Stomachion

sabato 6 aprile 2013

Bestie ferite

Per freak si intendono degli esseri umani nati deformi, o la cui deformità è dovuta a una qualche malattia genetica o a causa di un incidente. La loro esistenza ha ispirato una larga parte della letteratura e soprattutto della cinematografia statunitense, anche grazie alla tradizione circense di uomini e imprenditori come Buffalo Bill e Phileas Taylor Barnum, che nei loro spettacoli itineranti erano solito proporre freak, genuini o finti che fossero aveva, per loro, ben poca importanza.
I freak più noti si trovano soprattutto nel mondo batmaniano: si spazia da avversari classici come Due Facce o il Pinguino, personaggi che hanno fatto della deformazione una scusa per prendere la via criminale, senza dimenticare personaggi più recenti come il Dollmaker di Tony Daniel, ultimo della serie dei mad doctor, che ha sperimentato su se stesso quelle stesse deformazioni fisiche che impone sulle sue vittime. Restando in questa sottofamiglia del supereroismo una delle storie più interessanti sui freak è sicuramente Volti di Matt Wagner, uscita sul primo numero de Le leggende di Batman, ed.Playpress e successivamente sul quarto numero dell'edizione della Planeta DeAgostini.
Wagner è un autore che, spesso, quando ha incrociato le sue strade con Batman, ha messo il Cavaliere oscuro contro mostri deformi e aberrazioni scientifiche. L'abile creatore di Grendel, in particolare, ha rivisitato due storie classiche del Batman delle origini, quello di Finger e Kane, con le due storie Gli uomini mostro e Il monaco pazzo, mettendo in campo nel primo caso il dottor Hugo Strange, un ex accademico che si interessa di genetica, e nel secondo ripescando e aggiornando una vecchia storia di monaci e vampiri che coinvolgeva la prima fidanzata di Bruce Wayne, Julie Madison.
In particolare Strange, nella nuova versione wagneriana diventa un esperto di genetica e le sue ricerche, sfociate nella creazione di mostri aberranti dalla forza incredibile, sono, un po' come le creazioni del Dr. Moureau di George Welles, una rappresentazione delle paure e delle preoccupazioni intorno all'ingegneria genetica e alle sue applicazioni. Questo stesso filo conduttore si trova in una delle più interessanti serie che l'Image Comics ha realizzato negli ultimi anni, Elephantmen, che evidentemente si ispira nel nome a uno dei più famosi freak in assoluto, Elephant Man, immortalato nell'omonimo film di David Lynch del 1980.
La serie, ideata da Richard Starkings e da Moritat, finalmente arrivata in Italia grazie alla Panini Comics, è molto particolare e intrigante per diversi motivi. Innanzitutto per la struttura dei singoli albi: quasi tutti, infatti, presentano due storie, di cui una disegnata dal titolare, Moritat, e l'altra da un diverso artista ospite. Le stesse copertine sono spesso realizzate da copertinisti differenti (in effetti molti numeri vengono proposti anche con delle versioni variant).
Per contro Starkings si diverte a proporre stili narrativi differenti, spaziando dall'investigativo, all'avventura, al supereroico puro, riuscendo ad ottenere così una gradevole e divertente insalata, che però ha anche il pregio di essere non solo di semplice lettura ma anche mai realmente banale, che poi è l'ingrediente perfetto per essere un prodotto buono per tutte le età. Infatti non è difficile immaginare che la reazione dei bambini di fronte a questi personaggi, forse un po' violenti, ma certo molto malinconici, non sia troppo differente da quella della reazione della piccola Savannah che in Vedere l'elefante incontra Ebony, l'elefante in impermeabile alla Colombo. Questa prima storia, poi, oltre a presentare i due principali personaggi (l'altro è l'ippopotamo Hip), chiarisce immediatamente gli ingredienti portanti della serie, che potremmo tranquillamente classificare come cyberpunk: innanzitutto c'è la mai sopita questione dell'intolleranza verso i diversi, che nel mondo del futuro di Mystery City si combina con l'altro problema nato con il progresso scientifico degli utlimi decenni nel campo dell'ingegneria genetica. Nel caso della serie di Starkings e Moritat, gli Elephantmen, o transgenici, come vengono asetticamente definiti, sono degli esseri viventi geneticamente modificati in modo da diventare antropomorfi senza però perdere le caratteristiche di forza e potenza tipiche della razza di partenza. Il punto cruciale, il movente di queste modifiche è, come spesso accade anche nel nostro mondo, la guerra. Da alcuni flashback, infatti, apprendiamo che Ebony e gli altri suoi fratelli sono nati per combattere un misterioso conflitto in Africa, muovendo guerra contro della gente che si difende semplicemente con delle pietre contro esseri dalla potenza immensa e per giunta armati. Molto probabilmente si avranno maggiori dettagli sulla guerra sul volume 1B, completando così il primo volume statunitense che raccoglieva originariamente il primo ciclo della serie.
Una particolarità molto interessante del volume sono poi le citazioni che introducono ciascuna storia e che aiutano ad inquadrare il contesto specifico: si spazia da un estratto di un discorso del 2006 di Bush jr. su scienza, salute e clonazione, a un estratto dalla Genesi, a varie altre citazioni che possono spaziare dalla letteratura (Victor Hugo) alla scienza (Charles Darwin, che non poteva certo mancare) al giornalismo (Benjamin Disraeli).
Interrogativi, misteri, suspence: questo e altro ancora in una bella storia cyberpunk, una avventura che per certi versi promette di richiamare Il più forte robot del mondo, visto che suggerisce l'esistenza di una sorta di battaglia clandestina tra Elephantmen, una battaglia che forse sarebbe meglio non conoscere.

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