Stomachion

mercoledì 23 ottobre 2024

L'invenzione di Milano

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Negli ultimi decenni Milano ha subito una decisa trasformazione. Molte zone, infatti, sono state oggetto di profonde riqualificazioni, con percorsi delle metropolitane che passano accanto e costruzione di nuovi palazzi, generando in maniera abbastanza incontrollata fenomeni di gentrificazione che hanno spinto moltissimi degli abitanti originari dei quartireri colpiti da tali fenomeni ad andare via, vendendo le proprie case o, magari, provando ad affittarle ad altri (per pagare a propria volta un affitto in una zona meno "cara").
Questo e altri fenomeni sono stati raccolti e descritti ne L'invenzione di Milano di Lucia Tozzi, testo giornalistico di forte impatto in cui questo fenomeno viene fatto risalire all'Expo2015 e agli anni che lo hanno preceduto. Di fatto nella sua inchiesta la Tozzi racconta di come le concessioni edilizie, in particolare quelle per rinnovare molti spazi pubblici, sono state concesse non tanto pensando ai cittadini presenti nel quartiere, ma a quelli che avrebbero potuto usufruire di quei rinnovati spazi urbani: innanzitutto i costruttori, che avrebbeo potuto lucrarci sopra ben più di quanto c'avrebbe eventualmente guadagnato il comune, e quindi i futuri nuovi abitanti di Milano, persone interessate a vivere Milano per periodi di tempo limitati (persino gli studenti, in un certo senso, sarebbero quasi ritenuti sgradevoli, non fosse per le università!).
Ora, nel corso di una presentazione cui ho assistito, l'idea di base della denuncia avanzata nel libro è stata messa in discussione da un paio di persone, ponendo l'accento sulla domanda "ma non volete la metropolitana sotto casa? o quartieri più sicuri?"
Ovviamente la risposta non sarebbe negativa, però non a discapito degli abitanti del quartiere, non costringendo loro a spostarsi perché improvvisamente non possono più sostenere i costi del condominio, per esempio. Come è successo in molti quartieri. Cosa che ha spinto altri quartieri a protestare per non avere fermate metro sotto casa!
Sopra tutto ciò si innestano, poi, le dinamiche di comunicazione urbana, diciamo, che a Milano tendono a raccontare tutto ciò che funziona e a criticare il più ferocemente possibile quelle voci che provano a raccontare le piccole e grandi cose che non vanno. Diventa, quindi, un circolo vizioso in cui, a pagarne le conseguenze, sono le fasce più basse della popolazione, che siano italiani o stranieri ha poca importanza. D'altra parte Milano deve "brillare". E che sia una luce proveniente solo da una lucidatura esterna o meno ha poca importanza.

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