Stomachion

mercoledì 25 settembre 2024

Verso Plutone

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In un futuro lontano ma non troppo, il 2197, la Terra è una specie di arena finanziaria in cui tutte le imprese sono legate alle altre spesso da rapporti equivoci e poco chiari. Fino a che le autorità competenti non ficcano il naso, la situazione può andare avanti come sempre, ma ciascuno degli imprenditori vive in una situazione di tensione, di precario equilibrio in cui potrebbe finire facilmente in rovina. E' quello che sembra capitare ad Allen Sibley protagonista di Pianeta difficile, romanzo di Algis Burdys che, dopo un inizio sulla Terra, sposta l'attenzione del lettore sul pianeta Plutone, che insieme con Venere è stato popolato da coloni terrestri. De della terraformazione di quest'ultimo si sa poco, su Plutone, invece, Budrys ci informa che il suo satellite, Caronte, è stato trasformato in una piccola stella che illumina la superficie del pianeta nano, altrimenti buia o quasi praticamente sempre.
Il senso del romanzo, però, non sta tanto nella sfida di sopravvivere in un ambiente ostile, quanto nell'idea del cambiamento, nella necessità di abbandonare qualcosa di se stessi per poter cambiare e quindi andare avanti. Tutto questo si declina evidentemente non solo al livello del protagonista del romanzo, ma anche al genere umano nella sua interezza, come ben si comprende nel primo capitolo quando Sibley viene avvicinato dalla Doncaster Corporation, il cui rappresentante gli fa un discorso ambiguo infarcito di informazioni personali e di altre legate proprio alla necessità di cambiare la stantia e decisamente ipocrita società terrestre.
Nonostante ciò, e nonostante una qual certa velocità di lettura, il romanzo non mi ha convinto completamente, un po' per la caratterizzazione del protagonista (si finisce spesso a chiedersi come faccia a non comprendere la situazione intorno a lui, dopo che ha spesso lodato le sue capacità intellettive), un po' per l'atmosfera generale costruita da Burdys.

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