Stomachion

lunedì 9 giugno 2014

80 anni di Paperino: da Marte all'arrivo di Ciccio

E' arrivato il giorno dell'80.mo compleanno di Paperino. Questo post, che è un tributo a uno dei personaggi più amati in assoluto, è la combinazione di vari pezzi, tratti da tre articoli distinti su LSB: "80 anni insieme: il Paperino di Federico Pedrocchi", post sul blog che dovrebbe uscire in giornata, e le recensioni dei numeri 198 e 199 della storica "Zio Paperone", rivista oggi sostituita da "Uack".
Paperino fa il suo esordio cinematografico il 9 giugno del 1934 nel cortometraggio The wise little hen, La gallinella saggia, con Meo Porcello come sua prima spalla. Diretto da Wilfred Jackson e animato da Dick Huemer e Art Babbit, reinterpreta la nota favola anglosassone, che verrà successivamente trasposta a fumetti sulle strisce giornaliere a partire dal 16 settembre dello stesso anno: in questo caso saranno Ted Osborne ai testi e Al Taliaferro ai disegni a portare su carta il papero antropomorfo vestito alla marinara.
La puntualizzazione non è inutile: nel 1931, infatti, sulle pagine della rivista disneyana The adventures of Mickey Mouse, pubblicata da David McKay, compare un papero antropomorfo disegnato alla maniera di Ub Iweks con tanto di pantaloncini. Per nostra fortuna non è quello il papero ad avere successo, e così oggi abbiamo uno dei personaggi più complessi in assoluto nella storia dell'animazione e del fumetto. In particolare è in quest'ultimo campo che si notano le crescite principali del personaggio.
Il primo autore a utilizzarlo in un contesto meno quotidiano, se così si può dire, è Floyd Gottfredson con il trittico Paperino e il mistero dei cappotti (tavole domenicali, 1935, testi di Osborne), Topolino giornalista (strisce quotidiane, 1935, sempre con Osborne) e soprattutto Topolino nella casa dei fantasmi: tre polizieschi ricchi di gag ma anche di azione che mostrano come il personaggio abbia delle enormi potenzialità anche all'interno di generi differenti da quello umoristico. Questa idea viene successivamente seguita a partire dagli anni '40 del XX secolo da Carl Barks che subito con L'oro del pirata mette Paperino e nipotini in viaggio in una parodia de L'isola del tesoro, realizzata insieme con Bob Karp e Jack Hannah, sui colleghi al reparto animazioni di Burbank.
E', però, interessante osservare come, tra Gottfredson e Barks si posizionano, cronologicamente parlando, gli albori della scuola disneyana italiana: nel 1937, infatti, Federico Pedrocchi da alle stampe Paolino Paperino e il mistero di Marte, prima grande avventura di ampio respiro al mondo con Paperino come protagonista.

