I trailer di The Batman, o semplicemente Batman, invece, promettevano qualcosa di decisamente molto interessante e sin da subito, anche semplicemente da quel poco che si poteva intuire, una pellicola che cercava di mettere insieme gli aspetti più ossessivi e violenti del personaggio proprio con la sua caratteristica principe: le investigazioni. La cosa, però, non era così scontata visto il curriculum del regista, Matt Reeves, ben lontano dal genere crime: delle 9 pellicole cui Reeves ha collaborato, solo due, Trappola sulle montagne rocciose e The yards, ricadevano nel genere. E non erano nemmeno state girate da Reeves. Eppure l'esperienza alla scrittura di queste due pellicole e quella alla regia di Cloverfield direi che si sono viste tutte in questo nuovo film batmaniano.
E la prima scena con Batman che entra in campo ha un che di milleriano: un gruppo di giovani con la faccia dipinta alla moda del Joker (il che sembra un collegamento con l'omonima pellicola, cosa che però si dimostra non esattamente corretta, se non nello spirito) scendendo dalla metropolitana assaltano un passante. A quel punto, dalle ombre, emerge Batman che li mena uno a uno. Tranne l'ultimo che fugge, dopo aver peraltro provato ad avvertire il vigilante del tentativo di spararlo da parte di un suo sodale. La cosa interessante è l'interprete di questo ragazzo, Jay Lycurgo, è entrato nel cast della terza stagione di Titans (ve ne scriverò presto, spero!) nel ruolo di Tim Drake.
Lasciando questo cameo da parte, è ancora più interessante come si entra subito in tema con uno degli elementi del personaggio: la violenza delle azioni, motivata dalla battuta che Batman fornisce all'ultimo dei joker-boy:
Io sono vendetta.Gli autori, però, lo stesso Reeves e Peter Craig, anche se prenderanno ispirazione a piene mani soprattutto dal Batman di Jeph Loeb, guardano soprattutto per lo sviluppo di Batman alla caratterizzazione di Scott Snyder, in particolare quella letta su Anno Zero, visto che nel finale ribaltano completamente l'idea milleriana del vigilante autoritario che, invece, vediamo all'inizio.
Dopo le "presentazioni", per così dire, ecco che la pellicola ci presenta Batman alle prese con una pellicola decisamente di genere crime, con la caccia a un serial killer che si fa chiamare Enigmista, ma è vestito come Hush, personaggio creato proprio da Loeb, e che alla fine risulta un po' un mix tra questi due personaggi e i serial killer ideati sempre da Loeb per The long halloween e per Dark victory. Anche in queste due maxi-serie, come in The Batman, giocano un ruolo fondamentale gli enigmi disseminati dall'assassino nel corso della storia, con Batman e Jim Gordon che vengono trascinati dietro l'Enigmista quasi sempre un passo indietro all'assassino.
Attraverso quest'ultimo, però, Reeves e Craig sviluppano una serie di storie che sono state spesso molto poco trascurate, come l'importanza dei Wayne per la città di Gotham; o il rapporto tra Gordon e Batman, spesso di subordinazione tra il primo rispetto al secondo, ma in questo caso posti su un livello molto più paritario; o il rapporto tra Alfred e Bruce Wayne, in cui per la prima volta nella storia cinematografica del personaggio vediamo Bruce rendersi realmente conto dell'importanza del suo fido maggiordomo nella sua crescita personale. E poi diventa centrale il tema della criminalità organizzata a Gotham: come in The long Halloween, anche in The Batman risultano fondamentali le indagini intorno alle figure di Sal Maroni e soprattutto di Carmine Falcone. Reeves punta il dito in maniera forte ed esplicita contro la corruzione della politica, che in qualche modo è, pur se indirettamente, responsabile dello stesso Enigmista.
Le motivazioni più profonde di quest'ultimo saranno rivelate solo nelle fasi finali della pellicola, ma il suo personaggio si gioca, per buona parte del film, come un pazzo che è però mosso da un'idea di giustizia, talmente distorta da coincidere con la vendetta pura e semplice: il suo intento, infatti, è quello di rivelare ai gothamiti le bugie e i traffici dei cittadini più rappresentativi della città. In un certo senso Reeves e Craig prendono quanto fatto dai fratelli Wachowski con V for Vendetta per usarlo non già per un anti-eroe, ma per adattarlo a un vero e proprio nichilista.
Forse, per il vecchio amante di Batman che è in me, è proprio questa caratterizzazione nichilista dell'Enigmista a risultare un po' fuori posto, ma se pensiamo all'Enigmista proprio di Schumacher o a quello di Snyder in Anno Zero, alla fine Reeves non si è discostato poi molto dalla storia del personaggio.
L'altro comprimario/collaboratore di Batman fondamentale per la storia è, poi, Selina Kyle, a metà strada tra il personaggio di Loeb e quello di Miller. Questa caratterizzazione, alla fine, giova al personaggio, che viene rappresentato in una luce completamente diversa rispetto alla Selina di Anno Uno, in cui era sostanzialmente una prostituta, e diventa una ragazza piena di rabbia e rancore verso quel padre che le si è negato.
Ottima, poi, la prova del cast di attori. Se da un lato le presenze di John Turturro, Falcone, e Colin Farrell, il Pinguino nella versione mafiosa, poteva rappresentare una sicurezza, direi sorprendente in termini positivi la prova di Robert Pattinson, al tempo stesso un Bruce Wayne credibile, che per una volta non è il solito playboy, e un ottimo Batman (nella maggior parte delle scene mi ha ricordato Michael Keaton nei due film di Tim Burton). Anche Jeffrey Wright, Gordon, e Zoë Kravitz, Selina, risultano efficaci nei ruoli loro assegnati, mentre Paul Dano, l'Enigmista, emerge soprattutto nel finale quando si mostra senza la maschera che ne nasconde la mimica facciale.
Nel complesso la pellicola che aspettavo sin dal 1995, con in più alcuni tra i miei riferimenti fumettistici preferiti del post-Miller.
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