Il libro di Van Vogt è il terzo capitolo di una trilogia (Il Mondo del Non-A e I Giocatori del Non-A i due precedenti) che non ho letto, ma un esauriente riassunto dell'autore mi fa edotto della materia trattata.
In poche parole Gilbert Gosseyn, il protagonista, è il diretto discendente dei primi esseri umani, giunti nella Via Lattea millenni fa da una galassia destinata a morire e qui, dopo un ritorno alla barbarie, hanno ricostruito una particolare civiltà.
Rispetto agli altri esseri umani, Gosseyn non solo padroneggia la Semantica Generale (una filosofia di vita e di pensiero molto avanzata ed estremamente razionale), ma possiede un extra-cervello in grado di teletrasportarlo istantaneamente da un punto all'altro dell'universo e una serie di cloni numerati in ordine crescente che si sveglieranno non appenna il corpo precedente muore. Una cosa del genere è possibile per Gosseyn proprio per il suo extra-cervello che fa sì che ogni clone apprenda quasi contemporaneamente al corpo in vita le esperienze che sta facendo l'identità Gilbert Gosseyn.
Il romanzo in particolare (Non-A 3) si basa sulla possibilità che ben due corpi di Gosseyn siano vivi contemporaneamente: la loro possibilità di gestire una situazione incresciosa, causata proprio dal risveglio imprevisto del terzo Gosseyn (il primo è morto nel corso del primo romanzo e il secondo è quello in vita) e da una anomalia all'interno del suo cervello, deriva proprio dal fatto di avere un extra-cervello e dal condividere pensieri e ricordi che solo grazie a questo particolare potere sono in grado di gestire.
In conclusione, la clonazione non è fatta per noi semplici esseri umani, ma solo per chi può permettersi un extra-cervello e l'elasticità mentale di accettare che un clone non è un fornitore di pezzi di ricambio o un corpo alternativo per raggiungere l'immortalità, ma un'entità vera e propria, differente da noi, pur se simile, ma con la stessa dignità di vivere e morire...
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