Stomachion

sabato 3 maggio 2025

Batman: Robin vive!

20250503-batman428-estratto-cover
Una morte in famiglia (di cui non ho ancora scritto niente: magari lo farò questa estate, per intanto vi rimando su LSB) è stato un esperimento editoriale piuttosto particolare. All'epoca, grazie a Marv Wolfman e George Perez, Dick Grayson aveva raggiunto l'indipendenza da Batman diventando un vigilante autonomo assumendo l'identità di Nightwing. Poiché un Batman senza Robin sembrava inconcepibile, gli autori ben presto gli affiancarono un nuovo adolescente, Jason Todd.
Il "nuovo" Robin
20250503-batman368-estratto-cover
Il personaggio esordì su Batman #357 del marzo 1983 per poi assumere i panni di Robin quasi un anno più tardi, su Batman #368 datato febbraio 1984 (in effetti era stato mostrato in costume in maniera fugace nei due numeri precedenti).
All'inizio il personaggio appariva come una versione leggermente modificata dello stesso Dick Grayson: anche Jason, infatti, era un circense e aveva perso i genitori, e si distingueva da Dick soprattutto per la capigliatura.
Con l'occasione di Crisi sulle Terre infinite, Dennis O'Neil, all'epoca supervisore delle testate batmaniane, decise di ribaltare completamente il personaggio, trasformandolo in un ribelle di strada, una specie di piccolo teppista, che entrò nel mondo di Batman quando cercò di rubare le ruote della bat-mobile.
Jason, così ridefinito, in effetti fu in grado di catturare lo spirito dell'epoca di ribellione e messa in discussione dell'autorità. Il problema fu che la maggior parte dei fan che interagivano con la posta delle testate esprimeva una specie di odio viscerale nei confronti del personaggio, così, probabilmente stanchi di ricevere lettere dai toni violenti, su proposta di O'Neil, la redazione della testata decise di proporre una storia dai toni estremamente drammatici il cui finale sarebbe stato deciso con sondaggio telefonico dai lettori stessi.
La storia, pubblicata sui numeri 426-429 di Batman tra fine 1988 e inizio 1989, vide, alla fine, la vittoria della fazione degli "odiatori" di Jason, anche se la differenza fu risicata: 5,343 voti contro 5,271, una differenza di appena 72 voti, poco meno dello 0.7% del totale.
Nel frattempo il team creativo di Batman, Jim Starlin e Jim Aparo, aveva preparato due versioni del finale della saga, uno dedicato alla morte del personaggio e l'altro per la sua sopravvivenza.
Una ferita ancora aperta
20250503-batman427-save-jason
La retrocopertina di Batman #427 in cui si invita i lettori a telefonare per salvare Jason Todd
L'operazione, per quanto in questo senso di successo, fu molto criticata: persino Frank Miller, che come scrissi tempo fa non è che ami molto il personaggio di Robin, ebbe parole non proprio gentili sull'idea proposta da O'Neill (sebbene proprio ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro fu proprio Miller a porre i semi del'idea):
the most cynical thing [DC] has ever done ... fans can call in to put the axe to a little boy's head. To me the whole killing of Robin thing was probably the ugliest thing I've seen in comics.
Nonostante la conclusione della storia e le sue conseguenze portarono in maniera forte le atmosfere che lo stesso Miller aveva contribuito ad alimentare con Batman: Anno Uno e con Il ritorno del Cavaliere Oscuro, la morte di Jason Todd è sempre stata un momento difficile da superare nella storia editoriale della DC Comics in generale e di Batman in particolare, e questo anche dopo il ritorno del personaggio, avvenuto tra il 2005 e il 2006 grazie allo sceneggiatore Judd Winick.
Così nel 2024 ecco che la DC Comics da alle stampe la miniserie di 4 numeri Robin Lives in cui si propone una versione alternativa della conclusione di Una morte in famiglia. Gli autori che hanno raccontato questo vero e proprio What if...? sono John Marc DeMatteis, lo "strizzacervelli" dei supoereroi, e Rick Leonardi.
Convivere con il trauma
20250503-batman111-panini-estratto-cover
