A quel punto, è scontato, potreste dire, la testa ha ricominciato a correre e la mente a curiosare, ponendosi la domanda: ma come funziona un allarme anti-incendio?
Cercando cercando, un po' tutti i siti di aziende che vendono questi allarmi, oltre a proporre prodotti più o meno complicati (alcune descrizioni mi hanno fatto pensare a operazioni di guerra!), si basano su piccoli strumenti di rilevazione del fumo. E quindi la mia attenzione si sposta, o si concentra, se volete, sul fumo, cui sulla wiki abbiamo dedicato una pagina. E, ad esempio, si scopre subito che il fumo è
una dispersione colloidale di particelle solide in un gas, in genere causata dalla combustione.Ma cos'è un colloide? Vado a memoria, avendo affrontato i colloidi per uno dei tanti progetti che l'Università della Calabria organizzava e cui, per un fortuito e stranissimo caso, sono stato coinvolto. In quell'occasione bisognava portare e soprattutto creare un colloide in una classe opportunamente scelta di un istituto superiore della provincia di Cosenza. Bando, però, alle ciance, proviamo a rispondere alla domanda...
Innanzitutto dobbiamo distinguere tra fluido newtoniano e non newtoniano: il primo reagisce in maniera lineare all'azione di una forza esterna (aumenta o diminuisce la fluidità all'aumentare o al diminuire della forza applicata), un fluido non newtoniano ha invece un comportamento meno intuitivo, se paragonato, ad esempio, con l'acqua.
Quando questi due amiconi si andranno a mescolare in acqua, la sostanza che ne verrà fuori sarà in tutto e per tutto un colloide, ovvero
(...) una soluzione composta di particelle distribuite di grandezza compresa tra 0,2 e 0,002 μm. E' proprio la dimensione delle particelle che distingue una soluzione colloide da un miscuglio e da una soluzione.A questo punto prendiamo le sostanze di cui sopra, in quantità uguali pari a 0,05M e prepariamo due soluzioni distinte di acqua e di soluto. Bisogna avere l'accortezza di mescolare continuamente la soluzione di CTAB (in laboratorio, ad esempio, lo si può fare mettendo un pezzetto di metallo all'interno e poi accendendo una piccola calamita sotto alla soluzione), e poi, lentamente, versare la soluzione con il sale all'interno di quest'ultima. La soluzione così ottenuta, continuando a mescolare, diventerà via via più viscosa, ottenendo anche riflessi bluastri, che si possono osservare ad esempio mettendo uno schermo nero dietro la provetta (se non ricordo male, ovviamente!).
P.S.: le immagini, a parte quella iniziale, sono tratte dalla presentazione realizzata da Francesco Veltri per spiegare agli studenti delle scuole l'esperimento e gli aspetti teorici dietro di esso.
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