonini di Vega, la seconda stella più brillante del cielo settentrionale, appartenente alla costellazione della Lira. La foto di Valeriano, così come quella di Stephen Rahn che abbino alla fine di questo articolo, mi ha subito fatto venire in mente un flash: la stella cui Geppetto rivolge il suo desiderio all'inizio del Pinocchio disneyano del 1940 per chiedere di dare la vita al suo burattino.
domenica 8 agosto 2021
Topolino #3428: Indagine olimpica
Con una programmazione forse poco accorta, L'oscura finale, il giallo sportivo, anche se non ufficialmente olimpico, di Tito Faraci e Libero Ermetti partito settimana scorsa, non si conclude questa settimana, in concomitanza con l'ultima settimana olimpica. La cosa, ovviamente, è confortante, visto che Faraci propone un soggetto che giustamente non può e non deve essere sviluppato in appena due episodi. Ad ogni buon conto Tiri poco sportivi si rivela conforme alle attese della scorsa settimana: Topolino affronta il misterioso sabotatore dei giochi del Calisota in una trama tipicamente action.
sabato 7 agosto 2021
Batman Death Metal: Sepultura
Raphael Albuquerque fa, tutto sommato, una copertina piuttosto convenzionale per la band edition del quinto numero di Death Metal. I protagonisti sono i Sepultura, con il Batman che ride che campeggia sopra di loro. Niente di realmente paragonabile a quanto avvenuto con le altre copertine della band edition, in particolare quelle dedicate a Opeth e Lacuna Coil, ma meglio di quello che sembra sarà la copertina dedicata ai Dream Theather. Vedremo quando il risultato verrà stampato sul cartoncio della cover del sesto albo del crossover. Ora, però, immergiamoci tra le pagine de L'uomo senza domani, ma soprattutto della musica dei Sepultura.
Della loro discografia ho intenzione di recuperare Roots del 1996, considerato la commistione del genere metal con la musica folkloristica degli indigeni brasiliani. Per l'occasione di questo articolo, invece, ho ascoltato Machine Messiah del 2017 e soprattutto Quadra del 2020, che viene considerato da Kisser come l'album che più di tutti sintetizza le varie anime dei Sepultura che si sono sviluppate nel corso dei trent'anni e più di attività. La conclusione dell'ascolto è quella di una band che, nonostante tutte le influenze ufficiali, è sostanzialmente arrivata a uno stile che ricorda molto da vicino i Metallica, ma con le influenze death metal. Non mancano, però, le altre influenze collaterali, come quelle provenienti dalla musica indigena brasiliana, o persino il symphonic metal presente in Guardians of Earth, pezzo a tema ecologista potente e con elementi sinfonici e acustici che si mescolano e si fondono in maniera ottimale con l'anima metal del gruppo:
Guardiani della Terra
Fondati nel 1984 dai fratelli Max e Igor Cavalera, rispettivamente voce e batterista della band, i Sepultura sono una band brasialiana death metal che conoscevo solo di nome, senza avere mai ascoltato nulla di loro fino all'uscita dell'albo. Iniziando a prepararmi avevo ascoltato qualcosa del repertorio realizzato dalla formazione iniziale, di cui l'unico "sopravvissuto" è il solo Paulo Jr., il bassista. Entrambi i fratelli Cavalera, infatti, hanno abbandonato il gruppo: Max nel 1996, sostituito nel 1998 da Derrick Green, attuale voce del gruppo, e Igor nel 2006, sostituito prima da Jean Dolabella e poi nel 2011 da Eloy Casagrande, ancora a bordo della band. A completare la formazione ecco Andreas Kisser, chitarrista, considerato il leader dei Sepultura, salito a bordo nel 1987, all'epoca del secondo album della band, Schizophrenia, e sostituto di Max Cavalera anche alla voce per i due anni di transizione tra la prima era vocale e quella attuale.Della loro discografia ho intenzione di recuperare Roots del 1996, considerato la commistione del genere metal con la musica folkloristica degli indigeni brasiliani. Per l'occasione di questo articolo, invece, ho ascoltato Machine Messiah del 2017 e soprattutto Quadra del 2020, che viene considerato da Kisser come l'album che più di tutti sintetizza le varie anime dei Sepultura che si sono sviluppate nel corso dei trent'anni e più di attività. La conclusione dell'ascolto è quella di una band che, nonostante tutte le influenze ufficiali, è sostanzialmente arrivata a uno stile che ricorda molto da vicino i Metallica, ma con le influenze death metal. Non mancano, però, le altre influenze collaterali, come quelle provenienti dalla musica indigena brasiliana, o persino il symphonic metal presente in Guardians of Earth, pezzo a tema ecologista potente e con elementi sinfonici e acustici che si mescolano e si fondono in maniera ottimale con l'anima metal del gruppo:
venerdì 6 agosto 2021
Le grandi domande della vita: Un costume per nuotare
Nell'articolo di sabato scorso delle Olimpiadi Spaziali ci siamo occupati del nuoto, disciplina che peraltro alle Olimpiadi vere ha portato all'Italia (per ora) il maggior numero di medaglie, 7, anche se nessuna d'oro. Nell'articolo ci siamo, però, occupati anche di una disciplina acquatica un po' più tecnica come quella dei tuffi.
