La storia di Moore è una escalation drammatica in cui viene raccontato come i nemici di Superman a un certo punto diventano sempre più violenti nella loro intenzione di uccidere l'eroe. In sostanza siamo di fronte al tipico approccio decostruzionista di Moore applicato a Superman, ma proprio l'uso di questo personaggio gli permette anche di essere più esplicito sulle sue intenzioni: una decostruzione, certo, ma per porre le basi per una nuova costruzione del personaggio, basata comunque su una visione ottimistica, per quanto realistica.
Quest'ultima avventura del Superman silver age scritta da Moore diventa, inevitabilmente, il primo confronto con All Star Superman di Grant Morrison per i disegni di Frank Quitely, che sono recentemente riuscito a recuperare e a leggere grazie alla raccolta da edicola Supereroi: Le leggende DC, la prima iniziativa di questo genere realizzata dalla Panini Comics, che pure in altre raccolte aveva curato volumi dedicati alla DC Comics, ma niente di così esplicito (ovviamente per motivi di licenza).
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Ciò che, però, disturba in particolare è il rapporto tra Lois e Clark. Quest'ultimo è sempre il solito sbadato, pur restando un gran giornalista, ma non sembra essere riuscito minimamente ad avvicinarsi a Lois. La condanna a morte su Superman, però, lo spinge a rivelare alla sua amata la sua identità, e Lois non ci crede! Morrison mette, quindi, in scena il rapporto Superman-Lois Lane e non quello Clark Kent-Lois Lane. E sono proprio i due capitoli dedicati al rapporto tra i due personaggi i più deboli dei 12. Ci troviamo, infatti, di fronte a un Superman che cerca di ribadire la propria umanità convincendo Lois di essere stato Clark Kent per tutto questo tempo, ma ogni cosa che fa per Lois è tutto fuorché umana o terrestre: cena con lei in vesti kryptoniane, le porta dei fiori colti su Alfa Centauri (un'iperbole che è un esempio delle molte iperboli presenti nel fumetto, che poi stridono con i dettagli scientificamente più corretti in un guazzabuglio che alla fine risulta leggermente difficile da digerire), le mostra di essere in grado di fabbricare dei mini-soli e alla fine le consegna un siero per ottenere superpoteri per 24 ore. E in tutto questo Lois passa il tempo a flirtare con due supereroi mitologici, Sansone, che ha un costume e un aspetto molto simile a Superman, capelli a parte, recuperando così in maniera sottile le origini ebraiche di Jerry Siegel, e Atlante, un titano, personaggio che potremmo effettivamente paragonare a Superman come livello semi-divono, pur avendo un aspetto molto diverso.
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La seconda parte della storia, gli ultimi sei albi, risulta un po' più divertente: vediamo Superman confrontarsi con Bizzarro e con due esploratori kryptoniani. Successivamente l'azzurrone cerca con sempre maggiore frenesia di risolvere il problema di una Terra senza Superman creando a sua volta un intero microuniverso solo per verificare cosa accadrebbe. Nonostante l'ammiccamento metafumettistico, onestamente ho trovato la cosa spocchiosa ed eccessiva. Poi però sono arrivati gli ultimi due capitoli, quelli con il confronto con Luthor, prima per interposta intelligenza artificiale, quella del supercomputer Solaris giunto direttamente dalle pagine di One Million, e poi finalmente il confronto diretto con un Luthor che ha acquisito i superpoteri. E' in questo confronto che Morrison distrugge Luthor: non solo mostra come sia un semplice ladro al livello di Spennacchiotto per dire, visto che la formula dei superpoteri in realtà l'ha rubata a Superman, ma viene anche battuto sul piano dell'intelletto dall'eroe kryptoniano.
E poi la storia finisce con un'immagine ancora più forte e iconica di quella iniziale, salvo poi rovinare tutto con le ultime due pagine che Morrison e Quitely potevano tranquillamente risparmiarsi.
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E Quitely? Lasciate che vi metta la vignetta qui sotto: vediamo un Clark Kent imbranato che attraversa il Daily Planet riuscendo alla fine a non far cadere il beverone di Lombard. Lo troviamo piazzato ma un po' flaccido e con una capigliatura leggermente diversa, il che aggiunge ulteriori differenze rispetto a Superman. Soprattutto esempi di un Clark imbranato ma non troppo ne troviamo diversi nel corso di All Star Superman e sono decisamente delle piccole gioie. Inoltre Quitely, come in altre occasioni, riesce a rendere dinamica l'azione in un'unica vignetta mostrando contemporaneamente diverse posizioni di persone specifiche o di oggetti su uno sfondo statico. Una soluzione già vista, certo, ma non così banale visto che, comunque, non è utilizzata da tutti.
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