
Il volume, a cura di Gaja Arrighini per i testi di Alberto Brambilla, presenta un'interessante selezione di storie che spaziano lungo tutta la carriera del fumettista, interessante soprattutto perché, a parte la quasi ovvia Topolino in guerra con il Gatto Nip (così tante volte ritampata che non l'ho nemmeno riletta), presenta storie in qualche modo minori, come Topolino e Orazio nel castello incantato, che devo confessare non aver mai letto nonostante abbia tutta la serie de Gli anni d'oro di Topolino (gli ultimi volumi li ho acquistati senza leggerli...), Topolino contro il mostro bianco e soprattutto quel capolavoro hitchcockiano che è Topolino contro Topolino. Tra l'altro, a parte quest'ultima storia che fa parte del periodo di collaborazione con Bill Walsh, le altre sono tutte a partire da un soggetto dello stesso Gottfredson sviluppato ora da Webb Smith per Il castello incantato, che riprende in parte il corto Lo scienziato pazzo, cui sempre Smith stava collaborando in quel periodo, ora da Merril De Maris per Il mostro bianco.
Un tocco di scienza

Se dunque da un lato la scienza viene utilizzata usando il classico stereotipo dello scienziato pazzo o megalomane (o entrambi), dall'altro il gustoso alternanrsi di gag e scene di tensione mantiene desta l'attenzione del lettore e alto il ritmo, cosa che comunque era ovvia se pensiamo che la prima pubblicazione di queste storie avveniva su daily strip.
Se dal punto di vista dello stile ho ben poco d'aggiungere rispetto a quanto scritto da Andrea Bramini in un approfondimento dedicato alle storie del periodo 1930-1936 cui appartengono le prime due storie di questo volume, volevo qui semplicemente osservare come in alcune occasioni Gottfredson ha avuto modo di mostrare le sue abilità grazie ad alcune vignette particolarmente ariose, che permettono al lettore di percepire al tempo stesso i grandi e angusti spazi in cui si muovono i personaggi.

Con il solito piglio disneyano, la balena bianca, il Vecchio Candido, si prende gioco di chi prova a catturarla, ma l'aspetto più interessante della storia è il messaggio ecologista dietro la soluzione trovata da Topolino per liberare quella zona di mare dalla balena, sfruttando in un certo senso l'ambiente per risolvere il problema. Un approccio che, se adottassimo oggi, ci permetterebbe indubbiamente di avere un pianeta un po' più vivibile per tutte le specie viventi che lo occupano.
Dal punto di vista stilistico, oltre alle considerazioni generali sul periodo, sempre ben raccontate dall'amico Andrea, sottolineerei soprattutto l'adozione del retino da parte di Gottfredson, cosa che permetteva di gestire meglio le ombre e di ridurre i tempi di produzione delle strisce. Devo dire, però, che questa tecnica con le strisce ricolorate rende molto meno rispetto alle strisce in bianco e nero.
Nel segno di Hitchcock

Torniamo però a Topolino contro Topolino: la storia è, in effetti, la summa delle atmosfere walshiane, intrise di intensità psicologica e situazioni hitchcockiane, e da grande estimatore del cinema di Alfred Hitchcock non poteva che diventare una delle mie preferite del periodo. Mette in campo la sfida tra Topolino e un suo doppio malvagio, riproponendo quindi attraverso tale tema il confronto con se stessi, reso appunto esteriore a causa del doppelganger ideato da Walsh.
In questo senso, e forse ciò che sto per scrivere non è così peregrino, la caratterizzazione di questo Topolino, e più in generale del Topolino di Walsh, ricorda i personaggi maschili di Hitchcock, in particolare quelli interpretati da James Stewart, come il John Ferguson de La donna che visse due volte, che si barcamenano tra misteri apparentemente insolubili e situazioni in qualche modo surreali, almeno fino alla risoluzione della vicenda. Allo stesso modo Topolino sembra catturato dal flusso della storia, senza poter intervenire fino all'arrivo della fase conclusiva, quando riconquista il suo ruolo di protagonista grazie a una serie di strisce ricche d'azione.
Nel complesso, quindi, considerando anche la selezione di strisce autoconclusive con cui si chiude il volumetto, questo numero di Grandi autori restituisce un quadro completo di Gottfredson, anche grazie ai puntuali articoli di approfondimento di Alberto Brambilla, lettura imprescindibile della collana.
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