Da Marte ai pellirosse
Pedrocchi fu uno dei primi a scommettere sulle possibilità di autoprodurre storie disneyane all'esterno della casa madre: il successo del Topolino giornale e la penuria di materiale originale (le sole strisce giornaliere di Gottfredson per Topolino e di Taliaferro per Paperino, cui vanno ad aggiungersi le tavole domenicali, come le Silly Simphonies) erano insufficienti per poter mantenere un settimanale di buon successo. Così Pedrocchi invia a Walt Disney il soggetto della prima storia italiana, Paolino Paperino e il mistero di Marte, che si appresta a realizzare una volta giunto il permesso dalla casa madre. La storia, ristampata l’ultima volta nel 1994 sulle pagine di Paperino Mese in occasione del 50.nario del personaggio (contemporaneamente alla ristampa statunitense sul 286 di Donald Duck), si inserisce nel filone fantascientifico a quel tempo di gran voga grazie ai successi di Flash Gordon e di Saturno contro la Terra, quest'ultimo scritto dallo stesso Pedrocchi su soggetto di Zavattini e per i disegni di Giovanni Scolari.
Inizia, così, una lunga avventura che porterà Pedrocchi a realizzare anche molte storie con Biancaneve e i Sette Nani, le cui atmosfere cupe influenzeranno sicuramente un altro Maestro disneyano come Guido Martina. Le storie di Pedrocchi, comunque, oggi sarebbero probabilmente improponibili salvo che su una rivista come fu Zio Paperone (o come potrebbe diventare Uack), che con il n.198 ristampa Paperino e i pellirosse, storia uscita originariamente sul Paperino giornale nel 1939.
Coadiuvato ai disegni da Enrico Mauro Pinochi, Pedrocchi mette in campo assieme a Paperino l'amico di lunga data Meo Porcello (uno dei personaggi più utilizzati da Pedrocchi). I due si reincontrano alla redazione del giornale diretto da Linotipi, l'Altro Mondo (vi avevano già lavorato insieme in Paolino Paperino inviato speciale), il quale affida loro la delicata missione di realizzare un reportage giornalistico su una sperduta tribù di pellirosse, nascosti in un angolo remoto del paese. Unica guida, una mappa. Della partita è anche Bartolomeo Circonlocuzioni, detto il Gatto, un gatto antropomorfo con lo sguardo torvo e l'impermeabile alla Dick Tracy, che da giornalista concorrente del duo Paperino-Meo diventa, per l'occasione, agente del fisco. Scoperta della missione dei due amici, decide di mettergli i bastoni tra le ruote per arrivare prima dai pellirosse e costringerli a pagare le tasse arretrate.
Per fortuna Paperino risolverà la situazione, mostrando un piglio deciso ed autoritario che gli statunitensi avrebbero conosciuto, anche se in maniera meno violenta, solo con l'avvento di Barks. Basti pensare, a titolo di esempio, che a fianco dei piani elaborati da Paperino per cavarsi d'impaccio di volta in volta (e la sua prontezza ed intelligenza viene esaltata dalla dabennaggine mostrata da Porcello), viene mostrato un Paperino spietato e violento che fa frustare senza pietà il Gatto, legato al palo della tortura della sperduta tribù indiana. Sarebbe stato soprattutto questo aspetto, unito alla pigrizia mostrata nei cartoni animati, ad influenzare la generazione successiva di autori, Martina e Bioletto in testa.
Altro aspetto fondamentale ad emergere è l'opportunismo di Paperino: quando all'inizio i due amici, sbagliando strada, si imbattono in una fattoria gestita da un caprone, il signor Capricorno, Paperino pensa bene di farsi assumere per avere una buona scusa per indagare nei dintorni. Durante la notte egli scopre che il fattore è un ex-bandito che ha sepolto nel suo campo il bottino di una rapina di molti anni addietro: sarà proprio con questo bottino che Paperino aiuterà i pellirosse, che eleggeranno Paperino e Meo stregoni direttamente ispirati dal Grande Spirito.
Pedrocchi, comunque, cura anche gli aspetti umoristici (le sventure, infatti, sono tutte trattate come una serie divertenti gag): tra tutti i siparietti imbastiti da Paperino-Meo si fa notare il battibecco continuo tra i due su chi avesse accettato la missione di Linotipi, sottintendendo la scelta sbagliata, fino all'ultima vignetta, quando la felice conclusione dell'avventura e la fama venuta dal successo degli articoli scritti li fa litigare su chi tra i due avesse avuto il merito di accettare l'incarico!

