Ero lì, che stavo vedendo Thelma, noir scandinavo del 2017 di Joachim Trier la cui trama ricalca in maniera quasi pedissequa quella di Carrie, romanzo di Stephen King. Ancora non l'ho letto, ma ho visto il film del 2013 di Kimberly Peirce e in effetti c'è una qual certa sovrapposizione tra le trame e i temi. Abbiamo in entrambi i casi due ragazze isolate, Carrie dai suoi compagni di scuola e Thelma da quelli dell'università. E abbiamo due famiglie profondamente religiose, entrambe in maniera in qualche modo disfunzionale, anche se in modi differenti. La madre di Carrie è, infatti, completamente pazza, mentre i genitori di Thelma sono religiosi al limite della superstizione. D'altra parte sembra che Thelma abbia dei poteri incontrollabili e pericolosi. Proprio come Carrie.
In effetti secondo alcune classificazioni Thelma è considerato un thriller soprannaturale, ma è anche classificato come Thriller psicologico o anche noir, e in effetti gli elementi più squisitamente noir della storia sono tali per cui si può concludere la visione del film ritenendo tutta la vicenda come per lo più svoltasi nella testa di Thelma e non, come nel caso di Carrie, come frutto di particolari poteri soprannaturali. Di fatto questo ha modificato il mio modo di fruire il film, Thelma nello specifico, vedendolo più come un noir in cui c'è un mistero da scoprire (nello specifico un ricordo rimosso nell'infanzia della protagonista) che come un horror soprannaturale. D'altra parte anche lo stile di narrazione si presta a mantenere questa ambiguità di fondo, con alcune scene che sembrano puntare su una lettura e altre sull'altra.
Al di là di queste considerazioni specifiche, però, la riflessione che mi è sorta è come spesso la classificazione che diamo ai film e ai prodotti di finzione che fruiamo diventa essa stessa parte della narrazione, perché influenza il nostro modo di fruire quel prodotto specifico. E in alcuni casi anche il parere che ci facciamo di quel film o romanzo, arrivando a disprezzare o a restare piacevolmente sorpresi a casua di classificazioni errate o ambigue.
Lo so, sono considerazioni abbastanza banali, ma concedetemelo: in fondo, d'estate, ci stanno anche queste!
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