
Il "nuovo" Robin

All'inizio il personaggio appariva come una versione leggermente modificata dello stesso Dick Grayson: anche Jason, infatti, era un circense e aveva perso i genitori, e si distingueva da Dick soprattutto per la capigliatura.
Con l'occasione di Crisi sulle Terre infinite, Dennis O'Neil, all'epoca supervisore delle testate batmaniane, decise di ribaltare completamente il personaggio, trasformandolo in un ribelle di strada, una specie di piccolo teppista, che entrò nel mondo di Batman quando cercò di rubare le ruote della bat-mobile.
Jason, così ridefinito, in effetti fu in grado di catturare lo spirito dell'epoca di ribellione e messa in discussione dell'autorità. Il problema fu che la maggior parte dei fan che interagivano con la posta delle testate esprimeva una specie di odio viscerale nei confronti del personaggio, così, probabilmente stanchi di ricevere lettere dai toni violenti, su proposta di O'Neil, la redazione della testata decise di proporre una storia dai toni estremamente drammatici il cui finale sarebbe stato deciso con sondaggio telefonico dai lettori stessi.
La storia, pubblicata sui numeri 426-429 di Batman tra fine 1988 e inizio 1989, vide, alla fine, la vittoria della fazione degli "odiatori" di Jason, anche se la differenza fu risicata: 5,343 voti contro 5,271, una differenza di appena 72 voti, poco meno dello 0.7% del totale.
Nel frattempo il team creativo di Batman, Jim Starlin e Jim Aparo, aveva preparato due versioni del finale della saga, uno dedicato alla morte del personaggio e l'altro per la sua sopravvivenza.
Una ferita ancora aperta

La retrocopertina di Batman #427 in cui si invita i lettori a telefonare per salvare Jason Todd
the most cynical thing [DC] has ever done ... fans can call in to put the axe to a little boy's head. To me the whole killing of Robin thing was probably the ugliest thing I've seen in comics.Nonostante la conclusione della storia e le sue conseguenze portarono in maniera forte le atmosfere che lo stesso Miller aveva contribuito ad alimentare con Batman: Anno Uno e con Il ritorno del Cavaliere Oscuro, la morte di Jason Todd è sempre stata un momento difficile da superare nella storia editoriale della DC Comics in generale e di Batman in particolare, e questo anche dopo il ritorno del personaggio, avvenuto tra il 2005 e il 2006 grazie allo sceneggiatore Judd Winick.
Così nel 2024 ecco che la DC Comics da alle stampe la miniserie di 4 numeri Robin Lives in cui si propone una versione alternativa della conclusione di Una morte in famiglia. Gli autori che hanno raccontato questo vero e proprio What if...? sono John Marc DeMatteis, lo "strizzacervelli" dei supoereroi, e Rick Leonardi.
Convivere con il trauma

Neanche il Joker sfugge alla tagliola della "psicanalisi" di De Matteis: il folle avversario di Batman sembra portare a un livello successivo la posta in gioco, spingendo ancora di più al limite la psiche del dinamico duo, ma la sua ultima battuta prima di accasciarsi a terra sembra quasi suggerire che più che di fronte a un omicidio siamo di fronte a una specie di perverso e articolato suicidio assistito.

Forti, invece, sono i riferimenti a Going Sane, saga dello stesso De Matteis e disegnata da Joe Staton. Pubblicata sui numeri 65-68 di Legends of the Dark Knight (ne ho scritto all'interno di questo lungo articolo su LSB), è intrisa delle stesse atmosfere di introspezione psicologica, e persino un paio di scene sono riprese, con le opportune modifiche, da quella storia.
C'è, però, anche un altro riferimento a storie di De Matteis, ricordato anche dallo stesso Solinas, molto più esplicito, nel personaggio del dottor Stoner, che in Robin Lives è diventato il direttore del manicomio di Arkham, ma che era stato creato da De Matteis e dal suo storico sodale Keith Giffen sulle pagine della mini-serie Dottor Fate (dovrei avere l'edizione Play Press nella collezione supereroistica: spero di potervene scrivere prima o poi anche di questa).
Gotico batmaniano

Persino le anatomie dei personaggi, alla fine, ricordano Janson più che Miller (altro punto in cui sono in disaccordo con Solinas), mentre il suo Joker sembra guardare soprattutto a quello di Lee Bermejo sia per anatomie sia per movenze.
Il Leonardi che, invece, ho apprezzato sulle pagine del già citato Spider-Man 2099 è emerso in particolare nei primi e nei primissimi piani di Batman e Bruce Wayne soprattutto o nelle scene di combattimento di Nightwing.
Nel complesso, quindi, una storia di qualità che in Italia è arrivata sui numeri 111 e 112 del Batman Panini e che vale la pena recuperare, non solo per i lettori più appassionati che hanno letto Una morte in famiglia, ma più in generale per i cultori del personaggio.
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