Vorrei iniziare l'articolo dedicato al Topolino #3579 con L'isola che non c'è, la saga di Giorgio Salati e Giampaolo Soldati. Sto notando che in giro ci sono pareri abbastanza simili, in cui la storia viene considerata lenta e con un numero di puntate, 5, eccessivo. Personalmente la penso all'opposto: la storia è eccessivamente veloce, troppo densa di informazioni e con poco approfondimento sui vari personaggi. Secondo me la saga sarebbe stata, per assurdo, sarebbe stata più efficace con un numero maggiore di episodi e, soprattutto, una narrazione molto più alla Lost, che è la cosa che manca di più.
Nonostante tutto ci sono, però, un paio di elementi interessanti. Iniziamo da quello squisitamente scientifico anticipato nel titolo: l'elettrodinamica quantistica.
domenica 30 giugno 2024
sabato 29 giugno 2024
La sposa cadavere
Come anche ricordato nei puntuali redazionali di Chiara Gianni, che ne ha anche curato la traduzione, il film in stop motion del 2005 di Tim Burton (e Mike Johnson) è ispirato alla versione russa di un racconto folkloristico ebraico. Di fatto il racconto, e quindi il film, condivide con il testo di Frederich August Schulze il titolo e il tema: una storia d'amore e di fantasmi.
Probabilmente la storia da cui ha tratto ispirazione Burton è quella che, a sua volta, ha ispirato altri racconti simili, incluso quello di Schulze, che viene per la prima volta presentato nella sua traduzione dal testo originale in tedesco e non in una traduzione da una delle sue traduzioni francesi o inglesi. Di fatto siamo di fronte a una serie di racconti incastonati uno nell'altro, in cui il narratore esterno, diciamo così, è esso stesso un personaggio inquietante: basti pensare che nelle pagine finali sparisce senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio!
Si potrebbe riassumere il tutto come una storia di vendetta e possessione, vendetta di una donna abbandonata il cui fantasma possiede colei che ha spinto l'uomo ad abbandonarla, trasformandola nel mezzo con cui ottenere la sua vendetta. Eppure c'è anche qualcosa di più.
Probabilmente la storia da cui ha tratto ispirazione Burton è quella che, a sua volta, ha ispirato altri racconti simili, incluso quello di Schulze, che viene per la prima volta presentato nella sua traduzione dal testo originale in tedesco e non in una traduzione da una delle sue traduzioni francesi o inglesi. Di fatto siamo di fronte a una serie di racconti incastonati uno nell'altro, in cui il narratore esterno, diciamo così, è esso stesso un personaggio inquietante: basti pensare che nelle pagine finali sparisce senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio!
Si potrebbe riassumere il tutto come una storia di vendetta e possessione, vendetta di una donna abbandonata il cui fantasma possiede colei che ha spinto l'uomo ad abbandonarla, trasformandola nel mezzo con cui ottenere la sua vendetta. Eppure c'è anche qualcosa di più.
venerdì 28 giugno 2024
Perso nello spazio e nel tempo
Erano qualcosa come una decina d'anni che non prendevo la penna in mano per scrivere in versi. E poi qualche giorno fa mi sono ritrovato a buttare giù una poesia, su un quadernetto, ma, forse per via degli esperimenti con Suno che sto facendo in questo periodo (essenzialmente con la traduzione di alcune delle mie vecchie poesie), ho scritto direttamente in inglese. E ne è uscito Lost in space and time, che ho poi trasformato in un pezzo metal e che potete ascoltare su Suno.
Il tema della canzone è la solitudine, come intuibile già dal titolo, ma per svilupparlo ho utilizzato immagini astronomiche e scientifiche. E quindi, come per qualunque altra canzone di qualunque altro artista, andiamo a esaminarne il testo (anche se in questo caso è più uno spiegarlo, avendolo scritto io stesso!). Tecnicamente abbiamo una intro e una chiusura, entrambe di due versi, e poi tre terzine, in cui il primo verso è identico, I'm lost in space and time, mentre gli altri due declinano la solitudine essenzialmente in due modi, uno classico, nel senso di essere soli senza nessuno intorno, e l'altro in qualche modo ancora più profondo, in cui ci si sente soli anche in compagnia.
I versi del primo genere sono abbastanza semplici e chiari. Si inizia con
Il tema della canzone è la solitudine, come intuibile già dal titolo, ma per svilupparlo ho utilizzato immagini astronomiche e scientifiche. E quindi, come per qualunque altra canzone di qualunque altro artista, andiamo a esaminarne il testo (anche se in questo caso è più uno spiegarlo, avendolo scritto io stesso!). Tecnicamente abbiamo una intro e una chiusura, entrambe di due versi, e poi tre terzine, in cui il primo verso è identico, I'm lost in space and time, mentre gli altri due declinano la solitudine essenzialmente in due modi, uno classico, nel senso di essere soli senza nessuno intorno, e l'altro in qualche modo ancora più profondo, in cui ci si sente soli anche in compagnia.
I versi del primo genere sono abbastanza semplici e chiari. Si inizia con
I'm lost behind the stars
mercoledì 26 giugno 2024
Zio Paperone, Jason Aaron e il multiverso alle 21:00 su YouTube
Su Topolino #3579, uscito nelle edicole oggi (ma non l'ho preso a causa dello sciopero dei mezzi che mi rendeva piuttosto complicato raggiungere la mia edicola di fiducia: recupererò domani!), viene pubblicata l'edizione italiana di The Infinity Dime, storia disneyana, scritta da Jason Aaron, prodotta e pubblicata dalla Marvel che sancisce da un lato il ritorno alla realizzazione di storie in terra statunitense e dall'altra la pubblicazione (quasi) diretta delle storie disneyane da parte della Disney, questo perché la Marvel è una delle società controllate dalla Disney stessa.
Più o meno queste cose, e molte altre ancora, le racconto nel video che è in uscita sul mio canale alle 21 e che trovate in premiere anche embeddato qui sotto. Nel frattempo potete anche leggere il lungo articolo uscito sul Caffè del Cappellaio Matto che è in parte recensione della storia, in parte approfondimento scientifico (al pari del video, ovviamente). Ovviamente, essendo in premiere, sarà attiva la chat, per cui, chi sarà online in quel momento, nella speranza che non abbia qualche impegno improvviso che mi terrà lontano, potrà farmi domande o semplicemente chiacchierare con me più o meno tra le 21:00 e le 21:15.
