La giornata di ieri è stata dedicata all'occupazione simbolica dei Rettorati di tutt'Italia. Sul numero odierno della Gazzetta del Sud è stato pubblicato, a firma di Katia Cairo un resoconto della manifestazione locale, svoltasi all'Università della Calabria:
Le ragioni della mobilitazione. A innescare la protesta è, come in tutta Italia, il progetto del ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti. Un progetto giudicato letale per il futuro delle università e, quindi, anche dell'ateneo cosentino.
I docenti ne chiedono perciò il « ritiro immediato». Si tratta, denunciano, di un provvedimento che mette a repentaglio le prospettive di quanti operano nelle università, dei docenti come dei ricercatori.
E' un disgeno di legge, quello del ministro Letizia Moratti, protestano all'Unical, che prevede tra l'altro la messa ad esaurimento dei ricercatori universitari e che getta perciò scompiglio nella realtà accademica. E' un disegno di legge che sancisce «la precarizzazione del sistema universitario e la mercificazione del sapere».
Nel giorno di blocco dell'Unical ieri l'azione di protesta è sfociata nell'occupazione degli uffici del Rettorato.
Le tappe della protesta. I manifestanti, circa 500, si sono dati appuntamento all'inizio del ponte Bucci. Muniti di striscioni e megafono hanno dato vita a una rumorosa manifestazione di protesta, scandita dal suono metallico di pentole, coperchi e cucchiai. Lo slogan più utilizzato: «Cuciniamo la Moratti».
I partecipanti al corteo hanno fatto irruzione nelle aule per invitare tutti ad aderire alla protesta, sono state "invase" le biblioteche e i centri di eccellenza. Il capolinea è stato Ingegneria. Qui il serpentone si è girato su se stesso e ha percorso nuovamente il ponte fino al Rettorato.
Dalla finestra dell'ufficio brevetti è stato calato uno striscione, gruppi di studenti hanno stazionato in catene nei corridoi dell'amministrazione. E il dissendo si è espresso anche fotocopiando stralci di libri, violando i diritti del Copyright. Poi la manifestazione si e' spostata fuori dal campus. L'intento, malriuscito, era quello di bloccare la statale 107. Oggi, a conclusione della settimana di agitazione, ancora seminari e assemblee.
I documento degli ingegneri. Un'assemblea di facoltà ha precisato ulteriormente le ragioni della contrarieta' al Ddl Moratti. «Elimina la figura dei ricercatori, scoraggia i giovani migliori dalla ricerca prospettando un precariato di oltre vent'anni, individua quale maggiore fonte di sostentamento per la ricerca i proventi delle collaborazioni con Aziende private, penalizzando la ricerca di base, e trasformando il sapere in pura professionalità». Date queste premesse l'appello a Ministro Governo e Parlamento: «Portare le risorse investite nella formazione e nella ricerca al livello degli altri paesi europei e individuare percorsi lavorativi chiari per i giovani che intendono intraprendere la carriera universitaria».
La protesta, comunque, è stata, come detto, a livello nazionale. E a livello nazionale, sempre sulla Gazzetta del Sud, a firma di Roberto Giustolisi, e' apparso un articolo dal titolo Le Universita' in rivolta, il 26 sciopero generale.
Questo il testo:
Una cordata di protesta ha unito ieri le Università italiane e le saldera' ancora il prossimo 26 Marzo per uno sciopero generale al quale potrebbero unirsi anche le scuole. La proclamazione ufficiale ancora non e' arrivata, ma la data ormai sembra essere quella. Bersaglio della mobilitazione è il disegno di legge delega per il riordino dello stato giuridico della docenza presentato dal ministro Moratti. Un provvedimento di cui, da più parti, si chiede il ritiro. Sotto accusa la precarizzazione del lavoro universitario, la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori, il blocco delle assunzioni, la scarsità dei finanziamenti e, più in generale, quello che viene definito «l'attacco all'istituzione pubblica, dalle scuole dell'infanzia all'università». Parecchi i rettori che hanno aderito alla protesta e tanti pure gli studenti che hanno solidarizzato con i propri professori. Occupazioni dei rettorati e assemblee di ateneo hanno avuto oggi inevitabili ripercussioni sulla didattica. Alcune università proseguiranno la mobilitazione anche nei prossimi giorni in attesa dell'appuntamento nazionale del 26. «Questa riforma spezza il collegamento tra università e ricerca, facendo diventare gli atenei dei semplici superlicei per la preparazione di massa degli studenti, ma senza eccellenza» ha spiegato il prorettore della Sapienza dove alcuni esami sono stati verbalizzati in piazza. Nell'ateneo romano di Tor Vergata anche per domani è previsto il blocco delle lezioni. A Venezia la protesta è stata simboleggiata oggi da un singolare gioco dell'oca, distribuito in forma di volantino, in cui vengono evidenziate tutte le difficoltà per raggiungere e poi, eventualmente, seguire la carriera di docente. Il Politecnico di Torino ha votato un documento fortemente critico sul ddl Moratti mentre il rettore dell'università degli studi della città, Rinaldo Bertolino ha partecipato all'assemblea assieme a centinaia di docenti. L'università di Bari ha annunciato il blocco delle lezioni per tutta la prossima settimana e gli studenti dell'Università della Calabria, dove da circa una settimana è in atto l'autogestione, non escludono di proseguire anche nei prossimi giorni. Riforma bocciata anche negli atenei sardi: a Cagliari il rettore Pasquale Mistretta ha portato la sua solidarieta' ai manifestanti e lo stesso ha fatto a Sassari il suo collega Alessandro Maida. Nel coro delle proteste c'è anche la voce di docenti e ricercatori degli atenei abruzzesi. Affollatissima l'assemblea nell'università di Trieste: «Sono accanto a voi» ha affermato il rettore Domenico Romeo aprendo il dibattito. Aule gremite anche a Firenze, Napoli, Benevento, Salerno, Macerata, Trento, Pisa, Genova. Solidali con i manifestanti gli studenti dell'Unione degli universitari e gli esponenti dell'opposizione. «Chiediamo al Governo e alla Moratti – ha dichiarato il segretario dei ds Piero Fassino – un ripensamento complessivo di questa riforma e nello stesso tempo continuiamo a lavorare insieme con i docenti e i ricercatori per elaborare proposte che ci permettano di costruire l'università migliore per tutto il Paese». Enzo Carra della Margherita ha invitato il ministro a partecipare a qualche assemblea di ateneo invece di andare in Tv mentre secondo Rifondazione comunista il prossimo passo non può che essere una unificazione della lotta di scuola e università. A difendere la Moratti e la sua riforma scendono in campo Antonio Martusciello e Mario Mauro di Forza Italia. «Sa tanto di ideologia – afferma Mauro – la levata di scudi contro la bozza di riforma dell'università proposta dal Governo». «E invece il provvedimento – assicura Martusciello – allinea la nostra università al sistema universitario degli Stati Uniti e a quello più avanzato d'Europa».
Per il momento questo è quanto. Si vedrà nei prossimi giorni come andrà a finire la storia...
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