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L'etichetta degli All-Star cercò di mettere insieme due esigenze: la prima quella di rispondere all'etichetta Ultimate della Marvel, con nuove visioni dei personaggi DC Comics; la seconda quella di strizzare l'occhio ai nostalgici e ai cultori del fumetto supereroistico con un titolo che richiamasse alla storia gloriosa dell'editore. La testata All Star Comics era un antologico che uscì tra il 1940 e il 1951, per poi essere riproposto durante la silver age tra il 1976 e il 1978, dove esordì, tra gli altri, la Justice Society, il primo supergruppo, antesignano sia della Justice League sia degli Avengers. L'idea dell'etichetta All-Star era dunque quella di proporre serie sganciate dall'usuale continuity per presentare delle versioni alternative dei personaggi. Oltre alle serie dedicate a Superman e a Batman e Robin erano infatti previste anche All-Star Wonder Woman, All-Star Batgirl e All-Star Green Lantern. L'etichetta naufragò miseramente, forse a causa proprio di All-Star Batman and Robin e questo nonostante gli autori coinvolti nella serie: Frank Miller e Jim Lee.
In maniera indiretta è quest'ultimo a essersi preso le responsabilità del fallimento: l'albo, infatti, ebbe numerosi ritardi e i 10 numeri che uscirono vennero pubblicati nell'arco di 3 anni. Questi ritardi, come spiegò Lee, erano dovuti soprattutto al suo coinvolgimento nello sviluppo del videogioco DC Universe Online. C'è da dire, però, che se effettivamente l'editore avesse creduto nell'etichetta, probabilmente avrebbe dato seguito all'annunciato Dark Knight: Boy Wonder, che avrebbe dovuto concludere la storia di Miller. La cosa, però, non ebbe seguito. D'altra parte nel 2010 la DC diede il via a Earth One, un'etichetta che ha avuto un successo decisamente maggiore.
Quando la serie arrivò in Italia, il licenziatario dei diritti DC Comics era la Planeta DeAgostini, che decise di pubblicare la serie in un'unica soluzione: un cartonato di pregevole fattura, leggermente più grande rispetto agli albi di supereroi standard: era sostanzialmente l'analogo volume originale uscito l'anno prima, e che ovviamente per limiti temporali non poteva contenere il 10 numero della serie, ma nel complesso la sua aggiunta non avrebbe spostato di una virgola il giudizio generale: i soldi peggio spesi per un fumetto di supereroi e non solo.
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Wonder Woman, invece, viene tratteggiata come una femminista nazifascista, che prima uccide e poi fa domande, pronta nel suo cuore a radere al suolo il "mondo dell'uomo" e a dominarlo come dovrebbe essere. E lo dice in maniera anche abbastanza esplicita durante l'incontro con Superman, Lanterna Verde e Plastic Man, con il primo che viene trattato anche peggio degli altri per il semplice motivo che ha deciso di mettere i suoi poteri al servizio del mondo, e non per comandarlo. Alla fine la caratterizzazione di Wonder Woman, che magari voleva essere femminista, tradisce completamente l'essenza del personaggio e viene utilizzato per presentare la solita manfrina milleriana su Superman (che poi è il motivo per cui non ho mai affrontato il suo Supoerman Year One).
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Sono presenti anche altri due personaggi femminili interessanti e che avrebbero avuto uno sviluppo successivo: Barbara Gordon, Batgirl, protagonista del decimo numero, e Catwoman, ma la loro presenza è troppo rapida per essere realmente incisiva. Ad ogni modo credo che nel volume Panini sia presente anche il #10, almeno per chi vorrà affrontare una spesa che continuo a sconsigliare.
Degli altri supereroi presenti nella serie, l'unico altro che è abbastanza presente è Hal Jordan, Lanterna Verde, presente nel non numero come rappresentate degli altri super per chiedere a Batman di limitarsi un po' nelle azioni, per evitare che le conseguenze risultino negative su tutti gli altri. In questo caso Miller non è per nulla tenero con il personaggio, tratteggiandolo come un idiota. E non è solo un pensiero di Bruce Wayne (il che mette un altro tassello nella pessima caratterizzazione di questo Batman). D'altra parte lo stesso Dick Grayson non ne esce in maniera migliore: la sua caratterizzazione, infatti, ricorda molto di più quella di Jason Todd, e questo nonostante il Dick originale abbia comunque commesso vari errori in diverse rinarrazioni dei suoi primi passi.
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In definitiva: purtroppo l'ho acquistato, non sono stato l'unico a trovarlo brutto e per fortuna non hanno permesso a Miller di finire la storia.
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