Esempio di questa decadenza è il ritorno della Giovane Italia, come associazione politica giovanile, presentata in agosto da Giorgia Meloni, Stefania Craxi (che come capirete più sotto è recidiva) e Francesco Pasquali. Il suo partito di riferimento è ovviamente il PdL e la sua fondazione dovrebbe avvenire nel corso del 2010:
A scegliere il nome Giovane Italia sono stati i giovani del Pdl con un sondaggio su internet: il 78% ha votato per il nome che richiama l'organizzazione risorgimentale di Giuseppe Mazzini. Un nome che fu fatto proprio dal movimento universitario nazionalista degli anni '50 e che poi Bettino Craxi riesumò per i giovani socialisti.A questo punto sono d'obbligo due osservazioni, prima di parlare dei tre orrori precedenti a quest'ultimo: innanzitutto proprio per rispetto all'Unità Nazionale non avrei mai scelto questo nome, carico di storia e d'importanza; poi devo notare come giovedì scorso durante la seconda puntata della nuova stagione dell'Anno Zero di Santoro si è visto come i giovani del PdL siano carichi della stessa grinta e della stessa voglia di parlare e parlare, urlare e non far parlare gli interlocutori che hanno i loro politici di riferimento (le cose, ovviamente, non migliorano dall'altra parte).
"L'unità d'Italia è stata fatta non solo dai grandi nomi ma anche da tanti giovani", osserva Giorgia Meloni, sottolineando come la gioventù del Pdl rappresenti una generazione "ancora disposta a gettare il cuore oltre l'ostacolo e a difendere il proprio paese".
Ora che finalmente ho concluso con questa logorrea, passo alla storia, corsiva e con la s minuscola: gli orrori della ripresentazione del nome sono precedenti a questo 2009-2010.
La prima occasione è datata 1954: associazione studentesca vicina al Movimento Sociale (l'MSI da cui viene AN).
La seconda occasione è del 1996, quando Luciano Silighini Garagnani la restaura ispirandosi ai liberali.
La terza e penultima (per ora) incarnazione è del 2004 e porta la firma di Stefania Craxi, proprio lei, che si ispira a ideali social-democratici.
Che la storia ci possa perdonare...
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