Più o meno queste cose, e molte altre ancora, le racconto nel video che è in uscita sul mio canale alle 21 e che trovate in premiere anche embeddato qui sotto. Nel frattempo potete anche leggere il lungo articolo uscito sul Caffè del Cappellaio Matto che è in parte recensione della storia, in parte approfondimento scientifico (al pari del video, ovviamente). Ovviamente, essendo in premiere, sarà attiva la chat, per cui, chi sarà online in quel momento, nella speranza che non abbia qualche impegno improvviso che mi terrà lontano, potrà farmi domande o semplicemente chiacchierare con me più o meno tra le 21:00 e le 21:15.
martedì 25 giugno 2024
Matematica, lezione 19: L'analisi
Di fatto il 19.mo volume si concentra sullo studio delle funzioni: limiti, asintoni, derivate e calcolo integrale sono i caposaldi del testo, e anche della prima parte dell'omonimo esame universitario. Salvatore Fragapane accompagna il lettore attraverso un formalismo che, bene o male, in parte viene anche visto alle scuole superiori grazie a un testo chiaro e semplice da seguire, al netto del formalismo matematico, ovviamente. Non mancano gli esempi, in questo caso geometrici che forniscono una interpretazione in un certo senso pratica di ognuno dei concetti approfonditi. Forse solo la parte dedicata agli integrali risulta un po' più debole: non tanto per la ovvia sintesi sull'argomento, che se trattato con un discreto approfondimento avrebbe bisogno di almeno un testo lungo quanto quello proposto nel volume, quanto per l'assenza esplicita del collegamento con l'operazione di limite, che è appena abbozzata.
lunedì 24 giugno 2024
Vite di scienza #11: Joan Clarke
Devo essere onesto: all'inizio avevo preso in considerazione l'idea di dedicare questa undicesima puntata ad Alan Turing. Ovviamente il tutto nasceva dal lavoro sulla serie video-podcastica delle particelle musicali, poi, però, mentre mettevo a posto l'astrografica sul gioco dell'imitazione, ecco l'ispirazione conclusiva: parlare di Joan Clarke. E così ecco nascere il nuovo episodio di Ritratti. Vite di scienza.
Spero che la prossima puntata possa arrivare già a luglio, ma non garantisco, per il momento ascoltatevi (o vedetivi) il nuovo episodio:
Spero che la prossima puntata possa arrivare già a luglio, ma non garantisco, per il momento ascoltatevi (o vedetivi) il nuovo episodio:
Topolino #3578: Nafraghi
Iniza L'isola che noc c'è, storia in 5 (forse 6 se l'ultimo sarà suddiviso in 2 tempi?) episodi di Giorgio Salati e Giampaolo Soldati. Ed è evidente, per chiunque ha visto la serie televisiva che sto per citare, l'influenza che Lost ha avuto nella realizzazione della storia. Ci sono, però, anche alcune modifiche importanti. Topolino, Minni, Clarabella e Orazio, naufragano durante una tempesta sulle sponde di un'isola perduta insieme con un gruppo di turisti che sta passando una divertente crociera su uno yacth nell'oceano.
Fin qui sarebbe una normale storia di un naufragio, ma gli elementi che fanno pensare a Lost sono la presenza di un misterioso aggressore sull'isola che inizia a far sparire i naufraghi (alcuni indizi suggerirebbero, in effetti, la sua natura), l'impossibilità di comunicare con l'esterno a causa di un forte campo elettromagnetico che circonda l'isola e la presenza di un elemento disturbatore (noto solo al lettore) all'interno del gruppo di naufraghi.
Fin qui sarebbe una normale storia di un naufragio, ma gli elementi che fanno pensare a Lost sono la presenza di un misterioso aggressore sull'isola che inizia a far sparire i naufraghi (alcuni indizi suggerirebbero, in effetti, la sua natura), l'impossibilità di comunicare con l'esterno a causa di un forte campo elettromagnetico che circonda l'isola e la presenza di un elemento disturbatore (noto solo al lettore) all'interno del gruppo di naufraghi.
domenica 23 giugno 2024
Di cosa parla il test di Turing
Era da diverso tempo che non scrivevo nulla su Turing. Poi l'astrografica dedicata al gioco dell'imitazione mi ha spinto a cercare qualche fonte ispirativa, trovando alla fine questo articolo di Bernardo Gonçalves uscito l'anno scorso su Nature, e che provvedo a tradurvi.
Il matematico Alan Turing ha proposto che le macchine un giorno saranno in grado di pensare e comportarsi come gli umani. Questa visione fu messa in discussione dal neurochirurgo Geoffrey Jefferson, che per esempio sostenne che le macchine non potevano essere classificate come in grado di pensare fino a che non avessero padroneggiato il linguaggio e scritto un sonetto.
Per rispondere a queste obiezioni, nel 1950 Turing sviluppò un testo per esplorare la capacità di una macchina di mostrare comportamenti apparentemente intelligenti, suggerendo al contempo il suo concetto matematico dell'imitazione basato sul calcolo universale. La sua questione scientifica era se un individuo di un qualche genere poteva imitare stereotipi di un individuo di un altro genere.
Vedere il test di Turing dalla prospettiva dei suoi caposaldi o del suo uso improprio da parte del pubblico fa perdere il punto della sua argomentazione. Così come le idee sul significato dell'universo erano un tempo staccate dalla Terra, Turing cerò di espandere il significato del "pensare" e staccarlo dall'antropocentrismo che contribuisce alla visione umana sia della società che della natura.
E' importante sviluppare sviluppare parametri per il controllo pubblico dell'intelligenza artificiale generativa, ma anche avere una prospettiva storica. Oggi viviamo in uno dei molti possibili futuri di Turing, in cui le macchine possono passare per quello che non sono. Turing aveva buone ragioni per sperare in alcuni di questi futuri, ma invitava l'umanità a evitarne altri.
Il matematico Alan Turing ha proposto che le macchine un giorno saranno in grado di pensare e comportarsi come gli umani. Questa visione fu messa in discussione dal neurochirurgo Geoffrey Jefferson, che per esempio sostenne che le macchine non potevano essere classificate come in grado di pensare fino a che non avessero padroneggiato il linguaggio e scritto un sonetto.
