Isaac Asimov e soprattutto Stanislaw Lem hanno portato il noir nella fantascienza, creando la così detta fantascienza psicologica, dove le sensazioni, i pensieri degli esseri umani posti di fronte allo spazio profondo e a ciò che lo abita, sia esso una minaccia o meno, costringe gli esploratori a interrogarsi su se stessi. Ballard, invece, il noir lo porta sulla Terra, dando insieme a Dick le origini dello steampunk, la cui fondazione viene usualmente assegnata a Gibson e Sterling.
Come già ne Il mondo sommerso, anche ne La foresta di cristallo Ballard è interessato ad esplorare le origini ancestrali dell'uomo, quella parte primitiva che ne muove le azioni. Ancora una volta c'è un evento fuori dal controllo degli esseri umani che sta invadendo il pianeta: in questo caso è una sorta di cristallo che assale qualunque essere vivente del pianeta e che lo ricopre, congelandolo per sempre in una vita lenta ed eterna. E così è proprio il voler entrare o sfuggire dan questa foresta di cristallo che si sta allargando a tutto il pianeta ciò che muove i personaggi del romanzo di Ballard, ciò che ne spiega la follia o la lucidità.
Se London ha scritto Il richiamo della foresta avendo in mente un ritorno alle origini collegato con la terra, stimolato dal rapporto con i luoghi solitari e incontaminati, il richiamo di Ballard è concepito con una profonda vena di pessimismo, perché per ritrovare le proprie origini l'uomo ha sempre bisogno di un impulso esterno, che non appartiene al suo stesso pianeta, al suo stesso ambiente usuale. In un certo senso è un po' come attenersi al precetto che bisogna morire (da qui la distruzione del mondo dell'uomo) per poter rinascere, cioè la fusione con il cristallo per entrare in una dimensione di sogno e dimenticare le preoccupazioni di una vita forse troppo ricca di stimoli che ancora non si è imparato a gestire.
Nessun commento:
Posta un commento