Stomachion

giovedì 3 novembre 2016

Iddu: il richiamo del dio del fuoco

La seconda magica lettura di un'estate fa by @andreavismara2 per @edizionispartac
«Be', il libero arbitrio ce l'hanno dato in dotazione proprio per questo, per rovinarci la vita con le nostre mani, se vogliamo».
«Ah, una filosofa, bene. Senti, ma perché non finisci quella brodaglia e te ne vai a dispensare buoni consigli altrove? Non ho bisogno di un'infermiera».
Dieci persone, sparse in giro per il mondo. Ognuna è in cerca di qualcosa: un amore, un padre, una fuga, un riposo.
Ognuna di loro ha una vita che in qualche modo e per un qualche motivo deve abbandonare, un qualche dramma alle spalle, piccolo o grande che sia, ma comunque sufficientemente importante da spingerli a compiere, a un certo punto, una scelta. Non è certo l'unica che hanno compiuto nella vita, ma è quella che, quando ti giri dietro e rivedi il film, è quella con la "esse maiuscola", quella che ti fa dire "ecco, senza quella scelta, ma proprio senza quella, sarei completamente diverso, ora, la mia vita sarebbe completamente diversa".
Sono dieci persone, dieci personaggi in un certo senso, scritti e diretti da una forza più grande di loro, una sorta di richiamo inesorabile, che sottrae loro quello che ci piace chiamare "libero arbitrio".
In un certo senso ciascuno dei dieci personaggi, alla fine, accetta questo semplice fatto, accetta quel numero limitato di desideri che Iddu gli ha concesso:
Fantastico, non è vero? Nulla a che vedere con sorella Etna; lei è cosi pomposa, cosi famosa, cosi sulla bocca di tutti, ma in quanto a fascino perde la partita mille a zero e la perderà sempre. Qui c'è la vera forza, qui c'è il sentimento, il misticismo; qui il principio e la fine di tutto.
Stromboli, l'isola e il vulcano che gli si trova sopra, fa all'inizio da sfondo, accennato dal titolo, e poi da calamita inesorabile, che richiama ognuno di questi dieci figli adottivi a se. E i percorsi compiuti da ognuno sono a volte normali, come un aereo e poi un traghetto, per esempio, altre assurdi come il ritrovarsi naufraga su una barchetta in mezzo al mare e finire casualmente (?) vicino a Iddu.
D'altra parte c'è il famoso detto: ciò che conta in un viaggio non sono i punti di partenza e di arrivo, ma il viaggio in sé. Ecco forse se c'è un romanzo che conferma e al tempo stesso smentisce questo detto è proprio Iddu: perché il percorso fatto da ognuno dei dieci protagonisti è certamente importante, per non dire fondamentale, visto che Andrea Vismara ce lo racconta, ma il punto di arrivo alla fine del romanzo, anche quello è importante, e l'importanza non dipende solo dal viaggio e da come questo ha cambiato ciascun viaggiatore, ma da quel punto iniziale, quella ricerca da cui i nostri avevano iniziato.
E' narrativa di viaggio, allora, Iddu, raccontata con stile semplice e lineare, veloce da leggere, anche con qualche guizzo ironico qua e là.

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