Per rispondere a queste obiezioni, nel 1950 Turing sviluppò un testo per esplorare la capacità di una macchina di mostrare comportamenti apparentemente intelligenti, suggerendo al contempo il suo concetto matematico dell'imitazione basato sul calcolo universale. La sua questione scientifica era se un individuo di un qualche genere poteva imitare stereotipi di un individuo di un altro genere.
Vedere il test di Turing dalla prospettiva dei suoi caposaldi o del suo uso improprio da parte del pubblico fa perdere il punto della sua argomentazione. Così come le idee sul significato dell'universo erano un tempo staccate dalla Terra, Turing cerò di espandere il significato del "pensare" e staccarlo dall'antropocentrismo che contribuisce alla visione umana sia della società che della natura.
E' importante sviluppare sviluppare parametri per il controllo pubblico dell'intelligenza artificiale generativa, ma anche avere una prospettiva storica. Oggi viviamo in uno dei molti possibili futuri di Turing, in cui le macchine possono passare per quello che non sono. Turing aveva buone ragioni per sperare in alcuni di questi futuri, ma invitava l'umanità a evitarne altri.
sabato 22 giugno 2024
Paperinik #90: Controllo mentale
Questa volta arrivo in tempo per la recensione del numero di Paperinik in edicola, il #90. D'altra parte in questo caso c'è forse poco da raccontare. Iniziamo con il nuovo episodio di Diary of a Wacky Knight, la serie che racconta le avventure fantasy di Sir Paperinik.
Con Il regno dell'oblio di Riccardo Pesce e Lorenzo Pastrovicchio, il gruppo di re Paperone si trova ad affrontare un avido ipnotizzatore che ha messo sotto scacco un intero paese per ritrovare una combinazione di segni che gli darebbe grandi ricchezze. Considerando che abbiamo 4 figure geometriche e 4 colori differenti, che possono essere ordinati, facendo un calcolo approssimativo e alla buona, in \(4! \times 4! = 576\) modi differenti, capite che il lavoro dei poveri abitanti del villaggio è piuttosto lungo e gravoso e solo la coercizione ipnotica permetterebbe al cattivo di provare la sua insana ricerca. Ovviamente interviene Sir Paperinik e potete immaginare come si conclude la parte autoconclusiva dell'episodio.
Con Il regno dell'oblio di Riccardo Pesce e Lorenzo Pastrovicchio, il gruppo di re Paperone si trova ad affrontare un avido ipnotizzatore che ha messo sotto scacco un intero paese per ritrovare una combinazione di segni che gli darebbe grandi ricchezze. Considerando che abbiamo 4 figure geometriche e 4 colori differenti, che possono essere ordinati, facendo un calcolo approssimativo e alla buona, in \(4! \times 4! = 576\) modi differenti, capite che il lavoro dei poveri abitanti del villaggio è piuttosto lungo e gravoso e solo la coercizione ipnotica permetterebbe al cattivo di provare la sua insana ricerca. Ovviamente interviene Sir Paperinik e potete immaginare come si conclude la parte autoconclusiva dell'episodio.
venerdì 21 giugno 2024
Le grandi domande della vita: Due non fanno tre
Come ormai succede ogni volta che vado in Osservatorio, scendo sempre una fermata prima (a meno che non devo passare dall'edicola, anticipando così a due) per poter fare una breve passeggiata. E quella mattina, un giorno dei primi di giugno dopo la chiusura della scuola, incrocio una madre con il figlio che ripete perché più volte. E lì mi viene in mente una frase che mia nonna diceva per spegnere il mio periodo dei perché:
Perché due non fanno treErano anni che non riflettevo su questa frase, ma l'effetto di tornarci oggi rispetto a quando ero bambino è quello di pensarla in termini matematici. Da un punto strettamente superficiale la risposta implica la matematica più elementare: il fatto che due oggetti sono evidentemente un numero differente rispetto a tre oggetti, per esempio due mele sono diverse da tre mele (anche se magari si possono trovare mele tali per cui due mele hanno lo stesso peso di tre mele, ma già questo è pensare da fisici e in questo specifico caso sì che due fanno tre!). Il passo successivo, però, è chiedersi: ma veramente due non fanno tre?
giovedì 20 giugno 2024
Per viaggiare nello spazio servono delle mappe
Uno degli elementi di maggiore attrattività di Le mappe del cielo (in originale And all the stars a stage) è il titolo stesso. E poi la storia: James Blish, infatti, descrive un pianeta abitato su cui un gruppo più o meno nutrito di abitanti, anche contro una parte della popolazione mondiale all'inizio, decide di costruire una serie di astronavi che li porterà lontano nello spazio alla ricerca di un pianeta abitabile, e questo per impedire la catastrofe dovuta alla sempre più vicina morte della propria stella.
La descrizione delle fasi previste della morte della stella e dell'aumento delle temperature sulla superficie del pianeta è quanto di più scientificamente corretta si possa trovare in giro, ma presenta anche alcuni elementi di imprecisione che fanno scattare un campanello d'allarme nel lettore, unito con un altro elemento di differenza con il nostro pianeta: una società matriarcale. Se, però, questa è in qualche modo plausibile in un lontano futuro, la descrizione del viaggio che i coloni spaziali si prendono in carico di affrontare fornisce la prova definitiva: il pianeta non è la Terra, né i coloni terrestri.
Questi, però, sono a un livello tecnologico sufficientemente avanzato al punto da possedere una propulsione in grado di viaggiare a velocità superiori a quelle della luce, il che ci dice che comunque le idee alla base della relatività sono in qualche modo universali (e d'altra parte questo è anche uno dei due principi su cui la relatività speciale si basa), mentre la durata del viaggio ci dice che, per quanto tu possa andare più veloce della luce, non puoi omunque ridurre la durata di un viaggio interstellare a relativamente pochi attimi come per esempio succede nella pur scientificamente accurata Star Trek. Tra l'altro lo stesso Blish è stato anche un collaboratore della serie, scrivendo pure un romanzo con i personaggi originali.
