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domenica 11 maggio 2025

Topolino #3624: La leggenda della maglia rosa

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In effetti il titolo della storia d'apertura non è esattamente positivo come quello della storia di Niccolò Testi e Alessandro Perina, L'indesiderata maglia rosa. I due autori, però, riportano la passione per il ciclismo sulle pagine di Topolino proprio nel corso della settimana che ha dato l'inizio alla 108.ma edizione del Giro d'Italia, raccontandoci di un nuovo Giro del Calisota, che ritorna dopo diversi anni dalla sua introduzione sulla bellissima La grande corsa infinita di Sisto Nigro e Paolo Mottura. Quest'ultima storia, tra l'altro, è stata anche ristampata sul Topolibro ciclistico che è acquistabile insieme a questo numero del Topo.
Torniamo, però, all'edizione 2025 del Giro del Calisota, che propone una insolita alleanza (nata su gentile imposizionde del sindaco di Paperopoli), quella tra Paperone e Rockerduck, per mettere insieme la squadra che rapprsenterà il Calisota stesso nel corso della competizione. Potete quindi immaginare quanto la rivalità tra i due multi-miliardari influenzerà la competizione, in sovrapposizione al mistero dietro alla presunta maledizione che cade sui possessori della maglia rosa.
La storia prova a raccontare vari elementi del ciclismo, come gli sprint, le tappe di montagna, gli imprevisti tecnici, e persino le cronometro. In particolare proprio quest'ultima tipologia di tappa viene raccontata in maniera evidentemente errata. Le tappe a cronometro, infatti, prevedono la partenza dei corridori in solitaria, distanziati un paio di minuti uno dall'altro, mentre la cronometro mostrata nella storia sembra più una delle classiche tappe di trasferimento con fuga da lontano: due cose molto differenti.
Dal punto di vista sportivo, invece, cosa che è indirettamente indicativa del periodo non esattamente roseo del nostro movimento ciclistico, è la scelta di disneyzzare Vincenzo Nibali, ormai ritiratosi dall'attività agonistica e avviato verso la carriera di direttore sportivo. Certo ci sono alcuni giovani ciclisti italiani che sono citati nell'articolo dopo la storia, ma comunque stiamo parlando di giovani promesse. Insomma: divertente, ma...
Finisce... anzi non finisce Terravento
Come intuibile visti i molti spunti messi sul piatto da Alex Bertani e Luca Barbieri, la conclusione di Terravento è solo la conclusione della prima stagione in cui i nostri eroi, aiutati a sorpresa dai predatori contro le ombre. La vittoria, però, arriva grazie a un'insolita scoperta.
Onestamente, nel complesso, ho trovato Terravento sempre più deludente man mano che la storia procedeva. Il problema non è tanto una narrazione eccessivamente diluita, ma non il fatto che non sia riuscita a conquistarmi, nonostante dal punto di vista tecnico ci sia ben poco da eccepire, sia nella scrittura, sia nei disegni di Mario Ferracina. Andrò probabilmente un po' controcorrente, ma secondo me questi cinque episodi sono stati simili a un assaggio di un romanzo di genere, quasi un primo capitolo. E la brevità secondo me non sta tanto nel numero di episodi (in fondo stiamo parlando di cinque puntate), quanto proprio della lunghezza dei singoli episodi.
Arrivati alla fine, infatti, non si sa nulla sulla natura di queste ombre, si sono intuite appena le dinamiche presenti tra i due principali gruppi protagonisti e ci sono questi fantomatici "saggi" che arrivano all'improvviso nell'ultima vignetta. Onestamente inizia a diventare un po' seccante leggere saghe in cui tutto viene lasciato un po' a metà, senza sfruttare mai le prime stagioni per impostare nel modo più approfondito possibile un world building non dico credibile, ma almeno appassionante.
Qualcosa su cui, per esempio, è molto brava Licia Troisi, anche a testimonianza del fatto che si torna a Ducktopia anche quando ufficialmente le saghe in quel mondo non ci saranno più. Su questo numero, infatti, ecco arrivare il secondo racconto di Re Gambadilegno, realizzato anche questo con Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio, che forse non avrà dietro un progetto complesso come quello di Terravento o delle altre saghe Ducktopiane, ma ha il pregio di proporre storie fresche e divertenti, e che mostrano i cliché del genere da un punto di vista decisamente poco noto, come avviene proprio con Inseparabili.
Operazione: distruzione Bassotti
In effetti questa operazione dura da anni e non accenna ad avere una vera inversione di tendenza, se non alcune sporadiche storie di classe. I fasti dei Bassotti di Carl Barks o Romano Scarpa o Giorgio Pezzin per restare temporalmente più vicini (o anbche dello stesso Artibani) sembrano lontani decenni e questo nonostante nel frattempo sull'Almanacco Topolino vengono pubblicate storie in cui, nonostante Paperone alla fine vince, la Banda Bassotti si mostra come intraprendente e pericolosa, e non mi riferisco solo alle storie del passato lì pubblicate, ma anche ad alcune delle storie estere.
E in effetti La leggendaria Big Bass Band sembra una storia egmontiana, ma scritta da francesco Pelosi (e molto ben disegnata da Mattia Surroz) con la sensibilità di Marco Nucci. Cosa che di per sé non sarebbe un difetto se non fosse per questa battuta:
Non si è mai sentito nella storia di un Bassotto che eccellese nel ladrocinio!
Ecco: quando leggendo queste cose ti dici: "ma da dove è uscita st'idea?" inizia a scollarsi il rapporto che c'è con l'autore, con l'effetto che diventerà uno di quelli di cui non leggerai nulla anche se dovesse scrivere una storia lunga.

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