Uno dei suoi mai dimenticati amori è però quello per l'arte, e presso la Compton Gallery di Boonton è iniziata il 7 febbraio un'esposizione delle sue opere, tutte di ispirazione scientifica:
I numeri sono le note della sinfonia cosmica scritta in grande.
Essi rivelano ciò che possiamo vedere e, ancor più importante, ciò che non possiamo. Come osserva Ian Stewart: "I modelli naturali non sono lì per essere ammirati. Essi sono indizi vitali per le regole che governano i processi naturali".
I numeri sono le fondamenta della matematica e la spina dorsale di tutta la nostra indagine scientifica, così come una base per interpretare molti dei nostri incontri quotidiani. I numeri codificano ciò che vediamo e sentiamo: le temperature che sperimentiamo, la velocità con cui viaggiamo da casa nostra fino alla drogheria, la distanza che percorriamo o l'altezza che abbiamo scalato durante la nostra ultima escursione in una regione selvaggia.
In sostanza, alcuni vedono il mondo fatto fondamentalmente da nomi, gli oggetti importanti come terra, acqua, sole, aria e le persone come voi e me. Altri preferiscono pensare che i verbi, piuttosto che i nomi, sono alla base della nostra realtà. Le relazioni tra i nomi descrivono più adeguatamente le attività e il significato delle nostre vite.
In matematica, i numeri hanno il ruolo dei nomi e le equazioni dei verbi. Solo insieme essi formano una accurata valutazione della realtà. Ancora più importante, solo insieme permettono alla matematica di predire e anticipare, nuove, nascoste, non viste relazioni tra i "nomi".
Questo aspetto dei numeri e la loro connessione con la comprensione dell'universo e delle nostre vite guida un aspetto della mia arte, per collegare in qualche modo l'assemblaggio dei numeri e le loro forme geometriche in un tutto più grande e più estetico. Questo desiderio di catturare l'essenza della realtà nei numeri e nella geometria mi ha condotto in un paio di direzioni (ancora sperimentali e non completamente soddisfacenti). Innanzitutto pensare ai miei dipinti come un tentativo di astrazione dei numeri cardinali così che i numeri stessi diventino oggetti geometrici o estetici, a volte giusto in se stesse o nelle forme che realizzano sovrapponendoli, mentre altre volte combinandoli in qualcosa di più grande di loro.
Pensare ai numeri come a un modo attraverso il quale gli scienziati testano, interpretano e predicono le relazioni mi ha portato a vedere i miei dipinti come esperimenti per rivelare il celato o, al contrario, per nascondere l'ovvio. Nel dipingere, per esempio, le istruzioni per eseguire la pittura sono un elemento essenziale nella pittura stessa. In altri dipinti, cerco di alludere a dimensioni superiori delle tre spaziali in cui è spesso suddivisa una tela. Accettando la tela come un mondo a se stante e suggerendo che sotto quella superficie esterna esistono altre superfici e mondi, ammetto l'attuale pensiero scientifico che teorizza che viviamo in un universo a 10 o 11 dimensioni, dove le dimensioni più alte sono compattate e quindi a noi invisibili. Nella mia serie intitolata "Il colore della geometria", tento di condividere la mia fascinazione per le forme biologiche e cosmiche e di enfatizzare che le forme sono con pieno diritto entità geometriche ed estetiche. Come scrive Ian Stewart: "Le forme matematiche possono sempre essere ridotte a numeri".
Nei miei dipinti astratti, come un musicista, utilizzo il colore e la forma come note, ma raramente per scrivere una canzone, piuttosto un'improvvisazione jazz.
I dipinti che condivido con voi qui rappresentano alcuni dei risultati di queste considerazioni.
(via The alternative Press)
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