Stomachion

mercoledì 24 giugno 2015

Insegnare matematica come un gioco

Insegnare matematica negli ultimi anni è diventato, a mio modesto parere, al tempo stesso più difficile e più semplice. Le difficoltà, in effetti, sono state introdotte soprattutto da un aumento di giochi matematici introdotti nelle scuole (dalle Olimpiadi a Matematica senza frontiere), passando per le prove Invalsi: ognuno di questi test presentano, infatti, un grado di matematica di tipo ricreativo (e quindi anche più applicativo) superiore rispetto agli usuali programmi scolastici.
Questo, ovviamente, introduce una serie di elementi e di variabili che possono portare al successo o all'insuccesso non tanto (o non solo) delle capacità di apprendimento e di applicazione, ma soprattutto nelle possibilità che la matematica diventi accessibile agli studenti, non solo come comprensione pura e semplice, ma anche come approccio, metodo di ragionamento.
Qualunque tipo di aiuto, dunque, possa arrivare è, in questo senso, sempre ben accetto, sia che si abbiano gli strumenti per fronteggiare questo aumento di stimoli che arrivano nelle scuole, sia che questi strumenti siano assenti: Basta compiti, adesso giochiamo di Daniela Folcio, edito da Scienza Express è proprio uno di questi possibili aiuti. Spunti, giochi da costruire con carta e penna, tutta una serie di applicazioni assolutamente non scontate, con una ricca appendice di aneddoti e storie che rendono la lettura più ricca, ma che al tempo stesso possono essere utilizzati in classe, come ad esempio l'occhio di Horus quando si parla di frazioni.
Horus dalla testa di falco, figlio di Iside e Osiride, affrontò Seth nel deserto; per quaranta giorni combatterono e si affrontarono in una battaglia serrata. Con una mossa rapida e furba, Seth riuscì a rubare l'occhio sinistro di Horus.
Ma il dio, seppur provato, continuò la lotta perseverando e, quando stava ormai per soccombere, riuscì a sconfiggere Seth e a rientrare in possesso del suo occhio. Horus si recò quindi da Thoth, dio delle Arti e della Medicina, chiedendogli di aiutarlo, in cambio gli avrebbe offerto qualsiasi cosa. Thoth riuscì a impiantare nuovamente l'occhio nell'orbita vuota di Horus, che riguadagnò la vista. In cambio dell'aiuto Thoth gli domandò 1/64 del suo occhio, che da quel momento sarebbe sempre stato proprietà di Thoth.
Ogni parte dell'occhio di Horus possiede sia una particolare proprietà, sia rappresenta una particolare potenza della frazione 1/2. Se poi sommiamo tutte le frazioni dell'occhio, che partono da 1/2 e arrivano fino a 1/64, arriviamo a un totale di 63/64: per raggiungere l'unità, quindi, manca proprio il sessantaquattresimo ceduto da Horus a Thoth come pagamento per l'operazione!
Questo è solo un esempio delle possibilità di storie che si possono portare in classe (e nello specifico la storia dell'occhio sono un paio di anni che l'ho inserita nella cassetta degli attrezzi matematici!), un modo secondo me anche interessante per avvicinare i ragazzi alla materia nel modo più semplice e dimenticandosi per un attimo della schiavitù del voto.

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