David Murphy - 911, serie ideata da Roberto Recchioni per la Panini Comics, fa il suo esordio in questi giorni nelle edicole italiane. Quello che ho da dire è semplicemente questo: se siete amanti di Pahlaniuk o, ancora di più, di Lansdale, questa serie fa per voi. E se non lo siete, vi consiglio di leggere il primo numero e, se poi vi è piaciuto, di andare in libreria e recuperare con tutta la calma dei bravi lettori i romanzi del grande Joe!
David Murphy, però, consente di introdurre un discorso più ampio sulla politica degli editori italiani riguardo i nuovi progetti dei nostri autori. E', infatti, da quando nelle edicole ha fatto la sua comparsa, ricca di successi, la mini (o maxi? esempio: Crisi sulle Terre Infinite è considerata una maxi serie ed è lunga 12 numeri!) serie in 12 numeri Detective Dante dell'Eura editoriale, che ormai gli editori nostrani sembrano preferire le miniserie mensili o bimestrali che siano a prodotti regolari. Questo modo di procedere (tra l'altro sta per esordire una nuova miniserie targata Star, Trigger, ideata da Ade Capone) presenta alcuni innegabili vantaggi non solo economici.
Sicuramente gli editori, in caso di basse vendite, non sono costretti a interrompere un prodotto nel mezzo del cammin, costringendo magari a una chiusura frettolosa della trama, e d'altra parte sono eventualmente invogliati a proporre nuove storie con quei personaggi proposti. Inoltre il formato italiano tascabile, quello proposto da Topolino nel lontano 1949 e quindi dalla Bonelli, ottiene la giusta visibilità riuscendo tradizionale nella forma. Per quel che riguarda gli autori, invece, possono utilizzare in questo modo una maggiore libertà creativa, oltre a una notevole maggiore comodità nella gestione delle storie e dei personaggi. L'efficacia e il successo di tali prodotti viene ovviamente affidata ai lettori, il cui giudizio è di fondo quello sovrano.
In un certo senso si potrebbe dire che, dopo anni che si è importati manga di vario genere, gli editori italiani si stanno accorgendo che si può importare anche un modo di lavorare diverso, almeno per il mercato italiano, e che probabilmente è una delle basi del successo del fumetto giapponese nel nostro paese.
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