La quantità di concetti scientifici che Blish riesce così a veicolare con Le mappe del cielo, per quanto minima, è comunque tale da creare un background scientifico plausibile e magari fornire al lettore degli ottimi spunti di partenza per approfondire in autonomia, anche se la precisione con cui sono descritti è già di per se un ottimo esempio di come si possa scrivere buona scienza anche all'interno di un'opera di fantasia.
La descrizione delle fasi previste della morte della stella e dell'aumento delle temperature sulla superficie del pianeta è quanto di più scientificamente corretta si possa trovare in giro, ma presenta anche alcuni elementi di imprecisione che fanno scattare un campanello d'allarme nel lettore, unito con un altro elemento di differenza con il nostro pianeta: una società matriarcale. Se, però, questa è in qualche modo plausibile in un lontano futuro, la descrizione del viaggio che i coloni spaziali si prendono in carico di affrontare fornisce la prova definitiva: il pianeta non è la Terra, né i coloni terrestri.
Questi, però, sono a un livello tecnologico sufficientemente avanzato al punto da possedere una propulsione in grado di viaggiare a velocità superiori a quelle della luce, il che ci dice che comunque le idee alla base della relatività sono in qualche modo universali (e d'altra parte questo è anche uno dei due principi su cui la relatività speciale si basa), mentre la durata del viaggio ci dice che, per quanto tu possa andare più veloce della luce, non puoi omunque ridurre la durata di un viaggio interstellare a relativamente pochi attimi come per esempio succede nella pur scientificamente accurata Star Trek. Tra l'altro lo stesso Blish è stato anche un collaboratore della serie, scrivendo pure un romanzo con i personaggi originali.
La quantità di concetti scientifici che Blish riesce così a veicolare con Le mappe del cielo, per quanto minima, è comunque tale da creare un background scientifico plausibile e magari fornire al lettore degli ottimi spunti di partenza per approfondire in autonomia, anche se la precisione con cui sono descritti è già di per se un ottimo esempio di come si possa scrivere buona scienza anche all'interno di un'opera di fantasia.
mercoledì 19 giugno 2024
Un paio di (nuove) cose tecniche sull'equazione di Schrodinger
Era da un po' che non mi facevo un giro tra i lidi elettronici del Journal of Mathematical Physics. E sull'ultimo numero ho trovato un paio di articoli dedicati all'equazione di Schrodinger, che qui metto un po' come cose interessanti da approfondire in futuro, un po' come spunto per quei quattro gatti che ogni tanto provano a interessarsi a queste faccenduole elettroniche:
martedì 18 giugno 2024
Bisesto
Abbiamo una storia quasi gaimaniana. Da un lato un musicista di Venezia, Flavio, che sta cercando di portare a termine un concerto che dopo trent'anni vede la reunion sul palco della sua vecchia band punk. Dall'altro la Morte che gli fa visita e gli comunica che, per via di un disguido burocratico, dovrà giocarsi la possibilità di restare ancora in vita in una specie di caccia al tesoro contro un avversario sconosciuto. Chi dei due vincerà, otterrà salva la vita.
La caccia al tesoro si sviluppa attraverso i cimiteri di Venezia, Milano, Firenze, Roma e ha un che di Figlio del cimitero. O quasi. Morte, invece, ha una caratterizzazione un po' volubile, quasi schizofrenica, a differenza del corrispettivo sandmaniano. Nel complesso, però, nonostante questi elementi di vicinanza con le opere citate, sembra mancare qualcosa, un qual certo mordente, in particolare nella caccia al tesoro cimiteriale. Mordente che, invece, è presente nei flashback che raccontano la storia della band e su cui, in pratica, si regge tutto il romanzo.
Alla fine una lettura gradevole, nonostante il potenziale inespresso.
La caccia al tesoro si sviluppa attraverso i cimiteri di Venezia, Milano, Firenze, Roma e ha un che di Figlio del cimitero. O quasi. Morte, invece, ha una caratterizzazione un po' volubile, quasi schizofrenica, a differenza del corrispettivo sandmaniano. Nel complesso, però, nonostante questi elementi di vicinanza con le opere citate, sembra mancare qualcosa, un qual certo mordente, in particolare nella caccia al tesoro cimiteriale. Mordente che, invece, è presente nei flashback che raccontano la storia della band e su cui, in pratica, si regge tutto il romanzo.
Alla fine una lettura gradevole, nonostante il potenziale inespresso.
lunedì 17 giugno 2024
Topolino #3577: Tutto per la 313
L'onda lunga di Paperino90 continua anche sul #3577, la cui copertina di Giuseppe Facciotto è dedicata ai campionati europei per nazionali iniziati in questi giorni. Le due storie d'apertura, invece, sono una lunga storia in due tempi dal macrotitolo Una amica a motore, dedicata come intuibile alla mitica vettura di Paperino.
Il suo esordio risale, senza targa, al 9 gennaio del 1937, data di distribuzione del corto animato Don Donald di Ben Sharpsteen. La versione a fumetti, invece, esordì il 9 agosto del 1939 in una striscia di Bob Karp e Al Taliaferro: se l'aspetto esteriore manteneva quello del corto d'esordio, c'era però un particolare aggiuntivo, la targa, quel mitico numero 313 diventato così iconico da essere anche il nome con cui Paperino e tutti i fan nel mondo la identificano.
Il suo esordio risale, senza targa, al 9 gennaio del 1937, data di distribuzione del corto animato Don Donald di Ben Sharpsteen. La versione a fumetti, invece, esordì il 9 agosto del 1939 in una striscia di Bob Karp e Al Taliaferro: se l'aspetto esteriore manteneva quello del corto d'esordio, c'era però un particolare aggiuntivo, la targa, quel mitico numero 313 diventato così iconico da essere anche il nome con cui Paperino e tutti i fan nel mondo la identificano.
domenica 16 giugno 2024
Matematica, lezione 18: La combinatoria
La copertina del 18.mo volòume della collana Matematica riassume perfettamente lo spirito del testo, dedicato alla combinatoria. Il gioco della torre di Hanoi è, infatti, al tempo stesso un gioco e un problema di combinatoria, disciplina che permette di trattare in maniera relativamente agevole calcoli che, affrontati con l'approccio usuale, prevederebbero un numero di operazioni da mettere a dura prova anche il più paziente dei calcolatori umani.
