Così i paesani, nella ricerca di una soluzione, si immergono nei ricordi del passato, visioni di un tempo che è stato, più semplice e genuino: le immagini proposte da Benni fanno ridere, a volte semplicemente sorridere, altre ancora fanno pensare, ma anche soffrire (come ad esempio la storia di Grandocca, letta durante l'incontro di presentazione alla Feltrinelli). Racconta di un gruppo di persone che, più che attaccati alle proprie abitudini, cercano di difendere uno stile di vita, di difendere quel senso della vita che si sono costruiti negli anni.
La voce narrante principale è quella di Nonno Stregone, il depositario dei ricordi di tutti, personaggio che ricorre nei libri di Benni, chiamato in vari modi di volta in volta. E' anche il protagonista dell'insolito, per certi versi inatteso, quasi inusitato, per dirla alla Scarpa, finale.
In generale si ritrova il solito Benni, brillante e irriverente, ma anche un Benni un po' più consapevole del suo passato, più saggio, e forse il valore di questa saggezza sta nella citazione con cui vorrei chiudere:
E per noi ogni giorno è prezioso.
E abbiamo i racconti.
E sappiamo riparare le cose, e voi no.
E anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa.
Nel previsto sequel, Pane a Pontida, gli abitanti di Montelfo combattono contro un gruppo di mutanti leghisti. Il finale è top secret, ma sembra che Nonno Stregone inventi una pozione magica a base di polenta.
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