Il semplice gesto di cadere da altezze così piccoli, porta a un tempo di caduta dell'ordine del secondo: questo giusto per dare il livello di difficoltà della disciplina, che quindi spinge gli alteti a realizzare figure più o meno complesse in tempi molto brevi. Generalmente queste figure implicano la rotazione in aria del corpo del tuffatore, che poi deve distendersi completamente prima di entrare in acqua, cosa necessaria per evitare di spanciare e ridurre al minimo possibile gli schizzi dovuti all'ingrasso.
Tuffarsi su Titano
Non solo Titano, ma anche Encelado, due delle lune di Saturno dotate di fluidi al cui interno è possibile tuffarsi e nuotare. Iniziamo, però, dai tuffi. La vittoria nella disciplina olimpica si gioca sulla capacità degli atleti nell'eseguire figure il più complesse possibile nel tempo che viene loro concesso dalla caduta. Tecnicamente i tuffatori si danno una spinta verso l'alto, per poi lanciarsi contro la superficie dell'acqua della piscina sottostante. Nel caso di un tuffo dal trampolino questa prima fase risulta semplificata e consente, così, una quota decisamente superiore rispetto a quella della partenza (abbiamo due differenti discipline: 3 m e 10 m, che vengono svolte sia in singolo sia in sincrono), mentre nel tuffo dalla piattaforma gli atleti possono confidare solo nella forza dei loro muscoli per riuscire a saltare quei centimetri più in alto che gli permetterebbero di portare a termine i volteggi previsti (anche nel caso della piattaforma abbiamo 3 e 10 metri).Il semplice gesto di cadere da altezze così piccoli, porta a un tempo di caduta dell'ordine del secondo: questo giusto per dare il livello di difficoltà della disciplina, che quindi spinge gli alteti a realizzare figure più o meno complesse in tempi molto brevi. Generalmente queste figure implicano la rotazione in aria del corpo del tuffatore, che poi deve distendersi completamente prima di entrare in acqua, cosa necessaria per evitare di spanciare e ridurre al minimo possibile gli schizzi dovuti all'ingrasso.
giovedì 5 agosto 2021
Coffee & Kareem
HoHo passato il martedì in viaggio per tornare giù, in Calabria, per l'estate, e poi il mercoledì di riposo. O qualcosa del genere. Però, martedì sera, abbiamo deciso di vedere un film in famiglia, e la scelta è caduta sulla commedia d'azione Coffee & Kareem di Michael Dowse. I due protagonisti principali, quelli che danno il titolo alla pellicola, sono il poliziotto un po' imbranato Coffee e il dodicenne Kareem, figlio della fidanzata di Coffee. Il ragazzino, un chiacchierone dall'eloquio "leggermente" sboccato, non prende molto bene la relazione tra la madre e il poliziotto, sia perché quest'ultimo fa parte delle forze dell'ordine, sia perché è bianco. Alla trama iniziale di Kareem che prova ad allontanare Coffee dalla madre, si innesta la più tipica trama di genere della polizia corrotta, con Coffee che diventa il perfetto capro espiatorio. Effettivamente il soggetto risulta abbastanza interessante di per se, almeno per un poliziesco, e viene portato avanti con un ritmo abbastanza incessante, ma risulta abbastanza evidente che l'intento del film è quello di divertire. Infarcito di gag e di situazioni divertenti, va effettivamente preso per quello che è: un'oretta e mezza per staccare il cervello e farsi un paio di sane risate. E dopo un viaggio sul treno direi che è proprio quel che ci voleva!
lunedì 2 agosto 2021
Una corsa contro il vento
Scusate il titolo poetico, ma come potrete immaginare sto per scrivere le classiche due righe peraltro scientifiche sull'impresa delle imprese: la finale dei 100 m piani alle Olimpiadi.
