Stomachion

martedì 6 ottobre 2009

La peste scarlatta

More about La peste scarlattaIn questa estate di riposo(1) (a tratti forzato) ecco il secondo libro di London. In un certo senso questo La peste scarlatta è qualcosa di più della fantapolitica de Il tallone di ferro, e vi si possono trovare alcuni punti di connessione con il Conan di Howard, che in questo senso ne è una sorta di erede.
London racconta della morte e distruzione della civiltà a causa di un virus letale in grado di sterminare l'intera razza umana in pochissimo tempo. La velocità del virus serve allo scopo di ridurre drasticamente la popolazione mondiale, gettandola nel panico. A London interessano soprattutto due cose: rappresentare la follia degli uomini, che perdono qualunque freno nel momento in cui il virus arriva con la sua violenza nelle città statunitensi; rappresentare l'abbrutimento della civiltà post-virus, che regge la sua memoria del tempo passato solo grazie all'esistenza di vecchi sopravvissuti all'antica strage virale, gli unici che ancora sanno come era la civiltà prima della peste scarlatta e come sono andate le cose.
Importante, per London, è che le giovani generazioni non si lascino conquistare dalle superstizioni, compito comunque arduo e lo sa bene lo stesso scrittore, almeno per come descrive i giovani della storia, i nipoti del narratore. I temi della violenza finale in città e della fuga verso le campagne verranno poi ripresi in moltissimi romanzi successivi, come il da me amatissimo e spesso citato Morte dell'erba: la caduta della civiltà e l'arrivo della barbarie per gli esseri umani, però, non è per London, come sarà per Howard, una perdita delle comodità ad essa connesse, ma una perdita dell'umanità. Violenza gratuita contro i più deboli, le donne in particolare, e il ribaltamento dei valori precedenti, con il povero che ora comanda e tiranneggia sul più ricco utilizzando di fatto gli stessi metodi, racconta di una società che si è incanalata verso la solita strada, in un cerchio che forse non potrà essere spezzato. E così, se Il tallone di ferro aveva un certo ottimismo di fondo nei confronti della rivoluzione socialista, in questo caso London, forse a causa di esperienze intermedie tra i due romanzi, non sembra più così ottimista sul futuro del genere umano.

(1) Sia la lettura del libro, sia la stesura di questa "recensione è di qualche settimana fa, quando si era ancora in estate un po' in tutta Italia.

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