Stomachion

sabato 1 febbraio 2020

Il fantasy di Jean-Luc Istin: Nani

Il nome di Jean-Luc Istin non dovrebbe essere completamente ignoto agli amanti del fumetto francese, in particolare quello di genere fantasy. Dopo aver apprezzato il sui Druidi era dunque abbastanza scontato che iniziassi a leggere anche il suo progetto più ambizioso, Elfi, ideato insieme con Nicolas Jarry. Il progetto è costituito non solo dalla serie principale, Elfi, ma anche dalle due serie collaterali Nani e Orchi e Goblin. Mentre le prime due sono arrivate in Italia grazie a Panini Comics, che non ha ancora completato la pubblicazione del progetto (che in realtà si è concluso), Orchi e Goblin non è ancora giunta in Italia. Le tre serie sono costituite rispettivamente da 24, 14 e 6 volumi. Partirei con l'esame di questa serie, di cui sono rimasto un po' in arretrato con le letture (i volumi di cui scriverò tra questo e il prossimo articolo dedicato alla serie risalgono al 2018), con Nani, nella speranza che Panini riprenda la pubblicazione dei volumi della serie.
Una metafora dell'umanità
Il mondo ideato da Istin è, nella sua struttura, quello classico del fantasy. Ci sono, infatti, un po' tutte le razze che abbiamo imparato ad apprezzare da Il Signore degli Anelli in poi: gli elfi, gli uomini, i nani, gli orchi, i goblin. Come ovvio in un genere favolistico come il fantasy, ciascuna delle razze viene utilizzata dagli autori di genere per enfatizzare pregi e soprattutto difetti della società contemporanea, in una narrazione che è ancora più metaforica rispetto a quella fantascientifica. Di tutte le storie del progetto di Istin che si sono lette fino a qui, quelle racchiuse nei due volumi di Nani pubblicati da Panini, che raccolgono i primi 4 volumi dell'edizione francese, sembrano parlare degli esseri umani molto di più rispetto alle storie racchiuse in Elfi.
I nani di Istin sono abbastanza classici: una razza di scavatori che preferisce costruire le sue città nelle viscere delle montagne, sempre in stato di guerra per proteggere le proprie ricchezze, non solo dalle altre razze ma anche dalle altre tribù nanesche. Ognuna di queste, però, condivide una struttura sociale comune, che costituisce una base essenziale per i commerci tra loro: le caste. I nani sono infatti suddivisi in forgiatori, guerrieri, studiosi e reietti. In particolare sul secondo volume, quello di cui ho recuperato la lettura di recente, i riflettori degli autori sono rivolti su due appartenenti alle caste degli studiosi (l'ordine del tempio) e dei reietti (il non riconosciuto ordine degli erranti).
I due protagonisti sono rispettivamente Aral del tempio e Oosram degli Erranti, scritti entrambi da Nicolas Jarry. Mentre Aral si dimostra una sorta di piccolo Dottor Faust, Oosram, dopo essere stato parte del potere, diventa paladino della rivolta degli erranti contro gli altri ordini. I due personaggi, dunque, presentano punti di interesse variegati e differenti che gettano luce sulla società nanesca, ma anche sulla nostra.
Non sono, infatti, pochi i punti in comune: una certa diffidenza nei confronti degli altri, anche appartenenti alla propria cerchia, una avidità di fondo e uno sfruttamento incondizionato delle risorse, una ricerca smodata di ricchezze e potere, una società classista e basata sullo sfruttamento dei livelli più bassi, che vengono anche angariati dalle così dette "forze dell'ordine". Ovviamente tutto ciò viene ammantato dalla classica cerca del genere fantasy, che però viene interpretata in maniera differente nei due episodi.
Nel caso di Aral è la ricerca del motivo per cui, all'improvviso, le grandi città nanesche vengono spopolate, non perché gli abitanti vanno via, ma semplicemente perché impazziscono e iniziano a uccidersi uno con l'altro. Questo porterà Aral vicino a una conoscenza prossima a quella assoluta, che, essendo egli uno studioso, risulterà un richiamo ammaliante e irresistibile.
Per Oosram è una ricerca ancora più aleatoria e al tempo stesso concreta di Aral, quella della libertà. Dopo essere caduto in disgrazia di fronte al suo re per aver provato a imbrogliarlo, Oosram viene esiliato insieme a tutta la sua famiglia perdendo i privilegi di capo dell'esercito. Diventa così un errante, il nome con cui vengono indicati tutti i nani che si sono in qualche modo resi colpevoli di aver violato la legge (o per meglio dire il volere) del proprio regnante. Oosram, dopo essersi reso conto che la sua condizione di ultimo nella sua scala sociale permette agli altri ordini di trattarlo come meno di un nano, decide di addestrare gli altri erranti e dare vita a una vera e propria guerra civile.
E' fuor di dubbio che alla fine del volume le simpatie del lettore andranno nei confronti di Oosram, e d'altra parte, per quanto i destini dei due protagonisti siano in qualche modo inevitabili, quasi scontati, è soprattutto quello di Oosram a lasciare l'amaro in bocca: Jarry, infatti, riesce a far empatizzare il lettore soprattutto con quest'ultimo, grazie al forte senso della famiglia che infonde nel suo personaggio. Allo stesso modo è proprio quello scarso senso di appartenenza familiare di Aral che, in un certo senso, impedisce di simpatizzare completamente con quest'ultimo, nonostante il suo distacco dalla famiglia venga più che ampiamente giustificato dall'autore.
Tozzi e barbuti
Come già Elfi, anche Nani si avvale di un team di autori differenti. Se per il serial principale oltre a Istin e Jarry troviamo anche altri scrittori, per Nani ad alternarsi sono solo i disegnatori. Mentre per Elfi lo stile di disegno risulta più variegato, per Nani, invece, Istin e Jarry selezionano una squadra di disegnatori con tratti simili per quanto non esattamente sovrapponibili: essenzialmente rotondi e dinamici, a vista molto simili al tratto di Arthur Adams. La scelta, in effetti, risulta anche abbastanza azzeccata, dovendo disegnare personaggi di per se tozzi e dal carattere generalmente duro e spigoloso. In particolare per gli episodi 3 e 4 vengono assoldati l'italiano Paolo Deplano e Jean-Paul Bordier.
Per quanto strutturalmente i due disegnatori riescono a raggiungere una sintesi grafica simile, sono anche evidenti le differenze. In particolare Deplano presenta un tratto più sporco e carico di chine, risultando alla fine particolarmente efficace e adatto ai toni folli e, in alcuni punti, quasi horror della vicenda. Inoltre il suo tratto in alcuni punti (soprattutto nei lineamenti dei personaggi) mi ha ricordato quello di Tom Mandrake.
Bordier, invece, con il suo tratto chiaro e l'inchiostrazione precisa e pulita, risulta perfetto per una storia ricca di battaglie, ma anche di momenti intimi o semplicemente della tranquilla vita contadina degli erranti. Il suo tratto mi ha ricordato in particolare il Mark Bagley di Ultimate Spiderman.
Entrambi i due disegnatori sono stati, poi, molto abili nell'interpretare la sceneggiatura di Jarry con una composizione dinamica della pagina, senza mai utilizzare realmente la griglia classica del fumetto francese (4 strisce che suddividono la pagina in due mezze tavole, ciascuna costituita da un numero variabile dalle 5 alle 6 vignette), ma piegandola al servizio della storia, senza però perdere in leggibilità.

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