Quella dei 100 m è la gara più affascinante e seguita in tutte le competizioni olimpiche. Stiamo parlando di otto alteti che sprigionano la potenza dei loro muscoli in una corsa che dura poco meno di dieci secondi. E il vincitore è per quattro anni campione olimpico (quest'anno qualcosa di meno) e per un paio d'anni, ovvero fino ai mondiali, uno dei velocisti di riferimento. Gli sprinter dopo anni di dominio da parte di Usain Bolt, the fastest man alive (e per me continuerà a esserlo fino a che il suo record non verrà battuto), ora che l'esplosivo e simpaticissimo giamaicano si è ritirato, nel 2017, è alla ricerca di un nuovo punto di riferimento. Al momento, in questo interregno, abbiamo trovato Justin Gatlin, uno dei più acerrimi rivali di Bolt, e Christian Coleman, giovane sprinter statunitense la cui carriera è al momento in sospeso causa doping.
E giusto da un paio di giorni abbiamo un altro pretendente al trono, l'italiano Marcell Jacobs vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Tokyo con un tempo di tutto rispetto, un 9"80 che è una delle dieci migliori prestazioni di tutti i tempi (oltre che nuovo record italiano ed europeo). Qual è, però, la fisica della corsa?
Quella dei 100 m è la gara più affascinante e seguita in tutte le competizioni olimpiche. Stiamo parlando di otto alteti che sprigionano la potenza dei loro muscoli in una corsa che dura poco meno di dieci secondi. E il vincitore è per quattro anni campione olimpico (quest'anno qualcosa di meno) e per un paio d'anni, ovvero fino ai mondiali, uno dei velocisti di riferimento. Gli sprinter dopo anni di dominio da parte di Usain Bolt, the fastest man alive (e per me continuerà a esserlo fino a che il suo record non verrà battuto), ora che l'esplosivo e simpaticissimo giamaicano si è ritirato, nel 2017, è alla ricerca di un nuovo punto di riferimento. Al momento, in questo interregno, abbiamo trovato Justin Gatlin, uno dei più acerrimi rivali di Bolt, e Christian Coleman, giovane sprinter statunitense la cui carriera è al momento in sospeso causa doping.
E giusto da un paio di giorni abbiamo un altro pretendente al trono, l'italiano Marcell Jacobs vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Tokyo con un tempo di tutto rispetto, un 9"80 che è una delle dieci migliori prestazioni di tutti i tempi (oltre che nuovo record italiano ed europeo). Qual è, però, la fisica della corsa?
domenica 1 agosto 2021
Topolino #3427: Giallo sportivo
Mentre la copertina celebra l'estate, la storia d'apertura vede Topolino impegnato in un interessante giallo estivo realizzato da un autore per certi versi inconsueto (visto che i gialli estivi sono solitamente scritti da Bosco), ma comunque esperto del genere: Tito Faraci.
Affiancato dallo scarpiano Libero Ermetti, Faraci realizza una storia dal gusto olimpico. L'oscura finale è, infatti, ambientata sull'isola di Kubot, sede dei Giochi del Calisota, il più grande evento sportivo dell'anno. Lo spirito olimpico trasuda, effettivamente, da ogni pagina e Topolino, ospite di Pippo, si prepara per raccontare le competizioni. Faraci racconta le Olimpiadi come meglio non si sarebbe potuto: da un lato con le discipline che ogni anno cercano di farsi riconoscere ufficialmente, come nel caso della palla-a-caso, sport in cui Pippo eccelle; dall'altro descrivendo al meglio il villaggio olimpico dove gli atleti si preparano alle gare. E' qui che l'accompagnatrice di Topolino, Mikla, sintetizza le Olimpiadi:
Affiancato dallo scarpiano Libero Ermetti, Faraci realizza una storia dal gusto olimpico. L'oscura finale è, infatti, ambientata sull'isola di Kubot, sede dei Giochi del Calisota, il più grande evento sportivo dell'anno. Lo spirito olimpico trasuda, effettivamente, da ogni pagina e Topolino, ospite di Pippo, si prepara per raccontare le competizioni. Faraci racconta le Olimpiadi come meglio non si sarebbe potuto: da un lato con le discipline che ogni anno cercano di farsi riconoscere ufficialmente, come nel caso della palla-a-caso, sport in cui Pippo eccelle; dall'altro descrivendo al meglio il villaggio olimpico dove gli atleti si preparano alle gare. E' qui che l'accompagnatrice di Topolino, Mikla, sintetizza le Olimpiadi: