Basata sull'omonimo romanzo di James Patterson e Michael Ledwidge, la serie Zoo si è sviluppata in un arco di tre stagioni per un totale di 39 episodi. Chiusasi con un finale aperto, la serie, che mi era stata consigliata da Netflix per aver visto Orphan Black, è stata cancellata dalla CBS a causa degli ascolti in caduta libera. E la cosa non è così incredibile.
Le premesse della serie sono identiche al libro: gli animali di tutto il mondo iniziano ad attaccare gli esseri umani. Mentre quelli selvaggi aumentano i loro attacchi, anche in cattività, anche quelli domestici iniziano a "ribellarsi" contro i loro padroni. E' sulle cause che la serie diverge dal libro: secondo la trama (il libro non l'ho letto) a modificare il comportamento degli animali sono state le attività umane, in particolare le comunicazioni radio e i sottoprodotti del petrolio; nella serie, invece, la storia risulta molto più complicata e fantascientifica, e per certi versi quasi più plausibile: esperimenti genetici condotti da una multinazionale che sta sempre più diffondendo prodotti contenenti un gene modificato in grado, a sua volta, di modificare il DNA di chi lo ingerisce.
A raccontare questa storia, inclusi i doppi e tripli giochi di alcuni dei protagonisti, ci pensano le prime due stagioni. Gli autori, con grande abilità, riescono ad appassionare lo spettatore man mano che la storia procede. Con l'aumentare delle informazioni, il finale di una puntata lascia in sospeso in maniera tale da aumentare l'attesa e la voglia di vedere l'episodio successivo. I personaggi sono quelli abbastanza tipici di una storia di genere: il protagonista indomito con una morale ferrea, l'amico di sempre abile combattente, una spia con cui scocca l'amore, uno scienziato incredibilmente preparato considerato il mestiere che fa (il veterinario), una giovane giornalista che combatte contro i classici "mulini a vento" (in questo caso la multinazionale di cui sopra).
Gli elementi fantascientifici diventano sempre più manifesti man mano che la storiaJackson, procede, anche se i semi erano stati posti sin dall'inizio: Robert Oz, padre del protagonista, Jackson, viene mostrato in una serie di registrazioni in cui sta portando avanti alcune ricerche sugli animali con l'intenzione di dimostrare che questi stanno evolvendo in una direzione che li porterà a ribellarsi contro la specie dominante, l'uomo.
I problemi con Zoo arrivano con la fine della seconda stagione: gli sceneggiatori, infatti, non contenti di aver portato a termine la storia principale, seminano una serie di indizi su un possibile sviluppo per una terza stagione, concludendo la seconda con un salto nel futuro che mostra come il mondo sia ancora sotto assedio, questa volta da una serie di "ibridi", animali mutati con la combinazione di DNA differenti.
La terza stagione ha, sostanzialmente, la stessa struttura delle precedenti: una ricerca di diversi DNA animali da utilizzare per la realizzazione di una cura che permetta di riportare ogni cosa a posto. Già questa ripetizione del soggetto risulta un problema per la serie. A questa si devono aggiungere anche le trasmofrazioni dei personaggi, che li rendono in certi punti quasi irriconoscibili rispetto alle caratterizzazioni delle prime due stagioni, e un abbassamento nella qualità di recitazione un po' per tutti gli attori. Questa combinazione di diversi fattori, incluso un artificioso tirarla per le lunghe, ha evidentemente condotto alla chiusura della serie, e questo nonostante la terza stagione, anche senza le due precedenti, contenesse elementi decisamente interessanti. Quello che conta, però, è anche come questi elementi riesci a raccontarli e svilupparli.
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