Stomachion

giovedì 17 ottobre 2024

Draculea: I vampiri tra storia e letteratura

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Quelli di ABEditore, come scrivo quasi ogni volta che recensisco un loro volume, propongono sempre volumi curati in ogni più piccolo dettaglio. Poiché buona parte del loro catalogo è una riscoperta di opere che generalmente, pur se in pubblico dominio, sono scarsamente diffuse, hanno sempre un approccio critico alla materia: è infatti raro non trovare un loro volume privo di redazionali di approfondimento, mentre il curatissimo comparto grafico arricchisce la lettura grazie al recupero di illustrazioni d'epoca. Non sfugge a questa formula nemmeno la raccolta Draculea dedicata, come intuibile dal titolo, ai vampiri.
Con un approccio che mi ha ricordato, ma esaltato all'ennesima potenza, il mammutt deidcicato un paio di decenni fa ai vampiri edito dalla Newton&Compton, ABEditore ha proposto un ricco volume con racconti di autori come Hawthorne, Blackwood, Le Fanu per citare i più noti, affiancati da altri comunque non meno bravi, alternati da testi un po' particolari: relazioni di commissari, estratti di diari di viaggio e altri documenti simili in cui si raccontavano i casi di sospetto vampirismo che sono assurti agli "onori della cronaca" nel corso dei secoli.
La cosa più stupefacente è che il documento più recente sul vampirismo risale al 1914 di tale Dudley Wright, anche se riporta casi di sospetto vampirismo in Cina non meglio datati, ma facilmente spiegabili in altro modo, cosa che l'autore, però, si guarda bene dal fare. E' anche presente un estratto dalla Dissertazione sopra i vampiri del 1739 dell'italiano Giuseppe Davanzati, che, non devo specificarlo, dava credito all'esistenza dei vampiri.
Uno dei saggi più interessanti, però, è Un viaggio nel levante del 1717 di Pitton De Tournefort della Royal Academy of Science, in cui è evidente la voce scientificamente scettica dello scrittore. Quest'ultimo, insieme ai suoi compagni di viaggio, si è trovato ad assistere a una situazione abbastanza tipica per il periodo, in cui un intero villaggio a partire da un semplice sospetto entra nel panico per via di un cadavere ritenuto quello di un vampiro.
Quando De Tournefort e i suoi compagni vengono interpellati, questi scrive:
(...) spiegammo che non c'era da meravigliarsi che il macellaio avesse avvertito un po' di calore quando cercava a tentoni tra le viscere che stavano marcendo, che non era cosa straordinaria emettere fumi, allo stesso modo del letame che viene smosso, e che il preteso sangue vermiglio, che ancora copriva le mani del macellaio, altro non era che una fetida poltiglia putrescente.
Nonostante queste spiegazioni, però, la popolazione decise comunque di procedere con la bruciatura del cadavere.
La cosa più stupefacente su questo saggio, però, è come il già citato Davanzati lo utilizza, nel suo di saggio, come fonte per confermare le sue convizioni, nonostante di fatto vada in una direzione diversa, a dimostrazione di quanto sia molto difficile, anche con le prove alla mano, convincere qualcuno che ha delle idee differenti.
In effetti anche Gerard Van Swieten cita il saggio di De Tournefort, ma come testimonianza delle credenze delle popolazioni locali di fronte a quella che egli chiama magia postuma.
Potrei fare altri esempi di questi trattati e d'altra parte non vorrei far passare l'idea che la parte diciamo così redazionale sia migliore di quella letteraria: l'una completa l'altra e anzi, in certi casi, gli scrittori sembrano avere un approccio più scientifico dei saggisti!
In due parole, un volume essenziale per tutti gli appasionati di letteratura vampirica.

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