Il testo, decisamente molto scorrevole, è redatto da Roberto Zanasi, al secondo libercolo per la collana, e ha indubbiamente il pregio, rispetto a un classico testo scolòastico, di rendere abbastanza naturale la disciplina, poiché propone in maniera esplicita uno dei classici modus operandi da veri matematici: provare a ricondursi quando possibile a problemi semplici precedentemente studiati.
Interessante poi il capitolo conclusivo, in cui vengono proposti elementi di teoria delle probabilità, mostrando come la combinatoria sia fondamentale anche in questo campo (oltre che nella teoria dei giochi, ma questo lo avrete già capito se avete letto l'introduzione della recensione o il libro dedicato, appunto, alla teoria dei giochi).
Il testo, decisamente molto scorrevole, è redatto da Roberto Zanasi, al secondo libercolo per la collana, e ha indubbiamente il pregio, rispetto a un classico testo scolòastico, di rendere abbastanza naturale la disciplina, poiché propone in maniera esplicita uno dei classici modus operandi da veri matematici: provare a ricondursi quando possibile a problemi semplici precedentemente studiati.
Interessante poi il capitolo conclusivo, in cui vengono proposti elementi di teoria delle probabilità, mostrando come la combinatoria sia fondamentale anche in questo campo (oltre che nella teoria dei giochi, ma questo lo avrete già capito se avete letto l'introduzione della recensione o il libro dedicato, appunto, alla teoria dei giochi).
sabato 15 giugno 2024
Paperino #528: Edizione variant
Negli ultimi anni le edizioni variant dei fumetti, a parte rare eccezioni, hanno sempre avuto come principale differenza la cover, ma tra quelle rare eccezioni citate poc'anzi è rientrato anche Paperino #528, il numero della testata che festeggia ufficialmente i 90 anni del personaggio.
In effetti i festeggiamenti sul mensile dedicato a Paperino erano iniziati già con il #525 grazie al primo episodio della serie That's your life, Donald! (le cui origini fumettistiche le ho approfondite nell'introduzione del #527), che su questo numero giugne al 4.o episodio, Che ci vuole? scritta sempre da Alberto Savini per i disegni di Libero Ermetti. La serie, che ha come filo conduttore la presenza di un genio dello smartphone che esaudisce un desiderio al giorno, ha come scopo principale quello di approfondire un aspetto del carattere di Paperino. In questo caso è la sua voglia di fare, o per meglio dire di strafare a essere esaminata sotto le lenti di ingrandimento del buon Savini.
In effetti i festeggiamenti sul mensile dedicato a Paperino erano iniziati già con il #525 grazie al primo episodio della serie That's your life, Donald! (le cui origini fumettistiche le ho approfondite nell'introduzione del #527), che su questo numero giugne al 4.o episodio, Che ci vuole? scritta sempre da Alberto Savini per i disegni di Libero Ermetti. La serie, che ha come filo conduttore la presenza di un genio dello smartphone che esaudisce un desiderio al giorno, ha come scopo principale quello di approfondire un aspetto del carattere di Paperino. In questo caso è la sua voglia di fare, o per meglio dire di strafare a essere esaminata sotto le lenti di ingrandimento del buon Savini.
venerdì 14 giugno 2024
Le grandi domande della vita: Tutto è relativo... ma Einstein lo disse sul serio?
17.mo volume della collana Matematica curata da Maurizio Codogno e dedicato alla relatività è un'ottima occasione per provare a mettere un po' di chiarezza sulla frase più nota attribuita ad Albert Einstein:
L'uscita del
Tutto è relativoIn effetti avevo già alcuni appunti di partenza sulla questione: li avevo presi all'epoca della recensione della biografia a fumetti di Nikola Testa realizzata per Beccogiallo da Sergio Rossi e Giovanni Scarduelli. In una delle prime pagine del volume i due personaggi che stanno ricostruendo la vita dell'inventore, si scambiano queste significative battute:
- Guarda che così Tesla farà la fine di Einstein, un professore che diceva che tutto era relativo.E in effetti Einstein era ben distante dal pensare ciò. Prendiamo, per esempio, ciò che scrisse ne Il significato della relatività:
- Beh, sarebbe già un passo avanti, no?
- Sì, però Einstein non ha mai detto quella frase.
Il significato della relatività è stato ampiamente frainteso. I filosofi giocano con la parola, come un bambino con una bambola. Relatività, per come la vedo io, semplicemente denota che certi fatti fisici e meccanici, che sono stati ritenuti positivi e permanenti, sono relativi rispetto ad altri fatti nella sfera della fisica e della meccanica. Ciò non vuol dire che ogni cosa nella vita è relativa e che abbiamo il diritto di rovesciare il mondo intero maliziosamente.Inoltre in una intervista rilasciata a George Sylvester Viereck e pubblicata il 26 ottobre del 1929 sul The Saturday Evening Post afferma:
giovedì 13 giugno 2024
Il mattatoio dei matti
Quando ho acquistato questo volume a Bookpride 2024, pensavo fosse un romanzo, anche se un po' il dubbio mi era venuto leggiucchiando un po' tra le pagine prima dell'acquisto. E invece alla lettura mi sono ritrovato con una raccolta di racconti in cui Federico Bottoni ha esplorato in vari modi i temi della follia, della vita, della morte e dell'amore, senza dimenticare il male di vivere moderno il tutto con un gusto che ora oscilla tra il sarcastico, ora l'ironico, in alcuni casi addirittura il ridanciano, alternando a racconti più intensi, sia per la forza dell'orrore lì rappresentato, sia per la delicatezza dello stile adottato. Lo scrittore non rinuncia nemmeno a introdurre elementi di quella che, probabilmente, è la sua filosofia di vita, esibendo alla fine uno stile che ricorda ora Edgar Allan Poe, ora Neil Gaimann (che mi sembra il nume tutelare più presente), ora Stefano Benni. Un alettura piacevole e a suo modo stupefacente.
mercoledì 12 giugno 2024
La poltrona di Paperino90
Mentre tutti gli altri canali stanno pubblicando i video dedicati al Topolino #3577, forte del fatto che ancora questo numero non l'ho acquistato visto che provvedo contestualmente all'uscita del volume della serie Matematica, ho fatto uscire, fresco fresco, l'unboxing della statuina realizzata in occasione del 90.mo compleanno di Paperino e allegata al Topolino #3576:
martedì 11 giugno 2024
I rompicapi di Alice: Il sorriso del gatto
Uno dei personaggi più assurdi ed enigmatici di Alice nel Paese delle Meraviglie è indubbiamente il Gatto del Cheshire. Questi è un personaggio che compare quando vuole e scompare così, all'improvviso, senza lasciare alcuna traccia, quasi volatilizzandosi un pezzo alla volta. E l'ultima cosa che scompare è anche quella che lo identifica più di tutte: il suo sorriso!
