La mafia ci fa ricchi. Può sembrare un paradosso, ma i risultati migliori arrivano dalla guerra alla cosche ossia uno dei settori meno cari alla propaganda del centrodestra. Merito dell'attenzione del ministro leghista alla minaccia della criminalità organizzata? Di sicuro, Roberto Maroni ha personalmente sostenuto interventi importanti, come nel caso della mobilitazione contro i casalesi, e il suo bilancio al Viminale raccoglie un successo senza precedenti: 128 operazioni e 1.213 arresti.
Ma il dato più clamoroso è anche il più opinabile: i sequestri di beni. In sei mesi il ministro annuncia di avere tolto ai boss un patrimonio che vale 4.152 milioni di euro contro un bottino di 1.557 nel 2007. Lo Stato ha messo in cassaforte quattro miliardi? Ci sarebbere da gridare al miracolo. Si tratta di immobili per 2 miliardi e mezzo; di automobili e camion per 1.200 milioni e di aziende e titoli per altri 417. Cosa nostra è stata ridotta sul lastrico? Quali sono state queste operazioni da record? Quasi un miliardo viene dalle imprese della grande distribuzione - supermarket di due catene nazionali - tolte ai prestanome dei padrini. Altri 600 milioni erano le quote della Calcestruzzi, bloccate con un provvedimento poi revocato. Ma le stime appaiono virtuali. Per due motivi.
I beni sotto sequestro perdono rapidamente valore. E soprattutto lo Stato riesce a confiscarne una quantità molto bassa. Infine, un'ultima considerazione: gran parte dei sequestri finiti nel carniere del centrodestra nascono da misure chieste dalle procure ai tempi di Prodi. Un risultato a beneficio delle istituzioni che però può essere difficilmente marchiato con un colore politico.
A voi le opportune conclusioni, anche alla luce dei recenti accordi su Alitalia.
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