Recensione leggermente aggiornata il 16 marzo 2020 in occasione dell'iniziativa della Coconino #unaquarantenadifumetti
Chiuso il libro di Gipi, La mia vita disegnata male, sono rimasto col dubbio, la quasi certezza a dire il vero, che il delirio del protagonista non era la biografia di Gipi, almeno non la sua per filo e per segno. Ironico, a tratti esilarante, Gipi questa volta si butta nel passato di un personaggio al limite dell'ipocondria, lo viviseziona, novello De Matteis. La narrazione è una combinazione tra flashback allucinati ed episodi più lineari, il tutto intercalato con un racconto di pirati colorato con la tecnica dell'acquarello, mentre il resto è in bianco e nero. Stilisticamente, poi, Gipi mostra un po' tutto il suo repertorio, da pagine appena abbozzate, ma comunque godibili e ricche di testo, ad altre più dettagliate, utilizzando sempre lo stile più opportuno per l'occasione.
E così, nonostante l'ambiguità su quale sia la vita che il cartoonist toscano rappresenta nel suo romanzo a fumetti, si resta alla fine pienamente soddisfatti del corposo volume.
A puro titolo di esempio, ho estratto 6 pagine dalla versione digitale del volume, che potete scaricare qui.
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