Alice e il Gatto sono, però, protagonisti di un divertente rompicapo ideato da Sam Loyd che coinvolge la frase palindroma Was it a cat I saw?. Arrangiamo le 13 lettere come nella figura qui sotto, tratta ovviamente dal rompicapo originale:
(...) e questa volta svanì piuttosto lentamente, iniziando dalla punta della coda e finendo con il sogghigno, che rimase per un po' dopo che il resto era scomparso.L'immagine del sogghigno del gatto del Cheshire non è, però, un'idea completamente originale di Lewis Carroll. C'è, infatti, un riferimento nell'edizione del 1788 di A Classical Dictionary of the Vulgar Tongue di Francis Grose:
"Be'! Ho visto spesso un gatto senza un sogghigno" pensò Alice, "ma un sogghigno senza un gatto! E' la cosa più curiosa che abbia mai visto in tutta la mia vita!"
Cheshire cat. He grins like a Cheshire cat; said of any one who shows his teeth and gums in laughing.Ancora nel 1792 John Wolcot in Pair of Lyric Epistles scrive:
Lo, like a Cheshire cat our court will grin.E infine, nel 1855, dieci anni prima della pubblicazione dell'edizione completa di Alice nel Paese delle Meraviglie nel romanzo The Newcomes di William Makepeace Thackeray troviamo la abbastanza sarcastica frase:
That woman grins like a Cheshire cat.L'origine del detto è abbastanza ignota, e c'è una supposizione legata al fatto che nel Cheshire c'è così tanta abbondanza di latte e crema che i gatti lì sghignazzano. Nel caso del Gatto del Cheschire per eccellenza, però, è probabilmente un misto tra follia e puro e semplice divertimento. Sta di fatto, però, che l'idea del gatto che scompare e più in generale di una immagine che si strasforma era particolarmente gradita a Carroll, che ideò un particolare porta francobolli. Sui due lati erano realizzate due scene tratte dal romanzo, una quella di Alice con in braccio il bambino della Duchessa, e l'altro proprio il Gatto. Quando l'astuccio con i francobolli veniva estratto dal porta francobolli, le due immagini si trasformavano, lasciando Alice con in braccio un maialino da un lato e il solo sogghigno del Gatto dall'altro!
Alice e il Gatto sono, però, protagonisti di un divertente rompicapo ideato da Sam Loyd che coinvolge la frase palindroma Was it a cat I saw?. Arrangiamo le 13 lettere come nella figura qui sotto, tratta ovviamente dal rompicapo originale:
lunedì 10 giugno 2024
Matematica, lezione 17: La relatività
Devo dire che una parte di me si aspettava il classico testo che mette insieme teorema di Pitagora e relatività, e invece l'approccio alla teoria di Albert Einstein è decisamente meno scontato e molto più stimolante di quelle quattro cose che, quando va bene, si riescono a vedere a scuola. La matematica della relatività di Christian Casalvieri parte dalla frase mai detta da Einstein del tutto è relativo per portare subito il lettore nel cuore della relatività speciale: la ricerca delle invarianti dello spaziotempo. Inoltre, e senza raccontare troppi dettagli storici, conduce il lettore nei primi capitoli nei ragionamenti che hanno portato Einstein a formulare i principi alla base della sua teoria.
Il punto più delicato della prima parte della trattazione è indubbiamente ricavare le trasformate di Lorentz, scoperte da Hendrik Lorentz giusto qualche anno prima della pubblicazione della teoria di Einstein, e ovviamente fondamentali per essa. Se dal punto di vista di un corso di laurea sarebbe più ovvio e utile ricavarle a partire dalle equazioni di Maxwell (che poi è anche il modo storico con cui sono state ricavate), Casalvieri adotta un approccio più matematico ricavandole a partire dai due postulati o principi di relatività. E di questo il lettore che ha poco presenti le equazioni di Maxwell non può che giorne.
Il punto più delicato della prima parte della trattazione è indubbiamente ricavare le trasformate di Lorentz, scoperte da Hendrik Lorentz giusto qualche anno prima della pubblicazione della teoria di Einstein, e ovviamente fondamentali per essa. Se dal punto di vista di un corso di laurea sarebbe più ovvio e utile ricavarle a partire dalle equazioni di Maxwell (che poi è anche il modo storico con cui sono state ricavate), Casalvieri adotta un approccio più matematico ricavandole a partire dai due postulati o principi di relatività. E di questo il lettore che ha poco presenti le equazioni di Maxwell non può che giorne.
domenica 9 giugno 2024
Topolino #3576: Speciale Paperino90
E' un numero a tutto Paperino questo #3576, senza storia a puntate che finiscono o iniziano, con articoli di approfondimento e con una sola storia che non è a tema, quella conclusiva, che vede invece i Bassotti protagonisti. C'è da dire che questo numero rende ancora più deludente quello dedicato ai 95 anni di Steamboat Willie, ma come si suol dire aspettiamo che qualcosa si muova anche per il personaggio di punta della Disney.
La storia d'apertura, Paperino e l'Ombroso, è un horror di Marco Nucci e Giorgio Cavazzano a tema marinario. La coppia ripete, quindi, quanto fatto anche per Paperone, regalandoci una bella storia ricca di suspence, ma anche di malinconia.
Con La banda del Lupo Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio tornano con le loro storie di gusto vintage riproponenendo il trio Topolino-Paperino-Pippo, questa volta però con particolare enfasi su Paperino. In una storia straripante di citazionismo disneyano, alla fine non su può che restare soddisfatti di fronte al Paperino di Artibani, che purtroppo non può esserci tutte le settimane.
La storia d'apertura, Paperino e l'Ombroso, è un horror di Marco Nucci e Giorgio Cavazzano a tema marinario. La coppia ripete, quindi, quanto fatto anche per Paperone, regalandoci una bella storia ricca di suspence, ma anche di malinconia.
