Sembra che Arafat, presidente di una ancora inesistente Palestina, sia morto. Un uomo che, pur non avendo dedicato la vita alla pace, aveva ottenuto il Nobel per la pace... Parola grossa, considerando cosa implica.
Subito in molti si sono divisi per dire la loro su quello che era e su cosa ha rappresentato Arafat, e nessuno è d'accordo con l'altro. In tutto questo turbinio di voci, interventi, discussioni, ci si dimentica che Arafat ha vinto un Nobel per la pace, ma forse senza tanto merito. Ci si dimentica che spesso chi costruisce veramente la pace ogni giorno, chi meriterebbe veramente tale riconoscimento per il proprio disinteressato impegno per la pace, spesso viene ignorato, come rischia di essere ignorato Enzo Baldoni, morto proprio per quella pace che andava cercando, morto per cercare di capire come si poteva costruire la pace in Iraq.
E così, qualche giorno dopo il rapimento, in una notte di giovedì, andando sul sito di Repubblica a controllare il medagliere olimpico, mi sono trovato davanti alla notizia dell'assassinio di Enzo Baldoni. Non ho voluto crederci, all'inizio. Pensavo fosse uno scherzo, una notizia fasulla. Ma la mattina dopo, leggendo il giornale, ho letto tutti gli atroci dettagli, ho letto della strazio della famiglia, e non sono riuscito a trattenere le lacrime. Essere un "uomo dei fumetti", così come essere un uomo di pace, di comprensione, comunicazione, ironia, non è servito a salvarlo. Siamo tutti un pò più poveri, un pò più tristi, un pò più soli, in questa fine d'agosto in cui pietà l'è morta...
(editoriale di Marco Lupoi, da L'Uomo Ragno#127 (#399) del 14 Ottobre 2004)
La pace ha perso un Nobel, ma non è morto ieri...
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