Inizia così La pista di sabbia, tra l'altro la terza delle quattro avventure diventate film per la tv in quest'ultima stagione autunno-inverno. Rispetto ai precedenti, in particolare a Le ali della sfinge, la differenza tra il prodotto televisivo e il romanzo è abissale: mancano molti approfondimenti dei personaggi che Andrea Camilleri, con grande maestria teatrale, riesce a rendere con poche battute e con dialoghi brillanti e divertenti, e la stessa atmosfera generale non rende quella del romanzo originale. C'è poi da aggiungere che, nel complesso, pur restando un prodotto ben confezionato, La morte del cavallo (il film), resta comunque al di sotto della media decisamente molto alta cui la serie ci aveva abituati.
Tornando al romanzo: è una classica indagine camilleriana, condita dal secondo tradimento del commissario alla storica fidanzata, Livia (e nel giorno dell'80.mo compleanno di Topolino, la citazione ci sta tutta!), che inizia da un cavallo morto ritrovato sulla spiaggia di fronte a Marinella per finire con una storia sporca e brutta di bassezze umane.
Un buon Montalbano, un buon Camilleri, che a tratti ricorda, per la lunghezza dei dialoghi senza descrizioni, La concessione del telefono.
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