
Troppo sottile, forse, per una precisa classificazione fra i racconti dell'orrore, tuttavia più veramente artistica in senso assoluto, è la delicata fantasia di "Jimbo". Blackwood raggiunge in questo romanzo un accostamento aderente e palpitante alla più profonda sostanza del sogno e spazza via le barriere convenzionali tra realtà e immaginazione.Personalmente classificherei il romanzo come fantasy. Blackwood, infatti, descrive un mondo in qualche modo fantastico, al tempo stesso simile al nostro, visto che i luoghi in cui Jimbo si muove sono quelli della veglia, ma anche diverso.
Non ho usato a caso il termine sandmaniano di veglia. Di fatto il giovane protagonista finisce in coma, e questo diventa il modo per sperimentare un mondo fantastico, ma anche terrificante, dove l'obiettivo è quello di farsi trovare pronto a fuggire quando il suo corpo sarà pronto a risvegliarsi.
Ricco di descrizioni evocative, per lo più di stampo astronomico, scorre veloce nonostante i pochi dialoghi presenti. In appendice, infine, c'è un breve racconto, Jimbo e il giorno più lungo, in cui il protagonista, che non c'è garanzia sia lo stesso del romanzo, è elettrico per l'arrivo del solstizio d'estate. Alcune delle farsi di questo breve racconto le ho utilizzate nel cielo del mese di giugno su EduINAF.
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