Con La banda del Lupo Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio tornano con le loro storie di gusto vintage riproponenendo il trio Topolino-Paperino-Pippo, questa volta però con particolare enfasi su Paperino. In una storia straripante di citazionismo disneyano, alla fine non su può che restare soddisfatti di fronte al Paperino di Artibani, che purtroppo non può esserci tutte le settimane.
sabato 8 giugno 2024
Paperinik #89: In incognito
Non so come, non so perché, ma nonostante il numero l'abbia letto per tempo, la recensione arriva solo con l'uscita del numero successivo, il #90. che peraltro ho già acquistato. E se non fosse per Diary of wacky knight, probabilmente non l'avrei nemmeno scritta. Andiamo, però, con ordine: Il folletto fantasma di Riccardo Pesce e Alessandro Pastrovicchio, da un lato prosegue con la storia dell'invasione del castello di Duckmelot da parte di Amelia e Rockerduck, una situazione che si fa sempre più spinosa e alla quale solo Fox Knight prova a opporsi, mentre dall'altro prosegue il viaggio in incognito di Re Paperone nel suo regno. E in effetti anche sir Paperinbik è in incognito, visto che il problema che Paperone e nipoti incontrano viene risolto dal cavaliere quando Paperino resta solo e libero di potersi trasformare.
venerdì 7 giugno 2024
Suno: musica intelligente
Abbiamo già visto, in precedenti articoli, i primi utilizzi dei computer per generare musica, l'uso dei frattali nella generazione della musica e l'uso delle reti neurali per completare opere lasciate incomplete del passato. Gli articoli precedenti, sistemati non nell'ordine cronologico di uscita ma nell'ordine consigliato di lettura, vengono completati con quello in uscita oggi, che allo stesso tempo inizia anche una nuova serie dedicata agli esperimenti che ne sono generati, alcuni a tema scientifico, altri per puro divertimento.
Per riallacciarci alla questione sulla ricostruzione della decima sinfonia di Beethoven, avevo concluso che all'epoca non era ancora giunto il momento per le reti neurali di essere creative. E in effetti se mettiamo a confronto i risultati dei software di musica frattale e quelli di un compositore umano, esiste una certa differenza rilevabile a udito tra i due prodotti e per far sì che la musica frattale generata da un algoritmo bisogna comunque trafficare un po' con le impostazioni. Alla fine, però, è arrivato online un progetto interessante, Suno, una rete neurale in grado di generare musica.
Stando a quanto afferma il team, costituito da programmatori e artisti, l'obiettivo del progetto è quello di democratizzare la creazione della musica e renderla accessibile a chiunque. Avendo studiato musica (pianoforte, in particolare), ed essendomi cimentato, con qualche esperimento di composizione (di cui non vi ho ancora raccontato), l'idea dietro il progetto l'ho trovata molto interessante e così sono corso a provare il sistema. Prima di raccontarvi del secondo esperimento (al primo dedicherò un episodio a parte di particelle musicali), vorrei però approfondire velocemente le basi tecniche del progetto.
Per riallacciarci alla questione sulla ricostruzione della decima sinfonia di Beethoven, avevo concluso che all'epoca non era ancora giunto il momento per le reti neurali di essere creative. E in effetti se mettiamo a confronto i risultati dei software di musica frattale e quelli di un compositore umano, esiste una certa differenza rilevabile a udito tra i due prodotti e per far sì che la musica frattale generata da un algoritmo bisogna comunque trafficare un po' con le impostazioni. Alla fine, però, è arrivato online un progetto interessante, Suno, una rete neurale in grado di generare musica.
Stando a quanto afferma il team, costituito da programmatori e artisti, l'obiettivo del progetto è quello di democratizzare la creazione della musica e renderla accessibile a chiunque. Avendo studiato musica (pianoforte, in particolare), ed essendomi cimentato, con qualche esperimento di composizione (di cui non vi ho ancora raccontato), l'idea dietro il progetto l'ho trovata molto interessante e così sono corso a provare il sistema. Prima di raccontarvi del secondo esperimento (al primo dedicherò un episodio a parte di particelle musicali), vorrei però approfondire velocemente le basi tecniche del progetto.
giovedì 6 giugno 2024
Matematica, lezione 16: Geometria analitica
Di fatto la geometria analitica è tutto ciò che attiene al piano cartesiano. O quasi. O se preferite è lo studio dei luoghi geometrici attraverso lo studio delle funzioni. E non c'è nulla di più utile per impratichirsi con queste tecniche delle coniche. Di fatto il libro di Alessandro Cattaneo e Filippo Favale si occupa proprio delle coniche sia nel piano, che è la parte più corposa del volume, sia nello spazio. Questo, però, rispetto ad altri testi, nonostante non sia eccessivamente difficile da seguire, introduce una difficoltà aggiuntiva: la ricchezza delle formule matemaiche (ovviamente espressione generica e non esatta per indicare le scritture matematiche) presenti tra le pagine.
E' fuor di dubbio che questo, per il lettore medio, è un elemento aggiuntivo di difficoltà, ma è in ogni caso in linea con l'idea editoriale dietro la collana e, d'altra parte, è controbilanciato dall'assenza di teoremi o dimostrazioni formali, lasciate queste ultime alle sole capacità di calcolo. In questo senso l'apparato degli esercizi è forse ancora più prezioso rispetto al solito.
E' fuor di dubbio che questo, per il lettore medio, è un elemento aggiuntivo di difficoltà, ma è in ogni caso in linea con l'idea editoriale dietro la collana e, d'altra parte, è controbilanciato dall'assenza di teoremi o dimostrazioni formali, lasciate queste ultime alle sole capacità di calcolo. In questo senso l'apparato degli esercizi è forse ancora più prezioso rispetto al solito.
mercoledì 5 giugno 2024
I corti di Carl Barks: Northwest Mounted e i corti abbandonati
Nel marzo del 2001 per celebrare il centenario di Carl Barks, scomparso nell'agosto del 2000, Disney Italia propose un numero speciale di Zio Paperone, il #138, e il corposo volume Carl Barks. L'uomo dei paperi uscito in edicola all'interno di Tutto Disney e in libreria sotto l'etichetta Disney Libri.
