Stomachion

mercoledì 24 aprile 2013

Alla deriva su un materassino gonfiabile in mezzo al mare

Da un po' di tempo a questa parte mi chiedo se sia venuta prima la scienza o l'anarchismo, soprattutto da quando ho letto una definizione dei libertari di questo genere:
Un libertario cerca di pensare di testa sua e controlla sempre le notizie che gli vengono proposte
Che poi, più o meno, è anche la base della scienza e quindi è semplice abbinare i due percorsi, immaginare che si siano più o meno vicendevolmente influenzati. E' con questo spirito che mi sono approcciato al recente attacco che un gruppo di attivisti animalisti ha portato al Dipartimento di Farmacologia dell'Università di Milano, creando non pochi problemi economici e di ricerca al laboratorio milanese, i cui ricercatori hanno diffuso una lettera aperta (via Luca Di Fino).
Questi problemi vengono splendidamente riassunti dal GGG:
Avendo perso tutti i loro modelli i ricercatori dovranno ricominciare tutto il lavoro da capo. In quei laboratori si faceva ricerca di base su malattie gravi e prive di cura come autismo, malattia di Parkinson, di Alzheimer, Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, sindrome di Prader-Willi e altre. Ora si dovrà ripartire dalla ricerca di finanziamenti, ricostruire i modelli da capo e rifare tutto dall’inizio. Se, come alcuni animalisti credono in base alla loro concezione fiabesca del mondo costruita grazie ai film Disney, esistessero davvero metodi alternativi, i ricercatori ora li userebbero, ma purtroppo non esistono, e quindi gli ultimi anni di lavoro sono stati buttati al vento. Ci vorranno anni, anni in cui i malati di SLA continueranno a morire senza neanche la speranza, che ora gli è stata tolta, dovuta alla consapevolezza che qualcuno stava lavorando per trovare una cura al loro male. Sarebbe bello che questi cosiddetti animalisti avessero il coraggio di confrontarsi direttamente con loro, che gli dicessero in faccia "ho preferito rubare dei topi che lasciare che ti curassero".
Ho preferito non tacere il tono sull'arrabbiato andante perché, in effetti, lo condivido, e completamente, al di là del fatto che di metodi alternativi se ne stanno cercando, ma in ogni caso non è possibile trovarli senza sperimentazione animale. Lo scrive altrettanto bene Fabristol nei commenti di un attualissimo articolo di Paolo Gifh sul metodo delle 3 R:
Io credo che questa sia solo una fase della ricerca moderna e che arriveremo a utilizzare in futuro modelli diversi. Ma per arrivare a questi modelli spesso dobbiamo sacrificare degli animali: questo deve essere compreso anche dagli ambientalisti. Non si può creare un modello artificiale senza aver studiato quello naturale. Quindi ben vengano modelli alternativi ma a mio parere non è ancora tempo.
Già. La scienza ha i suoi tempi, spesso inconciliabili con quelli del mondo esterno, che poi sono tempi abbastanza consumistici. E forse sta qui la differenza di vedute e, soprattutto, l'inflessibilità mostrata dagli attivisti, come traspare dalle risposte che Giuliano ha fornito alle domande di vice.com. Ad esempio mi ha molto impressionato (negativamente) la risposta a questa domanda: Avete qualche idea su ricerche alternative? Ne esistono?
No, non lo so. Non ci riguarda. Noi non parliamo del punto di vista scientifico, anche perché nessuno di noi è laureato in materie scientifiche. A queste domande lasciamo rispondere gli esperti, laureati che hanno molta più credibilità di noi. Noi diciamo che nessun essere vivente deve essere trattato come schiavo per il bene dell'uomo. Non c'è una specie superiore.
Una posizione molto precisa: non sono interessati alle ricerche alternative e al fatto se queste esistono perché a loro non compete saperlo, ma chiederlo. E' un po' come chi chiede la domanda, ma della risposta non gli importa, perché ha deciso già cosa deve fare.
E, giusto per rincarare la dose, ecco cosa rispondeva un po' prima a quest'altra domanda: Di cosa si occupa il laboratorio?
Non lo sappiamo ancora, dentro abbiamo trovato schede e schedari, li dobbiamo esaminare, per ora non so dirti niente di preciso.
Di fatto gli attivisti animalisti hanno prodotto una vera e propria perquisizione con sequestro dei laboratori, realizzando qualcosa di non molto diverso da un'azione di polizia non autorizzata. E d'altra parte preoccupa questo atteggiamento oscurantista, questa chiusura netta nei confronti della scienza, questa ricerca dell'ignoranza, perché non è difficile essere informati, ma semplicemente costa fatica, e non mi riferisco solo alla ricerca in sé delle informazioni, ma anche alla loro comprensione. A questo fine può essere certamente utile leggere di un paio di ricerche uscite dai laboratori milanesi assaltati dagli animalisti e, ancora più, può essere utile dare un'occhiata ai commenti all'articolo. In particolare mi soffermerei su quello di Chiara, che da l'idea di quanto sia difficile (e ancora lungo per quel che riguarda i tempi) arrivare a un modello efficace che non implichi l'utilizzo di animali nella fase di sperimentazione:
io mi occupo di modelli matematici di sistemi biologici. Conosco la letteratura più all'avanguardia nel settore e vi dico che tutto quello che per ora si è riusciti a simulare è il comportamento di una rete di al massimo una decina di geni. I geni umani sono 23000. Tra l'altro i modelli prodotti si applicano solo a sistemi in vitro controllati. Si stanno muovendo ora i primi passi in questo settore, per raggiungere il traguardo della cellula sintetica ci vorranno anni, simulare un organismo? Ad essere ottimisti, mezzo secolo. Abbiate pazienza, ci stiamo lavorando, ma la strada è lunga e per ora non si può proprio fare a meno degli animali. Coi modelli matematici non siamo più vicini al modello sperimentale virtuale di quanto non fosse l'aeroplano dei fratelli Wright a raggiungere Marte: passi fondamentali, ma la strada è lunga.

Della vicenda si è occupato anche Nature e come approfondimento vi suggerisco anche un articolo, sempre in inglese, dove si racconta dell'associazione Pro-Test, che nasce con l'obiettivo di divulgare presso l'opinione pubblica italiana cosa succede nei laboratori italiani che portano avanti esperimenti con gli animali.

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