Come racconta Masasumi Kakizaki nell'ultima pagina del primo volume, l'origine di Bestiarius è particolare: l'editor di Shonen Sunday, rivista per i giovani, chiede al mangaka un'opera da serializzare sulle sue pagine. L'idea proposta è abbastanza semplice: un manga fantasy ambientato nella Roma Imperiale.
Se l'ambientazione richiama il mondo videoludico o dei giochi di ruolo (spesso i riferimenti iconografici, in particolare per i guerrieri, delle razze umane risalgono proprio all'epoca dell'Antica Roma, o al più al Medioevo) è soprattutto la caratterizzazione dell'Impero a colpire. Roma, infatti, viene rappresentata come una forza inarrestabile, che non ingloba, ma distrugge e stermina le razze non umane, in una trasposizione metaforica del razzismo latente all'interno del mondo occidentale.
I protagonisti di ciascuno degli episodi sono, dunque, ribelli contro questo potere: gladiatori che non hanno più nulla da perdere, che sono riusciti a superare gli odi e le differenze razziali per unirsi insieme in amicizia. La grande abilità di Kakizaki, e quindi la nobiltà dei suoi ribelli, sta proprio nella loro caratterizzazione: il lettore non mette in dubbio l'amicizia profonda tra umani ribelli e bestie.
In questo senso Bestiarius, che potremmo definire come una distopia storico-fantastica, indica la strada più efficace per combattere qualunque forma di vessazione: l'amicizia e la collaborazione disinteressata.
Nessun commento:
Posta un commento