Barks, nato il 27 marzo del 1901 a Merrill in Oregon, secondo di due figli, iniziò a lavorare nel mondo del fumetto relativamente tardi, nel 1928, come vignettista per il Calgary Eye-Opener.
Nel 1935, rispondendo a un annuncio su un giornale, viene assunto presso gli studi di animazione di Walt Disney all'inizio come intercalatore (realizza, cioe, i disegni di animazione intermedi). Il suo primo incarico e la sequenza di tip tap per io cortometraggio Thru the mirror di Dave Hand, uscito nel 1936. Il suo primo cortometraggio come sceneggiatore esce invece nel 1937: è Modern Inventions di Jack King, con il quale fornera un sodalizio duraturo che portera alla creazione di Qui Quo Qua nel 1938 e di Ciccio nel 1939.
Barks, nato il 27 marzo del 1901 a Merrill in Oregon, secondo di due figli, iniziò a lavorare nel mondo del fumetto relativamente tardi, nel 1928, come vignettista per il Calgary Eye-Opener.
Nel 1935, rispondendo a un annuncio su un giornale, viene assunto presso gli studi di animazione di Walt Disney all'inizio come intercalatore (realizza, cioe, i disegni di animazione intermedi). Il suo primo incarico e la sequenza di tip tap per io cortometraggio Thru the mirror di Dave Hand, uscito nel 1936. Il suo primo cortometraggio come sceneggiatore esce invece nel 1937: è Modern Inventions di Jack King, con il quale fornera un sodalizio duraturo che portera alla creazione di Qui Quo Qua nel 1938 e di Ciccio nel 1939.
martedì 4 giugno 2024
Topolino #3575: L'amicizia
Con un colpo di pigrizia che non avevo da tempo, ho saltato gli ultimi due giorni di uscite del blog, per cui provo a recuperare con questa recensione "mattutina" del Topolino #3575, ancora in edicola in molte parti d'Italia (in altre c'è già quello successivo).
Ad aprire le danze di questa (spero breve) recensione è il terzo e ultimo episodio de La corona di Tirnan, nuova avventura dei ragazzi di Area 15 realizzata da Giovanni De Feo e Alessandro Pastrovicchio. Come abbiamo visto nel numero precedente, la storia racconta di una partita a un gioco di ruolo. I due autori si sono divertiti a raccontare questo mondo particolare e hanno soprattutto provato a immergere il lettore attraverso l'espediente della storia a bivi, però hanno tenuto appositamente per l'ultimo episodio i momenti in qualche modo più drammatici. Come infatti succederebbe nella vita reale, quel pizzico di caso dovuto ai dadi può portare a situazioni che minano la forza e l'unità del gruppo di giocatori. Però a risolvere la crisi e riunire insieme il gruppo c'è l'amicizia, il motore che permette loro di affrontare non solo le sfide all'interno del gioco, ma anche quelle fuori dal gioco, in un ribaltamento della situazione in cui mentre all'inzio è il gioco a entrare nella vita, diventa poi una specie di guida per affrontare la vita al meglio. Ovviamente insieme!
Ad aprire le danze di questa (spero breve) recensione è il terzo e ultimo episodio de La corona di Tirnan, nuova avventura dei ragazzi di Area 15 realizzata da Giovanni De Feo e Alessandro Pastrovicchio. Come abbiamo visto nel numero precedente, la storia racconta di una partita a un gioco di ruolo. I due autori si sono divertiti a raccontare questo mondo particolare e hanno soprattutto provato a immergere il lettore attraverso l'espediente della storia a bivi, però hanno tenuto appositamente per l'ultimo episodio i momenti in qualche modo più drammatici. Come infatti succederebbe nella vita reale, quel pizzico di caso dovuto ai dadi può portare a situazioni che minano la forza e l'unità del gruppo di giocatori. Però a risolvere la crisi e riunire insieme il gruppo c'è l'amicizia, il motore che permette loro di affrontare non solo le sfide all'interno del gioco, ma anche quelle fuori dal gioco, in un ribaltamento della situazione in cui mentre all'inzio è il gioco a entrare nella vita, diventa poi una specie di guida per affrontare la vita al meglio. Ovviamente insieme!
sabato 1 giugno 2024
La nuova età dell'oro
La Justice Society e più in generale un po' tutti gli eroi principali della golden age, ovviamente le loro identità segrete, stanno rivivendo negli Stati Uniti un ritorno di fiamma sui comic book. A rilanciarli è stato, in particolare, il one shot The New Golden Age e, soprattutto, la nuova serie della JSA, il tutto scritto da Geoff Johns con l'appoggio di diversi disegnatori, su tutti il veterano Jerry Ordway e il talentuoso Mikel Janin, che era arrivato all'attenzione del grande pubblico fumettistico alcuni anni fa con la spionistica Grayson.
Johns, che nel corso della sua carriera si è spesso dimostrato un appassionato dei personaggi della golden age, è stato infatti uno dei principali scrittori delle precedenti testate dedicate alla JSA, e spesso a fatto incrociare le strade del supergruppo più longevo dei comics anche con la Legione dei Supereroi, cosa che sembra avverrà anche in questa nuova incarnazione (in effetto ho spoilerato i volumi non ancora tradotti in italiano!). D'altra parte proprio il lavoro di Johns con i personaggi più classici è quello che personalmente trovo il più convincente in assoluto, per cui mi sentivo abbastanza tranquillo nell'acquisto di questo primo volume dedicato alla nuova Justice Society (che poi Justice Society America non si può proprio sentire...). E in effetti le attese non sono state... disattese!
Johns, che nel corso della sua carriera si è spesso dimostrato un appassionato dei personaggi della golden age, è stato infatti uno dei principali scrittori delle precedenti testate dedicate alla JSA, e spesso a fatto incrociare le strade del supergruppo più longevo dei comics anche con la Legione dei Supereroi, cosa che sembra avverrà anche in questa nuova incarnazione (in effetto ho spoilerato i volumi non ancora tradotti in italiano!). D'altra parte proprio il lavoro di Johns con i personaggi più classici è quello che personalmente trovo il più convincente in assoluto, per cui mi sentivo abbastanza tranquillo nell'acquisto di questo primo volume dedicato alla nuova Justice Society (che poi Justice Society America non si può proprio sentire...). E in effetti le attese non sono state... disattese!