Stomachion

domenica 30 dicembre 2012

Notturno

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La quasi totalità della produzione letteraria di Lovecraft può essere classificata sotto la voce horror. Forse solo una manciata di racconti possono essere ragionevolmente indicati come gotici e ognuno di questi ha sicuramente una caratteristica fondamentale: una parte dell'avventura avviene in sogno, e il sogno trasporta il protagonista in un mondo alieno. Ciò che rende i racconti da sogno di Lovcraft più vicini all'horror che non al gotico è essenzialmente il senso di alienazione che il sognatore prova una volta che viene trasportato nel mondo extraterrestre di destinazione.
In ogni caso uno degli elementi che permette di distinguere il gotico dall'horror è proprio l'atmosfera, sognante, a volte stagnante, e una maggiore attenzione verso un po' tutta la gamma dei sentimenti e non un esclusivo interesse verso la paura. Con questi pochi ingredienti è semplice identificare Il castello di Otranto come gotico (è, anzi, considerato come il capostipite del genere), così come lo stesso Dracula, considerato da molti come l'ultimo romanzo del genere (almeno di quello classico, visto poi il successo della serie sui vampiri di Ann Rice, che ha riportato questo sottogenere del fantastico all'attenzione del pubblico di lettori seriali). Ed è soprattutto per l'atmosfera presente dentro Notturno di Salvador Sanz, fumettista argentino dal tratto preciso e dettagliato, che ricorda il mangaka Minetaro Mochizuki, autore, tragli altri, di Dragon Head, che possiamo classificare questa historieta come gotico.
La vicenda è di base lovecraftiana: Lucia e Lucio, quando si addormentano, vengono trasferiti in un mondo alieno, una terra parallela, abitata da una specie di giganteschi uccelli rapaci, che per mantenere l'equilibrio tra i mondi, vengono spediti nella Bueno Saires dei due ragazzi a occupare lo spazio fisico dei due. E quasi come in un sogno i due ragazzi si trovano a vagare per Vertiguel, dove raccolgono informazioni riguardo il piano degli uccelli e soprattutto di come loro posseggono la chiave per rompere l'equilibrio tra i due pianeti paralleli.
In effetti, ripercorrendo la tradizione del neogotico romantico (quello di Twilight e simili, per intenderci), Notturno è innanzitutto una storia d'amore, ma non contrastata dal fatto che uno dei due è un vampiro (scegliete pure un altro mostro differente) o perché fatto parte di due razze di mostri in guerra tra loro, ma più che altro contrastata dalle circostanze. I due infatti si incrociano, si sfiorano, raccolgono separatamente informazioni e finalmente si incontrano. E si amano, perché, come scrive Alan Moore in Promethea, l'amore è la magia più grande del creato (diciamo che questa versione è leggermente più romantica rispetto a quella originale...) e permette loro di trasformarsi e mantenere il controllo sull'uccello che entrambi, insieme, diventano. Non è, dunque, il personaggio solitario che, per un qualche motivo, sospeso tra due mondi vive il dramma della scelta, ma in questo caso sono due esseri completi, che più che vivere sospesi sembrano attendere il momento della verità per scoprire, loro per primi, quale sarà la scelta.
Il romanzo contiene, poi, alcune interessanti suggestioni, alcune probabilmente inconsapevoli. Ad esempio, per consentire l'apertura delle porte tra i due mondi, il mago Ciempiés, metà uomo, metà uccello, utilizza il così detto Sghignazzante, una via di mezzo tra la mitica Fenice e gli uccelli urlatori utilizzati da Amelia per distruggere il vetro indistruttibile che, in una storia del grande Carl Barks, ricopriva il deposito di Paperone. Il momento del passaggio dei due corpi dal proprio mondo a quello parallelo sembra poi richiamare L'esorcista, anche se più che trasmettere un senso di orrore e disagio, trasmette dolore fisico.
La riunione che Ciempiés fa di tutti i sognatori a Puerto Madryn richiama, con tutti i distinguo del caso, l'assemblamento fatto dagli alieni nello stadio di Buenos Aires ne L'eternauta (non dimentichiamo, ad ogni modo, che in Notturno la riunione dei sognatori avviene su aerei cargo), a dimostrazione da una parte di quanto forte è una immagine come quella raccontata da Oestered e Lopez, e dall'altra da quanto è ancora aperta la ferita dei desaparesidos in Argentina. Infine l'ultima suggestione lovecraftiana, quella più esplicita, riguarda il bambino gufo, rappresentato come un enorme uccello incurvato sotto il suo stesso peso,
(...) un uccello mascherato da uomo.

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