Dopo Gli ascoltatori, è giunto il momento di parlare di un altro romanzo di James Edwin Gunn: I fabbricanti di felicità.
In un mondo sull'orlo di una crisi di nervi (ricorda qualcosa?), una società sconosciuta inizia a proporre contratti particolari alla popolazione, garantendo la felicità. Poco a poco gli edonisti, così si autoproclamano, conquistano la società statunitense e quindi il controllo sull'intero pianeta: rappresentano un'utopia, un modo di vedere la società umana in maniera diversa. E il romanzo di Gunn descrive molto bene le varie fasi di questa utopia: la sua nascita e come venga avversata da pochi individui, che forse a ragione ne vedono i pericoli a lungo termine; il massimo sviluppo, quando il controllo sui cittadini è pressoché totale (e in un certo senso molti aspetti di questa società sono presenti in La neve se ne frega di Ligabue) e ogni edonista che si oppone alla visione sempre più estrema del consiglio è un pericolo; infine la sfida tra la società edonista fondata su Venere contro il supercomputer rimasto sulla Terra, una sorta di divinità elettronica che tutto vuole, fino allo sterminio conclusivo della razza umana.
Riusciranno, gli uomini, a suicidarsi in massa?
Inquietante, terribile e speriamo che mai si avveri...
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