Stomachion

sabato 22 settembre 2012

Casi violenti

Spero non vi offenderete per l'accostamento nel finale della recensione, ma sento che è importante e va considerato d'ispirazione, soprattutto in un momento particolare come questo!

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Il 1987 fu uno degli anni più importanti per il fumetto, con l'uscita di molte opere di un certo spessore. Cito le stesse tre presenti nell'introduzione di Paul Gravett(2): Maus di Spiegelman, lungo romanzo a fumetti sulla seconda guerra mondiale; Dark Knight di Frank Miller, uno degli autori di maggior successo del periodo grazie alle sue interpretazioni di Devil sulla sua serie regolare e di Batman su Year One; Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons.
In particolare Moore, tra gli sceneggiatori, era in quel momento il principale punto di riferimento, grazie a opere come la serie Swamp Thing, ereditata da Len Wein, creatore del personaggio, o alle incredibili storie di Capitan Bretagna, ma soprattutto grazie a V for Vendetta con Sam Lloyd, una critica politica al governo della Tatcher nascosta in un fumetto popolare di intrattenimento di genere distopico. Moore, oggi, scrive poco, ha in un certo senso lasciato spazio ai giovani, a coloro che hanno cercato di prenderne l'eredità, scrittori come Grant Morrison, Mark Millar, Brian Michael Bendis. A questa categoria, però, appartiene anche Neil Gaiman, che nel 1987 era un giovane giornalista che cercava di raccontare quei fumetti di cui sopra (e molti altri) al grande pubblico, e che cercava anche di scriverlo, un fumetto.
E fu fortunato, perché incontrò Dave McKean e il già citato Gravett, che accettò l'idea che i due autori alle prime armi (o quasi: mentre Gaiman si era fatto le ossa come giornalista, McKean aveva già proposto nel giro dell'autoproduzione un po' di suoi lavori) gli stavano proponendo: un fumetto di 4-5 pagine che alla fine divenne Casi violenti, il fumetto d'esordio di Gaiman, la sua prima collaborazione con McKean, uscito proprio in quel fortunato anno, il 1987.
Forse Casi violenti non è un'opera epocale, una di quelle pietre miliari che hanno cambiato il mondo del fumetto, come Maus o Dark Knight o Watchmen, ma è un ottimo fumetto, uno di quelli che sembra fatto apposta per sintetizzare una atmosfera, uno stile di racconto che ha radici ben precise e identificabili come il noir ma che nelle mani dei due esordienti è al tempo stesso nuovo.
Gaiman si comporta come uno scrittore, come un bravo scrittore: scrive la sua storia e poi la consegna a McKean, che poi la trasforma in fumetto, usando il proprio stile e la propria sensibilità. E' il modo migliore affinché nessuno dei due autori si debba adattare all'altro (almeno non completamente). E così nasce una storia, o forse è meglio dire una metastoria come possono essere solo quelle presenti in un buon libro, dove il protagonista è Al Capone, il più famoso gangster statunitense, ma anche il suo osteopata che la racconta, la storia, a un bambino che, ormai adulto, la ripercorre usando quegli sprazzi di ricordi d'infanzia, a volte evidentemente imprecisi e ricorstruiti con un pizzico di fantasia, incastrati con i ricordi di un periodo della vita della sua famiglia particolarmente difficile. E così la storia di Al Capone diventa anche una fuga dalla vita reale, resa graficamente in maniera magnifica da McKean, che mostra qui uno stile molto vicino a quello di Bill Sienckiewicz, ma con già alcuni degli elementi distintivi dell'autore, come l'uso di fotografie all'interno dei disegni o di caratteri tipografici o di particolari colorazioni.
Una bella storia, che però ci voleva coraggio per scrivere e proporre a un editore, che doveva avere coraggio per realizzarla. Una combinazione che, per fortuna dei nostri due cartoonist si è realizzata:
Spero che [Casi Violenti] sia di incoraggiamento per molti scrittori, disegnatori, redattori ed editori, esordienti o di lungo corso, a creare fumetti partendo da passione e impegno, a raccontare storie che debbano essere raccontate, e soprattutto... a fare un salto nel vuoto.(3)
Insieme a quest'altro passaggio, sempre di Gravett
Se davvero credi in quello che stai facendo, lo crei e, se necessario, te lo stampi da solo, piuttosto che sottometterti agli stanchi cliché di genere che il pubblico vuole leggere proclamati da editori poco lungimiranti.(3)
queste parole sembrerebbero d'ispirazione per tutti e, spero, in particolare per un gruppo di blogger scientifici che vogliono creare qualcosa di diverso, che sia un punto di riferimento e di ispirazione esso stesso per quell'ottimo racconto della scienza che siamo in grado di fare. Al momento so che c'è quello spirito un po' pionieristico che ha portato a Casi violenti. E forse c'è anche qualcuno che dia fiducia, qualcuno che come Paul Gravett dica qualcosa del tipo: qui c'è della qualità fatta da gente seria e preparata e coraggiosa.
E ve lo posso assicurare: qui c'è della gente in grado di rompere le uova nel paniere, di diventare l'equivalente dei Moore, Gaiman, Morrison della divulgazione scientifica. Leggeteci, e nel frattempo speriamo che il sogno si realizzi.

(1) Seguendo Peter Sanderson su Sequart l'anno fondamentale sembrerebbe il 1986, ma chi sono io per contraddire una introduzione?
(2) Originariamente pubblicata nell'edizione del 1997 ad opera della Titan Books
(3) Traduzione di Andrea Ferrari

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