Una delle sue invenzioni più fantascientifiche e decisamente irrealistiche (anche ai giorni nostri, a dire il vero) è sicuramente quella sorta di fornace galattica che avrebbe dovuto raccogliere e conservare proprio l'energia del Sole, altrimenti in massima parte dispersa nello spazio. Alla base di questa idea c'erano alcuni punti cardine, come la presenza di carbonio o di vapore acqueo nello spazio interplanetario, che si sarebbero dovuti dissociare per l'interazione con le radiazioni solari.
Il fantastico e fantascientifico sogno di Siemens, illustrato dall'immagine qui sopra, presente nell'articolo, uscito su Nature (pag. 440 del vol.25), che è la trasposizione integrale di una lezione dell'inventore presso la Royal Society, può essere ben riassunto dalle sue parole conclusive, che quasi rappresentano un invito a seguire la strada da lui indicata:
Se queste condizioni dovessero essere giustificate, noi guadagneremmo la soddisfazione che il nostro sistema solare non ci impressionerebbe più con l'idea di una prodigiosa dissipazione di energia nello spazio, ma piuttosto con l'azione ben ordinata e autosufficiente, in grado di perpetuare la radiazione solare al futuro remoto.
(via Ptak Science Books)
Siemens C.W. (1882). On the Conservation of Solar Energy, Nature, 25 (645) 440-444. DOI: 10.1038/025440a0
Nessun commento:
Posta un commento