De Matteis, però, non parte direttamente da Aparo e dalla sua versione alternativa del finale di Una morte in famiglia, ma da una reinterpretazione della morte del Joker mostrata proprio ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro. O per meglio dire appena abbozzata, visto che Miller non ha mai mostrato esplicitamente la morte del Joker. Tornando a Robin Lives, i primi due numeri della miniserie si aprono con la stessa scena: una serie di vignette che, partendo da un primissimo piano sull'occhio del Joker, allargano l'inquadratura fino a mostrare il corpo del criminale che, colpito da un colpo di pistola in fronte, cade ai piedi di Batmnan. E' solo con il terzo numero, però, che ci viene rivelato chi ha premuto il grilletto, cosa che comunque non stupisce il lettore che viene portato a quella conclusione non già da indizi sparsi, ma proprio dal tono della miniserie. De Matteis, infatti, come da suo stile, entra dentro i meandri della psicologia dei personaggi, approfondendo un tema particolarmente interessante come la sindrome post-traumatica dovuta, appunto, a traumi particolarmente violenti. Come essere stati sull'orlo della morte, per quel che riguarda Jason, o aver rischiato di perdere una persona cara, come nel caso di Bruce.
Neanche il Joker sfugge alla tagliola della "psicanalisi" di De Matteis: il folle avversario di Batman sembra portare a un livello successivo la posta in gioco, spingendo ancora di più al limite la psiche del dinamico duo, ma la sua ultima battuta prima di accasciarsi a terra sembra quasi suggerire che più che di fronte a un omicidio siamo di fronte a una specie di perverso e articolato suicidio assistito.
20250503-batman111-panini-joker-arkham
E' anche per questo che a differenza dell'esperto Antonio Solinas, l'editor del Batman della Panini Comics, penso che i riferimenti all'opera di Miller siano più un modo per criticare l'opera di quest'ultimo che non per citarne le atmosfere, in cui comunque la miniserie si sarebbe dovuta calare, vista l'epoca storica in cui Una morte in famiglia è stata concepita. Non a caso la mini-serie mostra come, in un futuro più o meno lontano rispetto alla vicenda principale narrata, Dick Grayson, l'unico opersonaggio in grado di superare il trauma in maniera costruttiva, accetta di assumersi la responsabilità del manto di Batman, cosa che per Miller era in qualche modo impensabile: basta, infatti, pensare alla fine che ha fatto Dick in DK II.
Forti, invece, sono i riferimenti a Going Sane, saga dello stesso De Matteis e disegnata da Joe Staton. Pubblicata sui numeri 65-68 di Legends of the Dark Knight (ne ho scritto all'interno di questo lungo articolo su LSB), è intrisa delle stesse atmosfere di introspezione psicologica, e persino un paio di scene sono riprese, con le opportune modifiche, da quella storia.
C'è, però, anche un altro riferimento a storie di De Matteis, ricordato anche dallo stesso Solinas, molto più esplicito, nel personaggio del dottor Stoner, che in Robin Lives è diventato il direttore del manicomio di Arkham, ma che era stato creato da De Matteis e dal suo storico sodale Keith Giffen sulle pagine della mini-serie Dottor Fate (dovrei avere l'edizione Play Press nella collezione supereroistica: spero di potervene scrivere prima o poi anche di questa).
Gotico batmaniano
20250503-batman112-panini-estratto-cover
Devo dire che, quando lessi che i disegni erano stati assegnati a Leonardi, restai leggermente perplesso: per quanto il disegnatore scelto avesse un tratto per me più gradevole di Aparo, non mi sembrava esattamente una scelta coerente con lo stile batmaniano. Ho sempre pensato, infatti, che il tratto chiaro e pulito di Leonardi fosse più adatto a Superman o a Spider-Man (che in effetti era stato il disegnatore di Spider-Man 2099). E invece sono rimasto piacevolmente stupito dalla prova del disegnatore statunitense, che in particolare grazie a delle inchiostrazioni pesanti e spigolose, esibisce un tratto che nel complesso ricorda quello di Klaus Janson, tra l'altro per molti anni inchiostratore di Miller, incluso ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro.
Persino le anatomie dei personaggi, alla fine, ricordano Janson più che Miller (altro punto in cui sono in disaccordo con Solinas), mentre il suo Joker sembra guardare soprattutto a quello di Lee Bermejo sia per anatomie sia per movenze.
Il Leonardi che, invece, ho apprezzato sulle pagine del già citato Spider-Man 2099 è emerso in particolare nei primi e nei primissimi piani di Batman e Bruce Wayne soprattutto o nelle scene di combattimento di Nightwing.
Nel complesso, quindi, una storia di qualità che in Italia è arrivata sui numeri 111 e 112 del Batman Panini e che vale la pena recuperare, non solo per i lettori più appassionati che hanno letto Una morte in famiglia, ma più in generale per i cultori del personaggio.

Nessun commento:

Posta un commento