Stomachion

venerdì 6 maggio 2011

Enti di ricerca a confronto

Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi, autori del libro I ricercatori non crescono sugli alberi, sul loro blog omonimo propongono la seguente pagina riassuntiva, uscita su Il Sole 14 Ore, dove vengono messi a confronto innanzitutto vari paesi, con l'Italia che si trova nella top ten per quattro discipline, e soprattutto vengono confrontati 5 istituti di ricerca italiani: INFN, INAF, CNR, INGV, IIT (è l'istituto fortemente voluto da Tremonti, se non ricordo male).

Come vedete il confronto è fatto attraverso tre parametri: fondi, personale e pubblicazioni, tutto riferito al 2009.
Proviamo a fare un po' di conti e vediamo, ad esempio, il rapporto tra fondi spesi e personale. Si scopre, e in un certo senso è scontato visto l'impegno in collaborazioni internazionali di grande peso come l'LHC, che è l'INFN che ha il rapporto maggiore tra questi due parametri, seguito da IIT. Ultima l'INAF.
L'INFN mantiene la sua posizione di vantaggio se si calcola il rapporto tra pubblicazioni e personale, seguita subito dopo proprio dall'INAF. In questo caso a chiudere è l'IIT con poco meno di 1/4 di pubblicazioni rispetto all'INFN.
Il vero punto che, però, dovrebbe spingerci a fare domande serie al Ministero è il rapporto tra fondi e pubblicazioni. In questo caso scopriamo che le pubblicazioni che sono costate di più sono quelle dell'IIT, più di 3 volte quelle dell'INFN. In mezzo ai due enti c'è l'INGV, con una spesa di poco superiore a quella delle pubblicazioni INFN. Staccatissimi sono il CNR e l'INAF, gli enti che, in termini scientifici, costano meno di tutti. Questo rende, ad esempio, incredibili le voci uscite mesi fa sulla cancellazione dell'INAF (ente a quel tempo considerato inutile, nonostante la sua produzione scientifica sia tra le più alte quantitativamente e tra le meno costose) o rende comprensibile la situazione estremamente precaria dei lavoratori del CNR nonostante questo sia, in termini assoluti, l'ente più finanziato.
Ho poi provato a giocare ulteriormente con i numeri, scoprendo che senza l'ITT e smistando su CNR e INAF i fondi previsti per l'ente tremontiano, la situazione si equilibrerebbe (a fronte della perdita dei lavoratori e delle pubblicazioni). Un'ulteriore equilibratura si otterrebbe smistando personale e quindi anche pubblicazioni tra i vari enti.

Un'organizzazione più logica degli enti di ricerca, dunque, è possibile, a patto che si sappia dove mettere le mani, ma soprattutto sarebbe stata possibile senza necessariamente dover licenziare personale.

P.S.: aggiungiamo un ulteriore spunto di riflessione con la seguente pagina tratta da Repubblica e pubblicata sempre sul blog di Labini e Zapperi (l'immagine è cliccabile):

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