
A partire da queste premesse Marco Paolini in collaborazione con Matthew Lenton costruisce uno spettacolo in cui immagina cosa sia accaduto a questi taccuini nel corso di questo lungo periodo. Ne nasce una storia di cui Paolini è voce narrante e in qualche modo fantasmatico co-protagonista, mentre gli altri personaggi si muovono un po' come in una classica storia on the road all'americana, un po' come in una specie di elegia alla natura e all'evoluzione. Il tutto in una specie di ghost town, uno di quei paesotti sperduti della vasta pianura statunitense, Darwin, in Nevada.
Amore, morte, farfalle e sabbia del deserto si intrecciano per raccontare la storia di Darwin, tra passato e presente, proponendo in maniera semplice e diretta le idee del grande naturalista inglese.
Di fatto Paolini colpisce nuovamente nel segno, andando a raccontare una delle più rivoluzionarie figure della storia della scienza, questa volta costruendo intorno anche una storia appassionante che si rivolge al presente, evitando così di cadere nell'agiografia.
E comunque, in tutto questo, Darwin c'è. In California.
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