
Moreau, però, viene caratterizzato come uno scienziato dedito al suo lavoro, che cerca di dimostrare il suo punto di vista, e con un distacco tale da rendergli completamente indifferente il destino delle sue creature. La sua arroganza emerge soprattutto in questo, e non nel fatto che non sia in grado di contemplare l'errore. In un certo senso si paragona a una divinità, e così si pone con le tribù di esseri che ha letteralmente assemblato, esperimenti che hanno sofferto alla "nascita" e che continuano a soffrire, scivolando sempre di più verso una specie di barbarie (se vista dal punto di vista dell'essere umano, ovviamente).
La modernità del romanzo, alla fine, colpisce con tutta la sua forza: un classico veramente senza tempo, in cui si mescolano diversi temi, dalla scienza senza etica, alle considerazioni sulla religione.
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