Stomachion

sabato 25 gennaio 2003

Rivoluzioni Moratti

Dopo l'annunciata rivoluzione per le carriere di ricerca, proposta che è accettata con alcune garanzie di trasparenza (ma la trasparenza non dovrebbero darla le università?), ecco la rivoluzione, molto più avversata sugli istituti di ricerca: l'assorbimento di alcuni di questi in altre istituzioni, per diminuirne il numero e far aumentare i soldi investiti nella ricerca.
I ricercatori, che vedono pochi soldi, protestano, pensando che di soldi se ne vedranno ancora meno. In effetti nella rivoluzione dall'odore manageriale il pericolo esiste; prendiamo il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), al suo interno dovrebbe assorbire l'IDAIC (Istituto nazionale di diritto agrario), l'INFM (Istituto Nazionale di Fisica della Materia, che a mio modesto parere se proprio deve sparire, sarebbe meglio che venisse fuso con l'INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), l'INOA (Istituto Nazionale di Ottica Applicata, e l'ottica è un'altra branca della fisica) e l'Istituto Papirologico "Vitelli".
L'INAF (istituto Nazionale di Astrofisica) assorbirà al suo interno tutta una serie di istituti di ricerca sullo spazio, escluso l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e almeno questo sembra avere una logica.
Tutta un'altra serie di istituti restano inalterati, mantenendo in giro anche alcuni doppioni (INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e l'Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste: ma non trattano entrambi la geofisica? Forse Trieste si trova in Sicilia!) e l'intento è quindi quello di eliminare istituti doppioni l'uno dell'altro (sperando che l'intento non sia quello di evitare di finanziare scienziati differenti che in posti differenti portano avanti la stessa ricerca, perché ciò vorrebbe dire avere una scarsissima conoscenza di come la scienza ha fatto le sue scoperte negli ultimi 400 anni!) e aumentare i soldi che verranno investiti nella ricerca.
Personalmente, se fossi un ricercatore, farei questo ragionamento: prima avevamo un certo numero di istituti (diciamo 10) e ognuno di questi aveva una certa quantità di finanziamenti, ora ne avremo un numero inferiore (diciamo 6) e, chi dovrà finanziare, con la scusa che gli sitituti sono stati chiusi e non assorbiti, non darà certo più soldi di prima, pretendendo però migliori risultati...
Questo rischio c'è, così come c'è il rischio che i laboratori dell'INFM vengano chiusi, almeno nelle città in cui ci sono anche quelli del CNR!

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