Lungo la linea temporale
Legends of Tomorrow fa parte del meglio noto Arrow Verse, costituito da alcune serie televisive in continuity una con l'altra e nate dal successo di Arrow, incentrata su Freccia Verde, Oliver Queen. In particolare LoT vede un gruppo di supereroi sottratti dalla loro linea temporale da Rip Hunter, un viaggiatore del tempo appartenente ai Time Master, che, violando i loro protocolli, vuole cambiare il tempo per impedire a Vandal Savage di commettere la strage che compirà in un lontano futuro quando prenderà il controllo politico della Terra.Per ottenere questo obiettivo Rip mette insieme i due componenti di Firestorm, il già citato Martin Stein, fisico nucleare, e il giovane Jax Jackson; Sarah Lance, meglio nota come White Canary; Atomo, ovvero un altro fisico, Ray Palmer; i due supercriminali Heat Wave e Capitan Cold (peraltro interpretati dai due protagonisti di Prison Break); e infine Kendra Saunders e Carter Hall, le due ultime reincarnazioni di Hawkgirl e Hawkman, il cui destino appare indissolubilmente legato a quello di Vandal Savage.
La serie, oltre a fornire una reinterpretazione dei personaggi DC Comics di riferimento, risulta anche interessante da un punto di vista storico, visto che rilegge fatti realmente accaduti e gioca con piccoli cambiamenti che potrebbero portare a conseguenze anche disastrose nei confronti del flusso temporale. Questo rischio di implosione o distruzione del tempo è continuamente presente nel corso di tutte le stagioni della serie e le Leggende saltano da un capo all'altro del tempo per rimettere a posto i cambiamenti temporali causati ora da loro stessi, ora da altri viaggiatori del tempo, ora da demoni, ora da altre entità più o meno tecnologiche o mistiche.
In particolare l'elemento mistico diventa sempre più presente man mano che le stagioni si susseguono e viene introdotto nel gruppo John Constantine, il mago ideato da Alan Moore sulle pagine di Swamp Thing. Quella di Constantine non è l'unica aggiunta all'interno di una formazione dalla struttura dinamica dove i componenti cambiano di stagione in stagione e a volte gli stessi attori si ritrovano a interpretare versioni differenti dello stesso personaggio, o personaggi diversi ma con lo stesso aspetto fisico.
In pratica Legends è una sfida non solo agli spettatori, cui vengono lanciati quasi a ogni puntata spunti interessanti da approfondire dopo la visione, ma anche agli stessi attori, che non possono fossilizzarsi su caratterizzazioni granitiche, ma che anzi hanno a disposizione personaggi forse anche troppo dinamici rispetto agli standard usuali.
Se questo continuo vorticare sulla composizione del team e sulla caratterizzazione dei personaggi dona un certo dinamismo alla serie, dall'altro però genera anche un po' di sconforto nello spettatore, che così non fa in tempo ad affezzionarsi a un certo personaggio che viene fatto sparire o viene completamente modificato dai cambiamenti che lo stesso gruppo apporta alla linea temporale. Per contro questo viene controbilanciato da un ritmo narrativo serrato e da battute brillanti, tipiche di serie televisive leggere e divertenti, che comunque mantengono la visione piacevole e tutto sommato interessante, nonostante i buchi narrativi generati all'interno della storia presa nel suo complesso partendo dalla prima fino alla quinta stagione.
Tutto questo, però, non impedisce ad alcuni episodi di restare impressi nella memoria, come ad esempio nel mio caso quello con Hedy Lamarr, mentre gli episodi leagati ai crossover in cui il gruppo è coinvolto risultano difficili da seguire, costringendo a dover recuperare le puntate degli altri serial per poter comprendre gli eventi presenti nel singolo episodio di Legends, come nel caso di Crisi su Terra X o dell'ambiziosissimo Crisi sulle Terre Infinite.
A parte ciò, come già scritto in precedenza, la serie di Greg Berlanti, Marc Guggenheim, Andrew Kreisberg e Phil Klemmer risulta piacevole e divertente. Vedremo anche se continuerà oltre la sesta stagione, prevista per il maggio di quest'anno, anche a fronte del sempre maggio impegno di Warner nel trasformare HBO Max nella sua piattaforma di streaming.
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