Un po' favola, un po' filosofia della religione, Alla morte della dea è evidentemente influenzato da Roger Zelazny e in particolare dal Signore della Luce. Il romanzo si gioca sulla corruzione del potere divino, o quanto meno sullo sbilanciamento verso il "lato oscuro" (concetto, per quanto mai realmente scritto esplicitamente, evidentemente mutuato da Guerre Stellari, ma non solo).
I due "gemelli" del romanzo, oltre a costituire una sorta di yin e yang, risultano entrambi avere un ben scarso controllo sulla loro vita e il loro sviluppo intellettivo e culturale. In particolare il gemello oscuro risulta alla fine una bambolina in mano della strega oscura e vendicativa che porta il mondo sull'orlo dell'estinzione definitiva, mentre il gemello luminoso alla fine accetta il suo destino divino e l'opera creatrice che deve portare a termine.
Scritto con stile veloce nonostante l'influenza della meditazione orientale da un buon Darrell Schweitzer, risulta nel complesso un romanzo bello e appassionante.
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