Carriera nella chiromanzia
Giusto successiva ai Pellirosse è Paperino chiromante, dove il nostro eroe prova a intraprendere la carriera di più grande indovino dell'universo!
Ad affiancare il nostro eroe ci sarà, questa volta, Pippo, che si dimostrerà ancora più sempliciotto e ingenuo di Porcello, qualità necessaria e sufficiente per consentire a Paperino di abbindolare i propri concittadini con apparizioni fantasmatiche genuinamente finte!
Nella prima parte della storia, quindi, Paperino costruirà la sua reputazione, imponendo ai questuanti delle soluzioni al limite dell'assurdo, come per esempio chiedendo a Clarabella di camminare per la città con una candela in testa. Questo consiglio creerà scompiglio in città con conseguente inseguimento, traghettando il lettore nella seconda parte dell'avventura, dove Gambadilegno ed Eli Squick lanceranno al nostro eroe una sfida pubblica per dimostrare i suoi poteri.
Su questa sfida, all'interno del teatro comunale, si giocano una serie di gag divertenti, che mostrano un Paperino diabolico e leggermente arrogante, che nonostante tutti gli imbrogli e l'intervento, nella seconda serata di spettacolo, dello storico nemico pedrocchiano, il Gatto, trionferà nella sfida lanciatagli dai due farabutti. In effetti il successo di Paperino, nonostante le evidenti falsificazioni, sembra una frecciata nemmeno troppo velata ai creduloni che sempre più spesso cadono nella rete di tutta una serie di faccendieri impegnati a spillar quattrini millantando la possessione di incredibili poteri paranormali.
Un altro modo di intendere Paperino è, come detto, quello di Taliaferro, considerato anche da Don Rosa come uno dei padri fondamentali per il personaggio. E un ottimo esempio di questo Paperino è sicuramente l'arrivo di uno dei suoi cugini più simpatici, alla cui creazione sembra abbia contribuito ancora una volta il grande Carl Barks.

Ciccio, il cugino di Paperino
L'arrivo di Ciccio viene annunciato da una lettera della zia Fanny Coot che dall'Honking sull'Hudson scrive al nipote Paperino dell'arrivo del figlio che, anticipato da una serie di linee cinetiche che sfondano la porta, compare nella quarta striscia del 9 maggio 1938 seduto alla tavola del cugino con in mano la coscia di pollo che questi stava per mangiare all'inizio della striscia stessa. A questo punto Paperino inizia a sfamare come può l'ingordo cugino nella speranza, vana, di poter addentare anch'egli qualcosa. Il miserello, però, imparerà presto che la fame di Ciccio è indomabile: egli mangerà i pesci imbalsamati del club ittico, si infilerà nella gabbia delle scimmie pur di ricevere le banane che portano allo zoo i visitatori, ruberà il latte ad un neonato, si fingerà sonnambulo pur di svuotare il frigo. Paperino, d’altra parte, le proverà tutte, iniziando col sistemare Bolivar, il suo cane sanbernardo (altra invenzione barksiana), di fronte alla porta di casa, senza dimenticare un opportuno svuotamento della dispensa. L'inventiva e l'agilità di Ciccio, però, si riveleranno superiori: con una serie di abili mosse porterà Bolivar a legarsi strettamente all'albero di fronte all'ingresso, poi rivelerà una scorta segreta di cibo nascosta nell'ombrello! Alla fine Paperino, che nel frattempo è costretto a prendersi in casa i nipotini pestiferi Qui, Quo, Qua, riuscirà a liberarsi di Ciccio solo grazie ad un titolo del Daily Blat fortuitamente finito sotto l'occhio vorace del cugino:
Eccezionale raccolto a Honking sull'Hudson
Si prevede la massima produzione di cibo della storia.
L'avventura, successivamente rimontata per la pubblicazione su comic book (una delle ultime negli Stati Uniti su Donald Duck n.262 del marzo 1988, ed.Gladstone), venne riproposta su albo in Italia (la sua prima pubblicazione risale al 10 dicembre del 1938 su Paperino e altre avventure n.49, edito dall'Anonima Periodici Italiani) appena l'anno dopo, su Nel Regno di Topolino n.75 del 10 febbraio 1939 con il titolo di Paperino e il cugino Paperone. Infatti Gus Gander fu il primo personaggio disneyano a prendere il nome italiano di Paperone, nonostante fossero evidenti i suoi tratti da oca. Successivamente diventa Giangio per poi assumere il definitivo Ciccio per un ritorno di fiamma, almeno in Italia, sul finire degli anni Ottanta del XX secolo, ottenendo numerose apparizioni in varie avventure che ne esaltavano la pigrizia e l'ingordigia, ma anche l'ottimo gusto (come nel caso della serie sullo GNAM, una sorta di Nucleo Anti Sofisticazioni paperopolese).

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